‘Ndrine e parchi eolici, le estorsioni alle multinazionali costrette a pagare il pizzo

NOMI-VIDEO-FOTO | Accertata l’infiltrazione delle cosche Paviglianiti di San Lorenzo e Bagaladi, Mancuso di Limbadi, Trapasso di Cutro e Anello di Filadelfia attraverso attività estorsive perseguite in ogni fase della realizzazione dei lavori

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di Redazione
12 luglio 2018
11:15

Le mani della ‘ndrangheta nella realizzazione dei parchi eolici della Calabria. Le attività investigative, prevalentemente di natura tecnica, che hanno portato all'arresto di 13 persone,  hanno permesso di documentare l’invasivo condizionamento esercitato dalle cosche – in particolare i Paviglianiti di San Lorenzo e Bagaladi (RC), i Mancuso di Limbadi (VV), i Trapasso di Cutro (KR) e gli Anello di Filadelfia – attraverso una serie di spregiudicate attività illecite, di natura prevalentemente estorsiva, perseguite in ogni fase della realizzazione dei parchi eolici.

Il ruolo di Giuseppe Evalto

Dagli approfondimenti svolti dai Carabinieri è emerso, in particolare, il ruolo ricoperto da Giuseppe Evalto, imprenditore di Pizzo Calabro del settore trasporti ritenuto affiliato ai Mancuso di Limbadi: in quanto contemporaneamente imprenditore e collettore degli interessi delle consorterie, rappresenta una figura “cerniera” in grado di relazionarsi con le due realtà – quella criminale e quella imprenditoriale – e di riuscire ad imporre alle società impegnate nella realizzazione dei parchi eolici l’affidamento, a favore di ditte colluse o compiacenti, dei lavori collegati alla realizzazione delle opere.


Le estorsioni

Le indagini hanno fatto luce su numerosi episodi estorsivi, sia ai danni delle società multinazionali impegnate nella realizzazione dei parchi (Gamesa, Vestas, Nordex), che sottostavano all’imposizione del pagamento del “pizzo” liquidando alle ditte segnalate da Evalto compensi per prestazioni sovrafatturate o mai eseguite, sia ai danni delle imprese appaltatrici non colluse, costrette a corrispondere alle cosche una percentuale sull’importo delle opere da eseguire e, talvolta, anche a garantire l’esecuzione di lavori commissionati alle ditte mafiose, alle quali le imprese appaltanti versavano il corrispettivo economico.


Gli impianti su cui si sono focalizzate le attenzioni degli investigatori sono quelli di Piani di Lopa- Campi di Sant’Antonio, nella provincia di Reggio Calabria, il parco eolico di Amaroni, nella provincia di Catanzaro, il parco eolico di San Biagio e quello di Cutro, nella provincia di Crotone.

Con riferimento al territorio della provincia reggina dalla quale sono state avviate le indagini, gli imprenditori interessati dovevano interfacciarsi con Antonino Paviglianiti, elemento di spicco dell’omonima cosca, egemone nei comuni di San Lorenzo e Bagaladi (RC), mentre i parchi eolici catanzaresi e crotonesi ricadevano nella sfera di influenza di altre due famiglie, quella dei Mancuso di Limbadi e quella dei Trapasso di Cutro. Infine, riguardo agli insediamenti delle alte serre calabresi, gli “interlocutori” erano rappresentati dagli Anelli di Filadelfia. Nel gestire l’affare eolico, i sodalizi di ‘ndrangheta coinvolti, ancorché appartenenti a diversi contesti territoriali, si sono dimostrati tra loro fortemente coesi ed in grado di instaurare una proficua collaborazione in nome del comune profitto generato dal business delle energie alternative.

In manette il sindaco di Cortale

Tra i destinatari dell’ordinanza cautelare anche un amministratore pubblico, sindaco di Cortale, tuttora in carica, Francesco Scalfaro, che a fronte del suo benestare alla realizzazione di alcuni interventi stradali nel territorio del Comune, aveva preteso l’assunzione di operai da lui indicati: il mancato esaudimento della richiesta aveva determinato la provvisoria chiusura di un nevralgico tratto di strada, causando, in tal modo, onerosi ritardi al cronoprogramma dei lavori.

Le società sequestrate

Alla luce delle complessive risultanze investigative, insieme alle misure cautelari personali è stato eseguito il sequestro preventivo delle seguenti società – con relativi patrimoni aziendali, quote sociali e conti correnti – riconducibili agli odierni indagati:


1. AUTOTRASPORTI F.E. S.R.L. con sede a Pizzo (VV);
2. LA MOLISANA TRASPORTI s.r.l., con sede a Guardiaregia (CB);
3. PAVIGLIANITI S.r.l. con sede a Reggio Calabria;
4. DITTA IELAPI Romeo, con sede in Filadelfia (VV);
5. HIPPONION GLOBAL SECURITY SERVICE, con sede a Vibo Valentia (VV);
6. Hotel “ULISSE RISTORANTE NAUSICAA DAL 1972”, sito in Maida (CZ).

 

Gli arrestati

In carcere: Giuseppe Evalto, Antonino Paviglianiti, Rocco Anello, Giuseppe Errico, Romeo Ielapi, Pantaleone Mancuso (alias "Luni Scarpuni"),Giovanni Trapasso. 
Ai domiciliari:  Domenico Fedele D'Agostino, Francesco Scalfaro (sindaco di Cortale) Riccardo Di Palma,  Mario Fuoco, Giovanni Giardino, Mario Scognamiglio.

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