La “lista nera” e una lunga scia di sangue: Pagliuso temeva per la sua vita

Le paure del legale in particolar modo dopo l’annullamento con rinvio della sentenza di ergastolo dei Mezzatesta per il duplice omicicio di Decollatura: «...adesso arriveranno in fondo alla lista...»
di Manuela Serra
3 marzo 2018
16:30

Un omicidio legato alla sua attività professionale. È quello che emerge dall’attività svolta dagli inquirenti coordinata dalla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri che oggi ha consegnato alla giustizia il killer di Francesco Pagliuso, l’avvocato penalista di Lamezia Terme ucciso davanti alla sua abitazione la sera del 9 agosto del 2016.


Negli atti si fa in particolare riferimento all’attività difensiva svolta dal legale nei confronti di Domenico e Giovanni Mezzatesta , condannati per il duplice omicidio di Giovanni Vescio e di Francesco Iannazzo uccisi il 19 gennaio 2013 all'interno del bar “Reventino” di Decollatura, entrambi  “soggetti legati a doppio filo a Daniele Scalise”, anche lui ucciso nel 2014. La difesa dei due assassini finì per irrititare la famiglia Scalise, del quale Pagliuso era stato pure legale fino al gennaio 2013.


 

Per vendicare l’omicidio di Scalise è stato ucciso Luigi Aiello, il primo dei nomi di quella "black list" che - scrivono gli inquirenti -  comprendeva altri due nomi da eliminare: l’avvocato Francesco Pagliuso e Gregorio Mezzatesta (freddato il 24 giugno 2017), fratello di Domenico, già detenuto.


Lo stesso avvocato era venuto a conoscenza della lista proprio da Domenico Mezzatesta. Lista che lo aveva impensierito ancora di più a seguito dell'annullamento con rinvio della sentenza dall’ergastolo dei Mezzatesta, provvedimento adottato dalla Suprema Corte di Cassazione, che ha escluso la premeditazione. Tale “successo” investigativo aveva innescato forti timori nel legale: «... adesso arriveranno in fondo alla lista...», avrebbe confidato più volte alle persone a lui più vicine convinto di essere un prossimo condannato a morte. E così fu. Un delitto commissionato effettuato con lucida feddezza e curato nei minimi dettagli da un killer spietato la cui mano è stata armata dalla sete di vendetta della 'ndrangheta.

 

Manuela Serra

Giornalista
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