Operazione ‘Reghion’: nel mirino un appalto da 250milioni di euro

L’appalto per la gestione delle risorse idriche della città sarebbe stato ‘pilotato’ a favore di due società. In cambio di favori prestati, i funzionari pubblici avrebbero, inoltre, avuto posti di lavoro e consulenze per parenti e congiunti. Centrale il ruolo di Paolo Romeo e Marcello Cammera
12 luglio 2016
13:38

Tra le numerose opere pubbliche oggetto dell’inchiesta, denominata "Reghion" particolare attenzione è stata riservata all’aggiudicazione della gara d’appalto pubblico integrato avente ad oggetto il completamento e l’ottimizzazione del sistema di depurazione delle acque, nonché la gestione delle risorse idriche nella città di Reggio Calabria, del valore di oltre 250milioni di euro.


Una vicenda che per gli investigatori è "esempio paradigmatico" del mercimonio delle funzioni pubbliche e della sottomissione dell'interesse pubblico a quello che sono emerse in maniera "tanto disarmante e desolante, quanto eclatante" dall'indagine.
L'aggiudicazione è andata al Raggruppamento temporaneo di imprese composto dalla spagnola Acciona Agua Servicios ed Idrorhegion Scarl, che, secondo l'accusa, grazie alla corruzione, avrebbe potuto presentare il minimo ribasso dello 0,1%. Per completare l'opera, lo schema di convenzione che avrebbe dovuto essere sottoscritto dalla Giunta comunale di Reggio Calabria sarebbe stato redatto in maniera sbilanciata in favore del concessionario. Inoltre, in cambio dei favori prestati, i funzionari pubblici avrebbero avuto posti di lavoro e consulenze per parenti e congiunti.


 

Il ruolo di Paolo Romero e Marcello Cammera - Posizione verticistica sarebbe stata occupata dall’avvocato Paolo Romeo, di recente coinvolto in altra operazione e dal dirigente pro tempore del settore “Servizi Tecnici” del comune di Reggio Calabria, l’architetto Marcello Cammera, a cui viene contestata l’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa e le cui condotte si sono sostanzialmente concretizzate in una serie di azioni poste in essere al fine di consentire a imprese mafiose l’ottenimento di appalti, aggirando o eludendo la normativa antimafia, veicolando contratti multimilionari in favore di alleanze imprenditoriali nelle quali Romeo aveva significativa influenza e co-interessenze, creando condizioni pretestuose per orientare, illecitamente, l’aggiudicazione di appalti pubblici.

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