Ndrangheta in Umbria, l’omicidio del muratore calabrese deciso al telefono

Dalle intercettazioni dell’inchiesta che ha portato all’arresto in Umbria di venti persone emergono particolari circa l’omicidio di Roberto Provenzano, il muratore calabrese ucciso nel 2005. Decisive le dichiarazioni dei testimoni di giustizia
di redazione
15 gennaio 2015
09:41

Emergono nuovi particolari dall’inchiesta che ieri ha portato all’arresto in Umbria di venti persone, accusate di infiltrazione mafiosa. Dalle intercettazioni emergono particolari inquietanti circa l’omicidio del muratore calabrese Roberto Provenzano ucciso a Perugia nella notte tra il 28 e il 29 maggio del 2005. Il triste destino del muratore calabrese è stato deciso nel corso di una telefonata, registrata dagli inquirenti, fra i due elementi di vertice della 'ndrina in zona, Papaianni e Bartolo, uno dei sodali, Antonio Procopio, e, Gregorio Procopio, il killer prescelto. Il motivo della condanna a morte un debito, legato allo spaccio di droga, mai pagato .


Le intercettazioni: Papaianni: Ah compare no no no ... , ammazza a questo va ...
Bartolo: spara, ..... spara
Papaianni: ah! a chi? Mi dai i soldi in contanti? Me li dovresti dare a me duemilacinquecento euro in contanti per cinque anni, lo vuoi ammazzare ad uno? Gli devo dare ancora a lui millecinque e gli vuoi dare ancora la "gomma" ... A me che cazzo me ne frega di questo qua dai ... E no no ... Compà ...
Bartolo: Ammazza, ammazza ...
Papaianni: Ammazza a questo qua ...
Bartolo: Compà ... Cioè vogliamo sapere quando hai finito tutto
Gregorio: Chiaro!
Papaianni: La pistola la trovi tu



Già qualche tempo prima, in un’altra conversazione registrata tra Gregorio Procopio e Francesco Elia, altro elemento di vertice dell’organizzazione, Procopio parla di Provenzano e lo definisce “scomodo”.
Francesco: Lo dovete tummare?
Gregorio: mh!
Francesco: Ah? Lo dovete tummare? ..... Lo ha detto Salvatore, lo ha detto? .... Papaianni?
Francesco: Si pensa che qua fa un'altra fine ... (alludendo a Provenzano Roberto)
Gregorio: Ma mi dispiace perché è oggi, però stasera me lo gioco a Robertino
Gregorio : vuoi parlà con la sincera verità? non doveva togliere le cose così


Le dichiarazioni dei testimoni di giustizia: Dell’omicidio avevano parlato anche i testimoni di giustizia Luciana Marca e Giuseppe Mastrototaro, ascoltati, qualche tempo fa dai magistrati di Perugia. Mastrototaro è un dipendente del ristorante della compagna di Antonio Procopio, Luciana Marca è l'ex moglie di Nicola Conforti, un affiliato alla ‘ndrina. La donna, però, in seguito a maltrattamenti chiede e ottiene l’allontanamento dal marito. Quando la nuova coppia tenta di allontanarsi dal clan, iniziano le minacce e le intimidazioni che, portano i due perseguitati a chiedere l’aiuto degli inquirenti. I due collaboratori di giustizia forniranno informazioni importanti circa gli affari di Procopio e sull’omicidio del muratore calabrese.


“Nell'occasione del ritrovamento del cadavere di un calabrese trovato in Ponte Felcino, nei pressi di via Puccini – riferisce Mastrototaro ai magistrati – mi diceva che era stato l'autore affermando testualmente "in questo c'è il mio zampino" e in altre occasioni precisando dell'omicidio di Provenzano Roberto di Ponte Felcino, Procopio Antonio mi diceva che i carabinieri non avevano capito niente perché l'esecutore dell'omicidio era stato Gregorio e lui stesso aveva fatto scomparire l'arma”. Mastrototaro riferisce che il delitto è stato “necessario per dei problemi legati ad una partita di stupefacente che era arrivata dalla Calabria e c'erano stati dei problemi di "spartizione del territorio". Di questo omicidio non mi parlava entrando ulteriormente nel dettaglio ma in più di qualche occasione lo utilizzava da esempio dicendo che erano capaci di farlo e di uscirne puliti”.


Luciana Marca, compagna di Mastrototaro, confermerà le dichiarazioni. “Procopio Antonio mi diceva che i carabinieri non avevano capito niente perché l'esecutore dell'omicidio era stato Gregorio e lui stesso aveva fatto scomparire l'arma”.


Mastrototaro riferisce agli inquirenti: “Procopio Antonio mi disse proprio chiaramente di essere complice dell'omicidio che era stato materialmente commesso dal cugino Gregorio. Io tornato da Livorno presi in affitto una casa che era di Affatato Giuseppe e dopo un paio di mesi, posto che non pagavo più l'affitto, Procopio Antonio mi disse di stare attento ad Affatato perché era stato il mandante dell'omicidio di Provenzano, eseguito da Gregorio Procopio e nel quale lui, Antonio, aveva nascosto la pistola. Voglio precisare che io non sapevo e non so nulla di questo omicidio di Provenzano. Mi disse, dicendomi di stare attento ad Affatato che Affatato è la stessa persona per la quale Gregorio ha sparato facendomi cosi capite che Affatato era colui che aveva dato l'ordine a Gregorio di uccidere Provenzano”.


La donna racconta che Procopio aveva raccontato dell’omicidio per spaventarla “Antonio (...) mi spiegò appunto che aveva accompagnato Gregorio in occasione dell'omicidio e che successivamente aveva nascosto la pistola. Provenzano aveva un debito di droga e Affatato, che comandava Gregorio, ordinò a quest'ultimo di uccidere Provenzano e se non lo avesse fatto, avrebbe ucciso Gregorio stesso. L'ordine, dunque, era arrivato da Affatato Giuseppe che in quel momento si trovava in Calabria”.


“Nel tragitto di andata – continua la Marca - mi aveva raccontato dell'omicidio Provenzano, e lo ha fatto quando io gli dissi che ero stanca di quella situazione e che volevo denunciarlo”.

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