L’economia deviata lametina secondo il pentito

Gennaro Pulice, pentito di punta della cosca Iannazzo – Cannizzaro – Daponte racconta le connivenze tra imprenditoria e ‘ndrangheta a Lamezia Terme e come spesso si tratti di aziende forti della loro immagine antimafia.
di Tiziana Bagnato
13 giugno 2016
11:18

Un mondo imprenditoriale strettamente legato a quello criminale, connivente più che vittima, consapevole del suo ruolo e deciso a sfruttarlo. E’ questa la fotografia dell’economia lametina scattata da Gennaro Pulice, pentito della cosca Iannazzo – Cannizzaro – Daponte.

 


 

A riportare le sue dichiarazioni, vere e proprie lame ad aprire uno squarcio sulla città, il sito ‘Lamezia Oggi’, che propone alcune delle dichiarazioni di Pulice, arrestato ad Alessandria nell’ambito dell’operazione Andromeda un anno fa e diventato una punta di diamante tra i collaboratori di giustizia per la grammatura delle sue rivelazioni.

 

Per il pentito diverse sarebbero le aziende che intratterrebbero rapporti di collaborazione con le cosche al fine di ottenere appalti, alcune delle quali anche apertamente schierate sul fronte della legalità e dell’antimafia. Non mancherebbero poi, secondo Pulice, situazioni in cui mettendo ad operare aziende conosciute pubblicamente come ‘pulite’, queste riuscirebbero ad estorcere denaro ai clienti per conto delle cosche in modo praticamente impercettibile. Manovre nascoste, sotto banco, esercitate da soggetti riconosciuti a livello pubblico come appartenenti alla Lamezia bene, tanto da non fare sollevare dubbi. Pulice ha definito questa pratica “cultura deviata degli imprenditori” parlando anche di settore pubblico e definendo questo sistema una sorta di “legalità sostenibile”, un ponte tra lecito e illecito.

 

Tiziana Bagnato

Giornalista
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