L'omicidio Bagalà e l'origine della faida tra le cosche Brandimarte e Priolo di Gioia Tauro

In attesa dell'esito degli interrogatori di garanzati dei tre arrestati per il delitto, emergono i dettagli che hanno portato le due famiglie 'satelliti', della cosche della Piana, a ingaggiare una sanguinaria guerra - VIDEO

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di A. P.
19 giugno 2018
12:44

Cinquecento mila euro è questa la somma che Giovanni Priolo sarebbe arrivato ad offrire per farsi consegnare Vincenzo Perri, l’assassino del figlio Vincenzo. Una richiesta a cui la famiglia Brandimarte, cosca satellite dei Molè di Gioia Tauro, ha rispedito al mittente e da cui ha origine la faida tra i due gruppi. Una faida che tra il  luglio 2011 e il gennaio 2013 ha lasciato sulla Piana una lunga scia di sangue. La Dda dello Stretto avrebbe fatto luce su uno dei tanti episodi avvenuti ossia l’omicidio di Francesco Bagalà, ucciso la notte del 26 dicembre 2012.

 


Per il delitto, ieri i Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, con il coordinamento dell’Antimafia, hanno arrestato, su ordine del gip reggino, il presunto mandante Giuseppe detto “Nuccio” Brandimarte, suo fratello Alfonso e Davide Gentile, i due presunti esecutori materiali.

 

Bagalà era uno dei giovani che ha preso parte alla spedizione punitiva, in cui poi morirà Vincenzo Priolo. Perri doveva ricevere una “lezione” poiché si era rifiutato di riportare la cugina, Damiana Brandimarte, dal marito Vincenzo Priolo. La donna, secondo quanto accertato dagli inquirenti, si era rifugiata a casa dei genitori perché stanca delle continue angherie del marito. Perri reagisce e uccide a colpi di pistola Priolo. Da qui ha origine la faida. Il padre della vittima, Giovanni Priolo, inizia una folle quanto inutile ricerca di Perri. Quest’ultimo per due anni sarà latitante, fino a quando non verrà arrestato dalla Polizia. Ma ormai è troppo tardi. La spirale di violenza fra le due famiglie ha avuto inizio.  Priolo chiederà ai Brandimarte, a cui Perri era legato per parentela, di vedersi consegnato l’assassino del figlio. Niente da fare: i Brandimarte non cedono. Nel dicembre 2011, Nuccio Brandimarte rimane vittima di un agguato dal quale scampa miracolosamente nonostante le molte ferite riportare. Dopo questo episodio criminale i Brandimarte avrebbero risposto- sempre secondo gli inquirenti- con l’omicidio  di Giuseppe “Pepè” Priolo, fratello di Giovanni, e il 26 dicembre con l’agguato  in cui morirà Francesco Bagalà. La scena dell’omicidio è stata immortalata da alcune telecamere: si vede un braccio che sporge e sei colpi che vengono sparati verso l’auto di Bagalà. Il mezzo su cui erano a bordo gli assassini – per la Dda- appartiene ai Brandimarte.

 

“Il movente dell’omicidio Bagalà- scrive il gip reggino- sarebbe da rinvenirsi nella vendetta per il tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte e nella necessità, della famiglia Brandimarte, di affermare il proprio prestigio criminale sulla famiglia Priolo, prestigio che sarebbe evidentemente stato irrimediabilmente incrinato se, a fronte della scelta dei Priolo di vendicarsi per la morte di Priolo Vincenzo attraverso atti di sangue, i Brandimarte fossero rimasti inerti, secondo un'ottica tipica delle faide di 'ndrangheta”. Adesso si aspetta l’esito degli interrogatori di garanzia nel frattempo i tre presunti assassini rimangono in carcere.

 

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