Parla il papà di Gianluca Scuglia: ‘Non si tratta di incidente ma di omicidio’

In un intervista, rilasciata al ‘Quotidiano del Sud’, parla Mario Scuglia, papà di Gianluca, il 34enne che ha perso la vita la notte del 20 dicembre, a Vibo Valentia, a causa di un terribile scontro della sua auto con una Meserati
di redazione
27 gennaio 2015
10:31

Vibo Valentia - “Aveva un bel sorriso, molto solare”. Parla Mario Scuglia, papà di Gianluca, il giovane di 34 anni che ha perso la vita nella notte del 20 dicembre scorso. Mario Scuglia parla di suo figlio, in un intervista rilasciata al “Quotidiano del Sud” e non vuole sentire parlare di incidente. “Non si tratta di incidente, ma di omicidio” aggiunge Mario, “andava forte - dice - altrimenti non si spiega uno scontro così violento”.

 


Mario torna indietro a quella terribile notte, notte in cui Gianluca, di rientro a casa, viene travolto da una Maserati alla cui guida c'era il commerciante Francesco Satriani, prima indagato e poi arrestato per omicidio colposo. L’incidente, avvenuto a pochi metri dalla sua abitazione, è ben impresso nella memoria di Mario Scuglia. “Mi è caduto – commenta - il mondo addosso, non volevo crederci. Mi sono subito affacciato e ho visto il corpo di mio figlio sul marciapiede, inerme, esanime, al freddo. È stato terribile”.



Ma ciò che fa rabbia a tutta la famiglia Scuglia è quella legge che non punisce i colpevoli di questo tipo di incidenti “Ciò che ci sconforta ulteriormente è proprio questo - afferma ancora - la presenza di una normativa che non tutela le vittime e non punisce i colpevoli. Ci sarà un processo com'è giusto che sia, ma per ora non riesco a tollerare che questa persona sia a piede libero. Molto probabilmente sarà dispiaciuta per quanto avvenuto ma noi siamo distrutti”.

 

Parla di suo figlio e racconta “era gioviale, disponibile disponibile con chi lo meritava. E poi adorava i bambini. Con i suoi cuginetti trascorreva ore ed ore”. E poi, Gianluca ha frequentato l’università a Bologna e, il capo luogo emiliano gli era rimasto nel cuore. “Era fatto così – racconta il papà – uno spirito libero”. La provincia gli stava stretta e, nonostante avesse trovato un lavoro nella sua città, aveva in programma di tornare a Bologna. “Era mio figlio – conclude Mario Scuglia con la voce tremante - e ora non c'è più”.

 

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