Indagine su Fincalabra, quattro rinvii a giudizio

L'inchiesta verte sulla presunta distrazione di fondi di derivazione comunitaria, per un ammontare di oltre 46 milioni di euro, affidati dalla Regione alla società
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18 maggio 2018
18:16

Sono state rinviate a giudizio quattro delle cinque persone coinvolte nell'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro sulla presunta distrazione dei fondi di derivazione comunitaria, per un ammontare di oltre 46 milioni di euro, affidati dalla Regione alla società Fincalabra per la realizzazione delle finalità dell'ente e caratterizzate, pertanto, da destinazione vincolata. Ne dà notizia, con un comunicato, l'ufficio stampa della Giunta regionale. Le persone rinviate a giudizio dal Gup, Paolo Mariotti, accusate tutte di peculato, sono l'ex presidente della società, Luca Mannarino; l'ex consigliere di amministrazione Pio Turano, ed i dirigenti di Banca Widiba spa (gruppo Monte dei Paschi di Siena) Francesco Candelieri e Mario Galassini. La quinta persona indagata nell'inchiesta, Marcello Martino, anch'egli componente del Cda della società, ha chiesto ed ottenuto di essere processata col rito abbreviato.

 


Nel processo si sono costituite parte civile sia la Regione che la stessa società Fincalabra, rappresentate, rispettivamente, dagli avvocati Nicola Greco e Damiano Libonati. Libonati, secondo quanto é detto nel comunicato, «ha spiegato le ragioni della costituzione della parte civile della società Fincalabra precisando che in questa sede la società agisce per il ristoro della lesione del diritto della persona giuridica all'integrità della propria immagine, fortemente compromessa dalle azioni illecite di tutti gli imputati. Fincalabra, nella propria costituzione, ha affermato che la condotta degli imputati ha causato un gravissimo danno all'immagine, che giustifica la costituzione di parte civile nel procedimento penale. La società Fincalabra aveva già promosso, in sede civile, autonoma azione, instaurata davanti il Tribunale civile di Catanzaro per ottenere, esclusivamente, la refusione del danno patrimoniale relativamente alla perdita di esercizio quantificata nella misura di un milione e 543 mila euro».

 

La Regione, attraverso l'avvocato Greco, «ha evidenziato e sottolineato - si afferma ancora nella nota - come le condotte contestate abbiano arrecato grave pregiudizio all'intero tessuto socio-imprenditoriale regionale, attraverso l'utilizzo distorto ed illegittimo, a fini personali, di risorse finanziarie pubbliche (comunitarie), a tal punto da determinare un'ingiustificata e difficilmente recuperabile perdita delle stesse, con danno per tutto la comunità territoriale». «Le costituzioni di parte civile - é detto ancora nel comunicato - sono state ammesse nonostante le svariate opposizioni proposte dalle difese degli imputati, tutte respinte in ragione degli interessi pubblici di cui è stata domandata tutela. Respinta anche l'eccezione di incompetenza territoriale». La prima udienza del processo é stata fissata per il 18 gennaio del 2019.

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