Il pentito: «Piromalli col cervello avanti un chilometro più degli altri»

Il collaboratore di giustizia Furfaro delinea in poche battute cosa sia davvero il clan di Gioia Tauro: «Se i Piromalli avessero voluto, dei Brandimarte non sarebbe rimasto nulla in 48 ore».
di Consolato Minniti
26 gennaio 2017
17:06

«I Piromalli? Sono sempre un chilometro avanti con il pensiero e con l’intelligenza degli altri». È il 13 marzo del 2015, quando il collaboratore di giustizia Arcangelo Furfaro, parla ai magistrati della Dda di Reggio Calabria. L’argomento è quello relativo alla cosca Piromalli, che Furfaro conosce benissimo, ed ai rapporti con un altro clan, quello dei Brandimarte. L’idea che ha Furfaro è abbastanza chiara.

 


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«Secondo me – spiega al magistrato riferendo di un attentato – la bomba se l'è messa lui, secondo me… sarò pure stupido e credulone... ma io penso che se i Piromalli gli volessero fare qualcosa stia tranquillo e sereno... è come il fatto della guerra con i Brandimarte, dottore… se i Piromalli avessero voluto fare guerra seria, guerra militare ai Brandimarte, lei pensa che tutta la famiglia Brandimarte sarebbe vissuta più di 48 ore? Tutti quanti sono... io non credo... non credo proprio...».

 

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Secondo Furfaro, dunque, se i Piromalli avessero voluto davvero fare una guerra contro i Brandimarte, di questi ultimi non sarebbe rimasto molto in appena 48 ore. E alla domande del pm («C’entrano i Piromalli in questa vicenda?»), la risposta è secca: «No, io penso che i Piromalli sono così avanti con il cervello, con le amicizie, con le cose, che hanno preferito attendere che li arrestassero... penso io... perché sono sempre un chilometro avanti con il pensiero e con l'intelligenza degli altri...»

 

Consolato Minniti

Giornalista
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