Licenziò il dipendente voluto dai clan. E per l’imprenditrice iniziarono i guai

Brunella Latella racconta ai pm della Dda di Reggio: «Schimizzi voleva lo stipendio senza lavorare. Mi disse che così ero tranquilla. Lo mandai a casa». E quando decise di non rivolgersi a fornitori locali, trovò rubinetti chiusi ovunque. Le ‘ndrine allontanarono anche i clienti dai suoi supermercati
di Consolato Minniti
13 ottobre 2016
13:20

«A Paolo Schimizzi dovevo dare solo lo stipendio. Lui mi disse tu mi paghi e stai tranquilla. Decisi di licenziarlo e da lì è finita la pace».
Brunella Latella ha gestito per molti anni diversi supermercati. È un’imprenditrice esperta, sa come funzionano le dinamiche che governano la grande distribuzione. Ad un certo punto, dopo avere già 15 punti vendita sparsi per la città, decide di allargarsi ulteriormente in zone di Reggio Calabria, dove non è presente: via Aschenez, via Torricelli, via Lia, Via Sbarre, via Pentimele. Ed è proprio nella periferia nord che l’impero commerciale della Latella si scontra contro il muro della ‘ndrangheta. I passaggi dell’interrogatorio davanti al pm Musolino fanno comprendere plasticamente come vanno le cose.



Latella: quindi, apro e licenzio anche un dipendente, un dipendente che doveva essere, come dire, posso chiamarlo passepartout per continuare a lavorare?
Pm: e io che ne so! Dica lei. Se lo vuole definire così lo definiamo però mi deve spiegare perché lei lo definisce così, il nome, chi è, che cosa…
Latella: era il signor Schimizzi Paolo
Pm: ma il signor Schimizzi Paolo chi? Quello che, poi, è scomparso, il marito di Utano Caterina?
Latella: no, credo che sia il cugino
Pm: il cugino
Latella: anzi, nel passaggio c’erano sia Schimizzi Paolo che Schimizzi Giovanni che erano fratelli
Pm:
Latella: Schimizzi Giovanni rimase a lavorare mentre… (…) Schimizzi Paolo non pervenuto. Mai pervenuto!
Pm:
Latella: a Schimizzi Paolo io gli dovevo, semplicemente, dare lo stipendio
Pm: ma dico, questi sono tutti dipendenti che lei si ritrova dalla vecchia gestione?
Latella: Sì, sì
Pm: perché nel contratto sindacale…
Latella: bravo, perché avevo fatto un accordo sindacale
(…)
Latella: Paolo Schimizzi me l’ha proprio detto in faccia, è venuto a dirmelo
Pm: ah, è venuto a dirglielo?
Latella: sì, sì, sì. Dice io servo per questo. Me l’ha detto tondo tondo, io servo per questo!
Pm: per questo, per cosa?
Latella: per farti stare tranquilla
Pm: però lei deve dire… quindi, quando diceva passepartout….
Latella: eh!
Pm: era proprio per questo? Perché lui stesso le ha detto, guarda…
Latella: sì, sì, assolutamente
Pm: guarda io non lavoro, giusto?
Latella: esatto sì
Pm: tu mi paghi…
Latella: se tu vuoi stare tranquilla, tu mi paghi e stai tranquilla! Io che, probabilmente, questa tranquillità non l’avevo saputa apprezzare, ho pensato bene di mandarlo a casa. Ed effettivamente, poi, mi sono resa conto che la tranquillità non l’avevo saputa apprezzare!
Pm: perché cosa è successo?
Latella: no, ho finito la pace! (…)
Pm: va bene. E che è successo che le è finita la pace? Licenziato Paolo Schimizzi?
Latella: non è stato più bene per nessuno!
Pm: e restiamo nell’astratto, nel vago. Cerchiamo di…
Latella: cosa è successo? Che alla fine io non l’ho fatta più e ho ceduto gli EuroHard. Facevo promozione e non riuscivo a fare le vendite, con quelle promozioni i punti vendita sarebbero dovuti scoppiare di vendita e non riuscivo a non… avevo pressioni da tutte le parti, non riuscivo…
Pm: pressioni da chi?
Latella: ma non lo so manco più io da chi mi arrivavano le pressioni perché credo che avevo problemi di tutti i generi e di tutte le nature ormai. Cioè non sapevo se mi arrivavano dal Viale, non sapevo semi arrivavano da Sbarre, per… come dire…




Insomma, per Brunella Latella iniziano i guai, anche perché lei è solita non rifornirsi da soggetti locali, ma nazionali. Accade, però, un fatto strano: l’imprenditrice non riesce ad acquistare perché nessuno intende rifornirla di prodotti. Il motivo? «Non erano interessati al mercato reggino». La Latella fa capire al pm che non è certo un problema di prezzo, non voleva sconti o trattamenti di favore. Solo acquistare della merce. Ecco il passaggio interessante, nel corso dell’interrogatorio.

Pm: lei dice va benissimo 20 euro al chilo ti do…
Latella: esatto
Pm: poi le dicono, di dove sei? Lei dice di Reggio Calabria e no, dice guarda…
Latella: no, grazie esatto. No grazie.



Ecco, dunque, la dinamica dei mercati: chi non vuole rifornirsi da soggetti locali deve fare i conti con netti rifiuti e con magazzini che, a stento, riescono a riempirsi. Ma non finisce qui. Agli imprenditori che non si piegano alle logiche commerciali in voga sul territorio, succede anche di veder i negozi quasi vuoti perché qualcuno decide che i clienti non ci devono entrare.



Pm: lei non ha mai avuto la percezione che qualcuno all’esterno invitasse i clienti a non entrare, che ci fosse qualcosa che lei…
Latella: la percezione sì. Ma così come ce l’ho avuto nel caso di Euro Hard, ce l’ho avuta anche nel caso di Melito. A Melito, più che percezione, me l’hanno detto chiaro e tondo
Pm: chi gliel’ha detto?
Latella: il signor Nino Iamonte, il signor Carmelo Iamonte
Pm: cosa le hanno detto?
Latella: che non mi avrebbero fatto lavorare
Pm: nel senso che non le avrebbero fatto andare i clienti?
Latella: sì, sì

Consolato Minniti 

Giornalista
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