Rosarno, sette in manette per associazione a delinquere e lavoro nero NOMI-VIDEO

L'operazione denominata 'Confine' è stata avviata dai carabinieri nel novembre 2013 con l'obiettivo di contrastare il caporalato
di Redazione
5 giugno 2015
09:36

Rosarno (RC) - Sette persone sono finite agli arresti domiciliari con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla intermediazione illecita e allo sfruttamento del lavoro ed altro. E' questo il bilancio dell'operazione "Confine" dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria. Le indagini sono state avviate nel novembre 2013 con l'obiettivo di constrastare il "caporalato".

 


Secondo quanto appurato durante le indagini esiste «un consistente fenomeno del caporalato nella Piana di Gioia Tauro, con l’individuazione dei personaggi che mettevano a disposizione di datori di lavoro senza scrupoli manodopera non specializzata da sfruttare». Nello specifico il lavoro avveniva in nero e senza garanzia, gli operai non avevano diritto a riposi settimanali, ferie pagate, malattia e venivano obbligati a lavorare senza un adeguato abbigliamento protettivo, facendo fronte alle avversità climatiche con mezzi di equipaggiamento di fortuna. I carabinieri hanno scoperto, accanto allo sfruttamento di extracomunitari di origine nordafricana, anche quello dei soggetti dei paesi comunitari, soprattutto dell’Est Europa e in particolare cittadini di nazionalità bulgara. I caporali agivano assoggettando psicologicamente i lavoratori, al punto tale da sovrastare la loro stessa volontà.

 

I soggetti destinatari della misura cautelare detentiva sono:

Madaffari Davide cl.’74 di Rosarno;
Madaffari Alessandro cl.’78 di Rosarno
Di Bartolo Salvatore cl.’75 di Rosarno;
Ravalli Giuseppe cl.’89 di Rosarno;
Consiglio Vincenzo cl.’72 di Rosarno;
Keita Mohammed cl.’85 del Mali
Kuzev Filip cl.’79 della Bulgaria

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