"Mozart", la prescrizione salva Amedeo Matacena

Colpo di spugna della Cassazione nel procedimento che vedeva imputato anche l'ex presidente del Tar di Reggio Calabria, Luigi Passanisi. Solo per la Barbagallo niente prescrizione
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5 novembre 2016
00:05

Colpo di spugna della Corte di Cassazione sul processo “Mozart”. I giudici della Suprema Corte, infatti, hanno dichiarato il “non doversi procedere” nei confronti dell’ex deputato Amedeo Matacena Junior, per intervenuta prescrizione dei reati a lui ascritti. Una decisione che era abbastanza attesa da parte dei legali difensivi di Matacena ma che, di fatto, vanifica anni di indagini a carico, fra gli altri, dell’ex presidente del Tar di Reggio Calabria, Luigi Passanisi.

 


In Appello, i giudici di piazza Castello avevano confermato le condanne inflitte in primo grado sia a Matacena (quattro anni di carcere) che a Passanisi (3 anni e 6 mesi). Conferme c’erano state anche per Martino Politi e Cesare Giglio (6 mesi). L’assoluzione, invece, era stata decisa per Giuseppe Praticò, ex amministratore delegato e presidente del CdA della “Amadeus” spa.


L’unica a non godere della prescrizione dei reati è Graziella Barbagallo, moglie di Passanisi, condannata in Appello a un anno e quattro mesi di carcere.


Secondo le indagini l’ex presidente Luigi Passanisi, nell’autunno del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere duecentomila euro allo scopo di favorire Amedeo Matacena e il suo gruppo nei ricorsi contro il provvedimento con il quale l’Ufficio Marittimo di Villa San Giovanni aveva rigettato alcune richieste della “Amadeus Sp.A.”, la società, di proprietà di Matacena, colosso nel settore del trasporto marittimo. «Matacena – è scritto in sentenza – era titolare di una posizione economica in capo alla quale sussisteva un forte interesse ad operare nel settore della navigazione marittima nello Stretto di Messina; interesse frustrato, tuttavia, dall'ostacolo frapposto dall'Ufficio marittimo di Villa San Giovanni, che nel 2000 aveva rigettato l'istanza della società Amadeus s.p.a.”».


Un castello accusatorio sul quale la Cassazione non è neppure entrata nel merito, poiché tutto era andato in prescrizione. Una decisione che permette a Matacena di non avere un ulteriore cumulo di pena, rispetto a quella già inflitta in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Condanna per la quale Matacena si è reso latitante ed ancora oggi continua a rimanere all’estero indisturbato.

(mc)

 

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