Lamezia, smantellato un traffico di donne provenienti dalla Nigeria: i dettagli dell'operazione

Le giovani, tutte di età compresa tra i 18 e i 30 anni venivano condotte in Calabria con la falsa speranza di un lavoro onesto ma costrette a prostituirsi nelle zone di Lamezia, Rosarno e Amantea
di Luana  Costa
19 dicembre 2017
13:10
Pietro Tribuzio, Massimo Ribaudo, Nicola Gratteri e Giovanni Bombardieri
Pietro Tribuzio, Massimo Ribaudo, Nicola Gratteri e Giovanni Bombardieri

Reclutate fin dalla Nigeria con la promessa di un lavoro onesto in Occidente ma già durante il viaggio sottoposte a violenze fisiche e sessuali. È stata smantellata dai carabinieri della compagnia di Lamezia Terme coordinata dal Gruppo e dalla Procura distrettuale antimafia un’associazione a delinquere operante nel territorio italiano ma con ramificazioni in Nigeria e in Libia. Direttamente nella loro terra d’origine venivano infatti reclutate le giovani donne, tutte di età compresa tra i 19 e i 30 anni, da destinare allo sfruttamento sessuale nelle zone di Lamezia Terme, Rosarno e Amantea. Giunte a Lamezia venivano sottoposte al controllo delle madam che le conducevano nelle piazze di meretricio e garantiva la redditività delle giovani donne.

La denuncia

L’indagine prende avvio dalla denuncia presentata ai carabinieri da una delle vittime lo scorso 17 gennaio. La donna indica agli investigatori il luogo in cui risiedeva, le abitazioni delle madam e le zone dove era dedita alle attività di prostituzione. La serie di pedinamenti e di intercettazioni predisposte consentono agli inquirenti di giungere ad un riscontro.


Il reclutamento

Le donne venivano reclutate direttamente in Nigeria e spesso sottoposte a rituali di magia nera vodoo/juju per costringerle e pagare una somma in denaro a copertura delle spese di viaggio. Inizialmente la somma pattuita ammontava a 10mila euro ma durante il percorso poteva lievitare fino a raggiugere anche i 30mila euro. Dal Niger la traversata che poteva contare su una fitta rete di affiliati ha una prima tappa in Libia dove le donne vengono fatte stazionare in centri di raccolta prima di intraprendere la destinazione finale verso Lamezia Terme. Già durante il viaggio le vittime vengono sottoposte a violenze sessuali. 

La tratta

Lamezia Terme è il terminal. Qui le donne giunte nei centri di accoglienza dislocati sul territorio vengono prese in consegna dalle madam ciascuna delle quali gestiva una zona, anche dietro pagamento. Gli inquirenti nel corso della conferenza stampa hanno rimarcato più volte come fra queste vigesse un rapporto di mutua solidarietà: si scambiano consigli sulla gestione delle ragazze e su come intervenire su quelle più recalcitranti. Così vengono sottratti i documenti, sottoposte a punizioni corporali o alla privazione del cibo nei casi in cui queste non si dimostrino collaborative o scarsamente redditizie. Parte dei guadagni delle giovani donne sono poi fatte confluire in una cassa comune a disposizione di volta in volta di una delle madam e da cui si attinge per acquistare nuove donne reclutandole dalla Nigeria. Durante le attività di perquisizione sono stati rinvenuti materiali che corroborano le tesi investigative. Un libro all’interno del quale sono annotati i nomi delle donne e le cifre. Una sorta di rendicontazione sulla redditività quotidiana.

Il ruolo di Criserà

Marginale resta invece la posizione dell’unico indagato di origine italiana, Vincenzo Criserà. L’uomo all’interno dell’organizzazione, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, svolge attività di accompagnamento delle donne sul luogo di “lavoro” spesso solo in cambio di prestazioni sessuali.

 

Luana Costa

Giornalista
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