Migranti

Naufragio a Cutro, il destino dei sopravvissuti tra richieste d’asilo in Italia e ricollocazione in Europa

In 18 sono già stati trasferiti in diversi comuni della Penisola che aderiscono alla rete Sai. Al Palamilone ci sono ancora 12 salme, di cui 5 non identificate. Intanto prosegue l'incidente probatorio nell'ambito dell'inchiesta sul presunto scafista minorenne: oggi sentiti due testimoni

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di Redazione
20 marzo 2023
19:59
Alcuni dei superstiti la mattina del naufragio
Alcuni dei superstiti la mattina del naufragio

Sono 12 le salme delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro ancora al Palamilone di Crotone. Cinque sono ancora senza identità. Nei prossimi giorni quelle identificate verranno trasferite nelle sedi scelte dalle famiglie. I morti finora accertati sono 87.

Per quanto riguarda i 77 sopravvissuti (oltre ai 4 in arresto in quanto ritenuti essere gli scafisti), invece, 38 hanno fatto richiesta di ricollocazione in Germania, uno per la Francia e uno per l'Irlanda. Tutti hanno già svolto le audizioni con le delegazioni dei governi stranieri alla Commissione territoriale al Centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto. I 40 che hanno chiesto la ricollocazione sono ospiti all'Hotel Casarossa.


In 18, invece, hanno presentato richiesta di asilo in Italia e sono stati trasferiti in vari centri della rete Sai. Nel conteggio ci sono anche 5 minori non accompagnati. Gli altri, dopo il trasferimento a Casarossa, si sono allontanati spontaneamente: essendo richiedenti protezione internazionale sono liberi di muoversi in Italia.

Le testimonianze nell'incidente probatorio

Intanto prosegue l'incidente probatorio davanti al Gip del tribunale dei minorenni di Catanzaro disposto nell'inchiesta sul presunto scafista 17enne. «Mi sono salvato salendo sopra un legno, ho nuotato mezzora e quando sono arrivato a terra non c'erano ancora i carabinieri», ha raccontato oggi uno dei superstiti del naufragio.

Un racconto, è stato il commento dell'avvocato Francesco Verri componente del pool legale che assiste i familiari delle vittime, «che conferma che sono trascorsi troppi tragici minuti dall'urto sulla secca fino a quanto sono arrivati i soccorsi, persino a terra. Un aspetto che sta emergendo prepotentemente in questa indagine».

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Lui e l'altro teste sentito oggi, hanno anche sostenuto che il 17enne faceva da interprete tra gli scafisti turchi ed i migranti, ma non faceva parte dell'equipaggio. Il teste ha poi riferito che i soldi del viaggio - circa 8.000 euro - erano bloccati in Turchia, consegnati ad una terza persona, in attesa dell'arrivo. Hanno inoltre detto che sulla barca gli scafisti si sono fatti dare dai migranti le lire turche che non gli sarebbero servite in Italia, mettendo le banconote dentro un sacco.

Soddisfatto dell'esito delle testimonianze di oggi, l'avvocato Salvatore Perri, difensore del 17enne che ha evidenziato come i superstiti sentiti abbiamo parlato del suo assistito come di uno dei migranti che era a bordo della barca.

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