“Bomba” Lsu pronta ad esplodere: scontro nei Comuni tra tecnici e politici sul rinnovo dei contratti

Molti segretari e dirigenti si rifiutano di firmare le carte che riguardano il futuro di circa 4.800 lavoratori perché temono di essere chiamati a pagare i danni. Intanto i lavoratori si mobilitano e scattano le prime clamorose proteste in tutta la regione
di Enrico De Girolamo
29 dicembre 2017
10:17

C’è una bomba a orologeria pronta a esplodere che ticchetta in quasi tutti i Comuni calabresi e riguarda i circa 4.800 lavoratori Lsu e Lpu, i quali alla data del 31 dicembre si ritroveranno senza contratto. Una problematica antica, che si trascina da decenni e che sembrava essere avviata a soluzione definitiva con la disciplina a favore del superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni contenuta nel decreto legislativo n.75 del 25 maggio 2017.

 

Stabilizzazione, più facile a dirsi che a farsi

In base a queste nuove norme, chi ha maturato tre anni di lavoro come precario può essere stabilizzato e cioè essere assunto a tempo indeterminato per posizioni non dirigenziali. La prima e indispensabile condizione per approdare all’agognato posto fisso, dunque, è avere alle spalle tre anni da precario nella Pubblica amministrazione. Ma non basta. Il decreto legislativo 75/2017 stabilisce anche che gli enti possano assumere “nel triennio 2018-2020, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni di cui all’articolo 6, comma 2, e con l’indicazione della relativa copertura finanziaria”. In altre parole, se in un Comune lavorano, ad esempio, 20 Lsu, ma il fabbisogno della pianta organica per il prossimo triennio prevede solo 10 posti con quelle determinate competenze e qualifiche, soltanto la metà dei lavoratori potrà essere stabilizzata. E questo non è chiaro a tutti.


 

I soldi per i nuovi contratti ci sono

Si può obiettare che, sebbene la stabilizzazione sia un traguardo importante, ciò che per molti conta maggiormente è il rinnovo del contratto annuale. Meglio assicurarsi l’uovo oggi e sperare nella gallina domani. Ebbene, su questo fronte la situazione sembra in apparenza più rosea, perché il 19 dicembre scorso la V° Commissione della Camera dei deputati ha approvato un importante emendamento alla Legge di bilancio che prevede la copertura finanziaria per il 2018 dei nuovi contratti a tempo determinato per gli Lsu.
In pratica, lo Stato ha messo i soldi per l’ennesima proroga dei rapporti di lavoro precario nei Comuni, anche se l’emendamento è stato addolcito con la dicitura “norme finalizzate a consentire il completamento delle procedure di stabilizzazione”. Si tratta di una mezza verità, perché in effetti un nuovo anno da precario consentirebbe agli Lsu che non hanno ancora maturato i tre anni per il contratto a tempo indeterminato di raggiungere l’ambito requisito temporale.

 

Ma su tutto pende il rischio cause

Ma ecco l’inghippo: accanto a loro ci sono anche quei lavoratori che, invece, i tre anni di precariato li hanno già accumulati. Rinnovare il loro contratto esporrebbe le amministrazioni datrici di lavoro ad azioni di risarcimento danni. La riforma Maida, infatti, proprio con l’obiettivo di scoraggiare il precariato nella Pa, prevede che il lavoratore ancora non stabilizzato ma con più di tre anni di precariato alle spalle, possa fare causa al proprio ente e chiedere i danni. E su questa eventualità nelle segrete stanze dei Comuni calabresi sta scoppiando il caos.

 

Braccio di ferro nei Comuni sulla proroga dei contratti

I dirigenti ed i segretari comunali che hanno mangiato la foglia si rifiutano di firmare i pareri tecnici che devono accompagnare le delibere di giunta per la proroga dei contratti in maniera indiscriminata.
Da una parte, quindi, la Regione e molti sindaci, pressati dagli Lsu e dalle esigenze elettorali, premono perché la proroga dei contratti venga varata; dall’altra ci sono segretari e dirigenti meno compiacenti che si stanno mettendo di traverso, anche perché temono di essere chiamati in futuro a rispondere di danni erariali. Da qui la fase di stallo, che si sta consumando in queste ore con tensioni crescenti tra tecnici e politici. Qualunque sia la soluzione che verrà adottata, non sarà indolore. Tenere fuori dal rinnovo dei contratti chi ha già accumulato 3 anni di precariato significherebbe andare incontro alle ire e alle ritorsioni elettorali dei lavoratori esclusi, tanto più che le risorse ci sono e potrebbero essere spese come sollecita la Regione. Al contrario, offrire a tutti gli Lsu e Lpu un nuovo anno di lavoro a tempo determinato potrebbe preludere a una pioggia di contenziosi futuri.
Intanto si registrano da questa mattina le prime clamorose proteste, con i lavoratori che si stanno mobilitando in tutta la regione, occupando in alcuni casi le sale consiliari dei propri Comuni. Il 31 dicembre si avvicina e il ticchettio si fa sempre più forte.


Enrico De Girolamo

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