Indagato il capo di gabinetto della Questura di Catanzaro VIDEO

Estorsione aggravata dalle modalità mafiosa è il reato ipotizzato dal pm della distrettuale Elio Romano
di Gabriella Passariello
18 giugno 2015
15:39

Avrebbe speso il nome di un noto imprenditore di Lamezia Terme, finito in manette nella maxi operazione Andromeda contro la famiglia Iannazzo e il clan satellite Cannizzaro – Da Ponte, per ottenere uno sconto privilegiato sull’acquisto di una serie di mobili. Un’ accusa pesante per il capo di gabinetto della Questura di Catanzaro Nicola Cosimo Miriello, che ha ricevuto un avviso a comparire in Proura che vale come contestuale informazione di garanzia, vergato dal sostituto procuratore della distrettuale di Catanzaro Elio Romano. A suo carico si ipotizza il reato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose per fatti accaduti a Lamezia Terme nel 2010. Miriello, secondo le ipotesi di accusa, avrebbe chiesto uno sconto superiore al 40 per cento al titolare di un negozio ubicato a Lamezia per l’acquisto di mobili dell’importo di circa 30mila euro e per non ottenere in cambio un rifiuto e rendere più credibile la sua richiesta avrebbe fatto intervenire direttamente Claudio Scardamaglia. Fin qui le ipotesi di accusa. Miriello nel corso dell’interrogatorio, assistito dal suo legale, avrà modo di chiarire la sua versione dei fatti. La figura di Scardamaglia è ultimamente emersa in una particolare vicenda della maxi operazione antimafia Andromeda, realtiva alla mancata realizzazione di un centro commerciale della nota catena Lidl a Lamezia Terme, in località Savutano, area sotto il dominio della cosca Iannazzo. In particolare Pietro Iannazzo, 40enne e Claudio Scardamaglia, 43nne, entrambi raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare avrebbero dapprima costretto gli operai della ditta che si stava occupando dei lavori di sbancamento del terreno per la realizzazione del supermercato ad abbandonare i lavori e poi con minaccia aggravata dal metodo mafioso, avevano indotto l’imprenditore aggiudicatario dei lavori ad abbandonare l’iniziativa imprenditoriale sul terreno in questione che successivamente sarebbe stato ceduto proprio a Scardamaglia.

 


Gabriella Passariello

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