Omicidio Molè a Gioia, il pentito: «Fu ucciso per uno schiaffo dato durante una lite»

I verbali del collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro getterebbero nuova luce sul delitto eccellente avvenuto nel 2008. A distanza di anni, nessun arresto

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di Francesco Altomonte
5 ottobre 2019
06:48

L'omicidio di Rocco Molè rappresenta da oltre 11 anni un vero e proprio rompicapo per la procura antimafia di Reggio Calabria. All'epoca dei fatti, l'1 febbraio 2008, Molè era il reggente di una delle cosche più potenti in Calabria e alleate con i Piromalli. Rocco era fratello del boss ergastolano Girolamo "Mommo" Molè, praticamente un intoccabile. E invece fu assassinato nella sua Gioia Tauro. A distanza di tanti anni su mandanti e esecutori si sono fatte tante illazioni, ma nessun arresto.

Nel corso degli anni diversi pentiti hanno parlato di voci, di racconti appesi in carcere, ma nessuno di loro avrebbe avuto un ruolo diretto nel delitto. Alla fine del 2017,in un verbale rimasto inedito fino ad oggi, il collaboratore Marcello Fondacaro torna a parlare dell'omicidio Molè e la storia che racconta dà una visione del tutto nuova sull'omicidio eccellente.

 


«Quando c’è stata la morte di Rocco Molè – si legge nei verbali del 10 di ottobre 2017 – io mi trovavo a Gioia Tauro, successivamente, mi fu detto da Raso Armando (cognato di Girolamo “Mommo” Molè ndr) che proprio Mommo avrebbe detto che come era caduto uno da questa parte doveva cadere uno dall’altra parte cioè morto il fratello doveva cadere…uno dei Piromalli. Perché attribuivano la colpa, la responsabilità della morte di Rocco al figlio del…nipote di Mico Piromalli si chiama Mommo sembra il giovane Mommo il figlio del cieco…Mommino Piromalli perché sembrerebbe che sia stata una lite tra il Mommino Piromalli e il Domenico Stanganelli; Domenico Stanganelli l’avrebbe detto …”il niro e u iancu”». U Niru e u Iancu sono i nomignoli con cui sono chiamati i due cugini Antonio Molè, figli rispettivamente di Mommo e Mico, entrambi ergastolani.

Fondacaro racconta che i due avrebbero «litigato con Mommino Piromalli unitamente a Domenico Stanganelli (cugino dei due Molè ndr), quello che mi è stato raccontato, è che Mommino Piromalli unitamente agli Alvaro hanno deciso che doveva morire Rocco perché Rocco avrebbe dato uno schiaffo a Mommino. Mommino non se l’è tenuto e quindi gli Alvaro hanno dato supporto ai Piromalli per uccidere…perché Rocco da come descrivono non si sarebbe fermato con la macchina per discutere dietro le fornaci di Gioia Tauro dove è stato ucciso se non perché avrebbe riconosciuto il soggetto che stava sulla moto che è andato ad ammazzare sto Rocco quindi era Mommino, secondo l’opinione comune di tutti questi gioiesi».

Altri pentiti avevano parlato di Mommino Piromalli, ma non è mai stato provato a livello giudiziario. Sta di fatto che Fondacaro fa coincidere la vendetta dei Molè (il “caduto” dei Piromalli che chiedeva Mommo Molè) con Giuseppe Pirolo detto “Pepè”, ammazzato a Gioia Tauro nel 2012 e nipote di Pino Piromalli. Quell’omicidio si è sempre ipotizzato fosse stato compiuto all'interno della faida tra i Priolo e i Brandimarte. «…So – sostiene Fondacaro a questo proposito – che almeno da quello che mi è stato detto, che la morte di Pepè Priolo... doveva essere la morte, il caduto dall’altra parte perché nipote di Pino Piromalli…è stata ordinata la morte di Pirolo, di Pirolo dai Molè tramite i Brandimarte che erano stati uniti alla famiglia Molè». Fondacaro, infine, sostiene che a Pino Piromalli non avrebbe mai tenuto in «considerazione a Pepè Priolo» e che Molè avrebbero pareggiato i conti uccidendo un nipote di Pino Piromalli.

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