Medici assenteisti, 75 proscioglimenti (NOMI E VIDEO)

Per il gup del Tribunale di Catanzaro il fatto non sussiste. Nessuna truffa aggravata o abuso di ufficio. Ma il caso non finisce qui. La Procura ricorre in cassazione
di Gabriella Passariello
27 febbraio 2015
20:03

Non c'è stata alcuna truffa aggravata, alcun abuso di ufficio a carico dei settantacinque dipendenti dell'Asp di Catanzaro Lido coinvolti nell'operazione Siesta e rispetto ai quali il gup del Tribunale di Catanzaro Giuseppe Perri si è pronunciato con una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Crolla il castello accusatorio della Procura che aveva ipotizzato per i camici bianchi assenze ingiustificate dal lavoro, affidando il proprio badge elettronico ad uno dei colleghi che timbrava per tutti. L'inchiesta era scattata, nel novembre del 2008, in seguito alla denuncia di danneggiamento dell'apparecchiatura marcatempo negli uffici di Catanzaro Lido. Ma le indagini avevano poi portato a svelare molto altro. Tre telecamere nascoste, una all'entrata della struttura, un'altra dietro la macchinetta, dove si timbra e un'altra ancora all'uscita. Sono state le videoriprese ad incastrare i dipendenti dell'azienda sanitaria catanzaresi e a svelare il meccanismo truffaldino. Una dipendente entra e ignara delle telecamere nascoste timbra anche cinque volte per i suoi colleghi impegnati a sbrigare le loro faccende di natura personale: chi andava dal barbiere, chi a fare la spesa, chi ad accompagnare i figli a scuola. Secondo  le ipotesi accusatorie, gli indagati non si sarebbero assentati per qualche minuto, ma per ore ed alcune volte a lavoro non ci andavano proprio, grazie al collega compiacente che timbrava al posto loro. Avrebbero simulato «la loro presenza negli orari di ufficio delegando, a seconda dei casi e delle loro contingenti esigenze, uno del gruppo a registrare l'ingresso o l'uscita degli altri mediante la vidimazione dei badge elettronici di presenza». In questo modo gli indagati si sarebbero procurati «un ingiusto profitto inerente la retribuzione delle ore/giornate indebitamente lucrate, con corrispondente danno per l'ente pubblico inerente anche al disservizio cagionato».  Accuse crollate di fronte alla decisione del giudice dell'udienza preliminare che ha accolto le tesi difensive dei legali, tra cui compaiono i nomi di Amedeo Bianco, Eugenio Perrone, Valerio Murgano, Nicola Cantafora, Giancarlo Pittelli e Saverio Loiero. Ma il caso non finisce qui il pm titolare delle indagini Domenico Guarascio proporrà ricorso in Cassazione.

I NOMI DEI PROSCIOLTI

Maria Giovanna Aiello, Giovannella Allotta, Fiorella Anzani, Giuseppe Barbagallo, Teresa Barberio, Maria Teresa Bianco,  Gaetano Borrello, Ernesto Brescia, Antonella Bressi, Francesco Guerino Caccia, Ennio Caiazza, Graziella Camardi, Evangelina Capano, Carlo Capilupi, Rosario Cardamone, Francesco Cataldo, Anna Maria Celano, Raffaella Chiriaco, Rosalba Cimino, Teresa Colosimo, Tonina Cominci, Antonio Condito, Massimo Curcio, Palma De Leo, Alessandro De Palma Pignone del Carretto, Ornella Del Gaiso, Maria     Anna Teresa Elia, Beatrice Felicetta, Salvatore Fittante, Anna Maria Gagliardi, Caterina Gesualdi, Rosaria Grasso, Giancarla Graziano, Giuseppe Guerrieri, Maria Guzzi, Maria Teresa Ienco, Benvenuta Iozzi, Francesco La Russa, Antonio La Vitola, Salvatore Lavorato, Anna Lopez, Giovanni Macaluso, Luciano Manfredi, Giovanna Mastroianni, Roberto Claudio Meliadò, Egidia Montirosso, Luisa Muraca, Angelo Narda, Rosa Concetta Oliverio, Ornella Paonessa, Cinzia Rita Papaianni, Antonietta Pascuzzi, Lina Immacolata Pavone, Rosalia Maria Perrone, Giuseppe Petitto, Ida Pinto, Aldo Pizzuti, Francesco Polimeni, Marina Reda, Angelina Rota, Elisabetta Antonia Rugieri, Rocco Rugieri, Giuseppina Russo, Marisa Russo, Milvia Scarfone, Antonio Franco Schicchitano, Domenico Scuolco, Giovanni Scumaci, Maria Grazia Senese, Francesco Stirparo, Rosa Tarsitani, Ornella Tassone, Corrado Tino, Maria Concetta Ursini, Luigi Zofrea.

Gabriella Passariello

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