Sabato 7 luglio in rosso per fermare l'emorragia di umanità

L'appello arriva da Libera, Legambiente, Arci e Anpi a tutti cittadini, soprattutto a chi vive in regioni di passaggio come Calabria e Sicilia. Un appello all'accoglienza, per le migliaia di vite che sono andate perdute in mare 

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di Lo. C.
3 luglio 2018
17:59
Una manifestazione di donne in maglia rossa a Marrakesh per ricordare il piccolo Aylan
Una manifestazione di donne in maglia rossa a Marrakesh per ricordare il piccolo Aylan

“Una maglietta rossa per fermare l'emorragia di umanità”. È l'invito dai presidenti di Libera, Legambiente, Arci, Anpi che chiedono di indossare, sabato 7 luglio, il colore del sangue versato nel Mediterraneo (dall’inizio del 2018 nostro mare hanno perso la vita più di 1000 migranti).  Sabato 7 luglio,  «Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c'è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d'impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo».

 


Lo affermano, in una nota, don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera e Gruppo Abele, Francesco Viviano, giornalista, Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente e Carla Nespolo, presidente nazionale Anpi. «Di rosso - ricordano - era vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l'indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l'altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l'attenzione dei soccorritori. E di rosso era vestito anche il piccolo Aylan, annegato e restituito dal mare, ritrovato su una spiaggia in Turchia».

«Muoiono questi bambini - evidenziano ancora - mentre l'Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell'immigrazione, cioè con la vita di migliaia di persone, e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un'accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità – si legge nella nota -  questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L'Europa moderna non è questa. L'Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri - cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell'umanità - è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini».

Giornalista
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