Il sogno di una vita diversa e la discesa negli inferi della prostituzione (VIDEO)

Il viaggio dalla Nigeria all’Italia, il lavoro promesso e l’incubo della vita in strada. Giovani “reclutate” costrette a prostituirsi per restituire 30mila euro. Pena minacce e violenza
di M. S.
19 dicembre 2017
12:53

Associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, acquisto e alienazione di schiavi, immigrazione clandestina, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della transnazionalità. Questi i reati contestati a sette persone stamani raggiunte da un provvedimento di fermo di indiziato di delitto. Sgominato un sodalizio criminale operante in Italia con ramificazioni in Nigeria e Libia che “reclutava” giovani donne africane adescandole con la promessa di un lavoro in Italia.

Sottoposte a rituali di magia nera per vincolarle al pagamento del debito contratto

Le stesse venivano sottoposte a rituali di magia nera “vodoo/juju”, al fine di vincolarle al pagamento del debito contratto per effettuare il viaggio verso la penisola italiana, ammontante a circa 30.000 euro. Rompere il giuramento, nella loro cultura, avrebbe portato disonore e gravi conseguenze anche nei confronti dei familiari. Da quel momento iniziava per loro un lungo e terrificante viaggio, durante il quale, attraverso il deserto del Niger, venivano trasferite in Libia, ove attendevano, fra violenze e abusi inauditi, di essere imbarcate per l’Italia. Nei frequenti casi in cui le donne, durante queste attese, venivano catturate e trattenute presso campi di prigionia, il gruppo criminale, grazie ai suoi ramificati contatti con soggetti chiamati “connection men”, riusciva a corrompere le guardie libiche e, previo pagamento di 5000 dinar, a farle liberare.


Costrette a prostituirsi

Giunte finalmente sulle nostre coste, ad attenderle non vi era, però, la vita promessa. Rintracciate nei centri di accoglienza, venivano trasferite in varie località e lì costrette alla prostituzione senza possibilità di ribellione, pena minacce e violenze. L’unica priorità per le loro madam era che pagassero il debito contratto, tanto da costringerle ad abortire in casa e da privarle del cibo e dell’acqua se non avessero guadagnato abbastanza durante il giorno. Parte dei guadagni dell’attività di meretricio, inoltre, venivano investiti in una “contribution”, una cassa comune messa a disposizione delle madam per l’acquisto di nuove donne. L’attività ha così permesso di identificare i soggetti facenti parte dell’associazione e di disarticolare parte di una complessa organizzazione operativa fra Nigeria, Libia e Italia.


Le indagini, iniziate nel gennaio 2017 a seguito della denuncia di una delle vittime, dirette dal Sostituto Procuratore Dott.sa Debora Rizza, dal Procuratore Aggiunto Dott. Giovanni Bombardieri e dal Procuratore Capo Dott. Nicola Gratteri della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro.

 

I nomi degli arrestati: Ifueko Aiyamekhe, Osagie Omoregie. Silvia James Ekuaze, Joy Enoma, Gift Idahosa. Angel Humphrey, Vincenzo Criserà (fiancheggiatore).

Giornalista
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