Omicidio dei fratelli Davide e Massimo Mirabello in Sardegna, tre a processo

Joselito e Michael Marras, padre e figlio, accusati anche di soppressione di cadavere, danneggiamento e detenzione illegale di armi. Un 43enne di Dolianova dovrà rispondere del reato di favoreggiamento

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di G. B.
23 marzo 2021
17:52
Davide e Massimiliano Mirabello
Davide e Massimiliano Mirabello

Omicidio volontario in concorso, soppressione di cadavere, danneggiamento seguito da incendio, detenzione e porto illegale di armi. Questo il reato per il quale il pubblico ministero di Cagliari, Gaetano Porcu, ha inoltrato al gup richiesta di rinvio a giudizio per l’allevatore di Dolianova Joselito Marras, 53 anni, e per il figlio Michael, 28 anni, in carcere con l’accusa di aver ucciso i fratelli di San Gregorio d’Ippona Davide e Massimo Mirabello, di 40 e 35 anni, nelle campagne del paese del sud Sardegna nel febbraio del 2020.

Il duplice omicidio

Dalla relazione sull’autopsia è emerso il decesso di Davide Mirabello a causa di una fucilata, mentre il fratello Massimo avrebbe subito una frattura del cranio, con una conseguente emorragia che gli avrebbe fatto perdere i sensi. È probabile – aveva segnalato il medico legale – che nel momento in cui è stato abbandonato in campagna fosse ancora vivo e agonizzante.


I dissidi per il pascolo del gregge

All’origine del fatto di sangue, vecchi attriti tra i Marras e i Mirabello legati al pascolo del gregge. Prima dei litigi, poi le accuse per l’uccisione di un cane e l’incendio di una Motoape Piaggio e di un capanno. Il 9 febbraio dello scorso anno la scomparsa dei fratelli Mirabello: i carabinieri impiegano settimane a chiudere il cerchio su Joselito Marras e sul figlio che poi vengono arrestati. Il padre alla fine confessa e fa ritrovare i cadaveri dei Mirabello in campagna, ma scagiona il figlio dall’omicidio. Il pm non crede però quell’assunzione di responsabilità, contestando il concorso nell’omicidio ad entrambi gli indagati. Per Joselito Marras anche l’aggravante di aver commesso gli omicidi nel periodo in cui era ammesso alla misura alternativa dell’affidamento in prova ai servizi sociali ed anche la recidiva. Per i due Marras anche l’accusa di aver appiccato il fuoco all’autovettura Volkswagen Polo di Massimiliano Mirabello, immediatamente dopo la loro uccisione.

L’arma del delitto

Stefano Mura, 44 anni, anche lui di Dolianova, è invece accusato di favoreggiamento personale perché, dopo il duplice omicidio, avrebbe aiutato Joselito e Michael Marras ad eludere le investigazioni dell’autorità giudiziaria nei loro confronti. In particolare, Mura avrebbe omesso di riferire ai carabinieri di aver rinvenuto il giorno precedente un coltello intriso di sangue nei pressi delle chiazze presenti sulla sede stradale transitando in località “Fontana de Pirastu”. Mura avrebbe poi consegnato ai carabinieri un pugnale in ferro differente, annerito dal fuoco ed inutilizzabile per eventuali accertamenti tecnici riguardo la presenza di tracce utili per le indagini.

I familiari dei fratelli Mirabello – tutti parti offese – sono assistite dall’avvocato Salvatore Sorbilli. Joselito Marras è invece difeso dall’avvocato Maria Grazia Monni, mentre Michael Marras è difeso dall’avvocato Patrizio Rovelli. Stefano Mura è assistito dagli avvocati Doriana Perra e Gianfranco Trullu. L’udienza preliminare dinanzi al gup del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, è stata fissata per il 29 aprile prossimo.

Giornalista
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