‘Ndrangheta, Klaus Davi scrive al nipote del boss Tegano: «Dissociati»

Su Facebook il rampollo del clan attacca pentiti e forze dell'ordine. Il massemediologo lo esorta a cambiare vita
di Redazione
9 agosto 2016
20:43

'Ndrangheta: Klaus Davi, massmediologo e volto dell'Arena di Rai Uno, nonché autore e conduttore del programma “Gli intoccabili” de LaC, scrive a Giovanni Tegano nipote ventenne dell'omonimo boss della ndrangheta arrestato nel 2010 e condannato all'ergastolo, esortandolo a dissociarsi.

 


Davi prende spunto dal profilo Facebook del giovane, (https://www.facebook.com/giovanni.tegano2) nel quale sono contenuti ripetuti attacchi ai collaboratori di giustizia e poliziotti: «Non capisco quelle persone che gli piace fare la bella vita e poi quando le cose vanno male se la cantano. Persone senza dignità» (il tutto condito da una foto di Kim Rossi Stewart che interpreta il noto máitre â penser, Renato Vallanzasca) - alle forze dell'ordine - «i facci senza culuri o su sbirri o su traditurii (le persone che impallidiscono o sono poliziotti o sono traditori)» e ai “cuntrastu” - «Non sei degno neanche di guardarmi negli occhi CUNTRASTU (termine usato dagli ndranghetisti per indicare chi non appartiene alla malavita e non ne è neppure attiguo).

 

Nella lettera pubblicata sul profilo del massmediologo si legge (https://www.facebook.com/klaus.davi.9)

 

«Caro Giovanni,
dopo aver visto il tuo profilo non so se questi post rappresentino un gioco o un saggio, in erba, di cultura ndranghentistica, non voglio giudicare a priori. Mi si stringe il cuore, però quando leggo - amplificate da centinaia di "mi piace" - queste frasi che campeggiano nel Tuo profilo.
Secondo quanto fai intendere con la frase "non capisco quelle persone che gli piace fare la bella vita e poi quando le cose vanno male se la cantano" i collaboratori sarebbero ingrati poiché da mafiosi (si presuppone) facevano la bella vita. Ma quale bella vita, Giovanni? Vogliamo discuterne? Parliamo di Tuo zio, Giovanni: ha 77 anni, 17 dei quali passati in latitanza, 8 e mezzo in carcere e una condanna all'ergastolo».

 

La lettera di Davi si chiude con l'esortazione al giovane a dissociarsi dalla propria famiglia.
«Puoi uscire da questo tunnel, puoi aspirare ad un'altra vita lontano dalle complicità, dall'orrore e dall'ipocrisia degli ambienti mafiosi. Puoi farlo, ne sono sicuro».

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