Vibo Valentia, processo “Black money”: le motivazioni della sentenza

“Manca il reato associativo”. I giudici del Tribunale collegiale in 450 pagine spiegano il percorso logico-giuridico del verdetto emesso nel febbraio scorso
di Giuseppe Baglivo
17 agosto 2017
14:04

Sono state depositate dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto da Vincenza Papagno e con a latere i giudici Pia Sordetti e Giovanna Taricco, le motivazioni della sentenza con la quale il 17 febbraio scorso è stato chiuso in primo grado il processo nato dall’operazione antimafia denominata “Black money” scattata nel marzo 2013 con il coordinamento della Dda di Catanzaro. La camera di consiglio era durata dieci giorni. Gli anni di pena complessivi sono 47 a fronte dei 220 anni di carcere chiesti dal pm Marisa Manzini al termine della requisitoria.


La mancanza del reato associativo

I giudici, nell’escludere che la pubblica accusa e gli investigatori abbiano portato nel processo prove tali da poter arrivare ad emettere una sentenza di condanna per il reato di associazione mafiosa, analizzano tutte le prove imputato per imputato ripercorrendo fatti ed avvenimenti. Per tutti concludono che ai “fini della contestazione associativa tutte le vicende trattate non forniscono alcun contributo alla ricostruzione della compagine e dell’operatività della stessa”.

 

Per approfondire Il Vibonese: ‘Ndrangheta: “Black money”, ecco i motivi della sentenza contro il clan Mancuso

Giornalista
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