‘Ndrangheta e truffe: operazione in Veneto, 7 misure cautelari

Gli indagati complessivi sono quasi 60. Riciclaggio e ricettazione per quasi 12 milioni di euro
di G. B.
7 marzo 2017
22:01

I carabinieri di Venezia, coordinati dalla Dda della procura lagunare, hanno sgominato un gruppo ritenuto vicino alla 'ndrangheta che, dopo aver acquisito aziende in crisi e averle intestate a prestanome, le usava per truffare fornitori e banche. L'indagine, all'interno di una più ampia su infiltrazioni di stampo mafioso nel tessuto economico del Nord Italia, riguarda reati che vanno dalla violenza aggravata dal metodo mafioso alla truffa, oltre a bancarotta fraudolenta, ricettazione e riciclaggio, con un 'giro d' affari' stimato attorno ai 12 milioni.

 


L'indagine dei carabinieri di Venezia ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di circa 60 persone. Le imprese truffate sono oltre 150, e hanno subito danni attorno ai 5 milioni di euro. Il lavoro dei militari e della procura di Venezia ha permesso di individuare numerose società e imprese individuali nel mirino del gruppo criminale, che venivano utilizzate per attuare truffe ai danni di imprenditori attivi nel resto d'Italia, tranne in Calabria, dove invece arrivavano i beni acquisiti in modo illecito. Le ditte acquisite venivano poi portate al fallimento. Fra gli indagati ci sono Michelangelo Garruzzo, 56 anni, originario di Rosarno ma residente in provincia di Treviso, e Antonio Anello, 63 anni, di Curinga, in provincia di Catanzaro. Quet’ultimo nel 2005 era rimasto coinvolto nell’operazione “Rima” contro il clan Fiarè di San Gregorio d'Ippona ma era poi stato assolto da ogni accusa. Obbligo di dimora poi per due persone di Rosarno e due di Curinga.

 

 g.b.

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