ESCLUSIVO | Sicurezza e fondi per l’infanzia: terremoto al Comune di Reggio. Aperta inchiesta

Dopo un esposto dell’associazione “Sif”, la Guardia di Finanza indaga sulla regolarità dei sopralluoghi per la verifica della sicurezza sismica degli asili e sulla concessione dei finanziamenti. Ipotizzata la violazione della legge regionale
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di Consolato Minniti
14 maggio 2018
10:35
(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Fondi concessi senza che vi fossero i requisiti; mancanza di verbali di sopralluogo; timore per la sicurezza delle strutture. Sono solo alcuni degli aspetti salienti della nuova tempesta pronta ad abbattersi su palazzo San Giorgio e che Lacnews24.it è in grado di raccontarvi in esclusiva. E questa volta la vicenda riguarda la sicurezza dei bimbi reggini che frequentano le scuole che offrono servizi di nidi, micro nidi e prima infanzia. La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, infatti, ha aperto un fascicolo concernente le modalità con cui sono state rilasciate la autorizzazioni al funzionamento di alcune strutture, che non rispetterebbero le prescrizioni imposte dalla legge regionale 15 del 2013. E non sarebbero situazioni di poco conto, considerato che si parla soprattutto di sicurezza sismica, in un territorio notoriamente ad altissimo rischio terremoti.

L’esposto della Sif

Tutto parte dall’esposto presentato dall’associazione “Scuole infanzia federate” alla Procura reggina. All’interno di questo corposo dossier, infatti, vengono poste in risalto tutte le presunte irregolarità che sarebbero state commesse nel momento in cui sono stati concessi i “funzionamenti” prima e gli accreditamenti poi. L’esposto riporta numerosi casi di scuole che hanno ottenuto tali autorizzazioni, in barba a quanto previsto dalla normativa di riferimento.


Le richieste prima della denuncia

C’è da dire che l’associazione, prima di procedere a presentare l’esposto, ha fatto numerosi passaggi preliminari tesi a verificare la regolarità delle procedure, ma con esito non positivo. La genesi risale al periodo di commissariamento del Comune reggino, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. La determina del settore “Servizi alla persona”, infatti, è del 23 luglio 2014. Il giorno dopo, la Sif effettua istanza di accesso agli atti tramite Pec, poi sollecitata nel mese di ottobre. A dicembre, con la giunta Falcomatà insediata, vi è un incontro con l’assessore di riferimento che però si rivela poco fruttuoso. Sempre nel mese di dicembre si provvede a fare una segnalazione al sindaco, mentre il 17 dicembre l’associazione entra in possesso di parte del materiale richiesto. Nel marzo del 2015, la Sif scrive una missiva a sindaco ed assessori competenti per quanto concerne «l’ottimale utilizzo dei fondi pubblici». Ma dal Comune non giunge risposta e così nel dicembre dello stesso anno, i firmatari si rivolgono al prefetto dell’epoca, anche qui senza particolari esiti. È nell’aprile 2016, infine, che della vicenda viene interessata la Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Di funzionamenti e accreditamenti, fra l'altro, se ne era occupato anche il Quotidiano del Sud, in un articolo pubblicato nel maggio 2017.

Violata la legge regionale 15 del 2013?

Ma cosa prevede la legge 15 del 2013, quella che i firmatari dell’esposto ritengono violata? Andando a spulciare si scopre che, in base a quanto stabilito dall’articolo 12, comma 2, «I comuni curano la costituzione di un gruppo tecnico per attività di consulenza sulle procedure di autorizzazione e di accreditamento. Il gruppo è composto dal dirigente del settore infanzia del comune capofila, da due coordinatore pedagogici o responsabili di servizi educativi, da due operatori del settore igienico-sanitario e della sicurezza dell’Asp, da un tecnico del settore edilizio». In sintesi, dunque, per ottenere il funzionamento e poi l’accreditamento è necessario che vi siano delle verifiche effettuate da questo gruppo tecnico. Una nota del 17 giugno 2014, da parte della Regione Calabria, fornisce alcune delucidazioni. Si dice chiaramente che «è ammessa la possibilità di concedere autorizzazioni condizionate solo nel caso in cui sia comunque garantito e verificato il possesso dei requisiti cosiddetti minimi concernenti la normativa in materia di sicurezza sismica, sui luoghi di lavoro e igienico sanitaria». Il termine perentorio per mettersi in regola, salvo deroghe, è fissato in tre anni dalla data di emissione della legge per le strutture già esistenti. Un termine che sarebbe scaduto, ma che è stato protratto sino al 30 giugno prossimo, grazie ad una proroga.

Insomma, la legge fornisce ampia possibilità alle strutture di potersi adeguare a tutti gli standard richiesti, ma l’autorizzazione condizionata può essere concessa solo in presenza di certezze assolute su sicurezza dei luoghi e sicurezza sismica, oltre che igienico sanitaria.

L’indagine della Guardia di Finanza

Ed è qui che entra in gioco il lavoro delle Fiamme Gialle. Sono loro ad aver ottenuto la delega da parte della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. I finanzieri si sono già recati a Palazzo San Giorgio per effettuare richieste di esibizione di documenti afferenti tale contesto. E, secondo quanto è stato possibile appurare, le prime risultanze confermerebbero quanto sospettato dagli autori dell’esposto: non tutte le strutture sarebbero in regola. O quanto meno, manca la conferma del possedimento dei requisiti richiesti.

Omissioni nei controlli?

Gli investigatori hanno il serio dubbio che ci siano state delle omissioni nei controlli da parte del gruppo tecnico. In buona sostanza, dalle carte in possesso delle Fiamme Gialle emergerebbero dei sopralluoghi non conformi alle vigenti disposizioni normative.

I fondi erogati

Al danno (il pericolo sicurezza), si aggiunge la beffa: il Comune ha infatti erogato i cosiddetti fondi Pac per l’infanzia anche a quelle strutture che, stando alla documentazione in possesso delle Fiamme Gialle, non avrebbero dovuto ottenere non solo l’accreditamento, ma neppure l’autorizzazione al funzionamento. Tanto più che, proprio dopo la prima visita della Finanza al palazzo di città, qualcosa si è mosso nella macchina burocratica dell’amministrazione, tanto da portare anche a delle revoche di autorizzazioni. Ma la domanda a questo punto è un’altra: se non vi erano i requisiti, tanto da procedere alla revoca, i soldi erogati dove sono finiti? Di questo potrebbe occuparsene la Corte dei Conti a ciò deputata.

Nel frattempo, però, l’indagine va avanti e al vaglio degli inquirenti c’è la seria ipotesi che possa essersi concretizzato un abuso d’ufficio nella concessione delle autorizzazioni in carenza dei requisiti di legge. Così come sono in corso accertamenti per comprendere se vi siano state dichiarazioni mendaci da parte degli stessi proprietari di alcune scuole, sul possesso dei requisiti richiesti.

Gli spazi per i bimbi e l’asilo del Cedir

Ma non finisce qui. L’esposto della Sif riporta anche altri profili che si chiede di esaminare con attenzione. Sempre la legge regionale 15 del 2013, infatti, detta alcuni requisiti che le strutture devono possedere per quanto concerne gli spazi esterni. E la richiamata nota della Regione del giugno 2014 stabilisce i criteri per quelle già esistenti. «Nei nidi d’infanzia non collocati in situazione di alta densità di popolazione – si legge nella nota della Regione – (l’area esterna, ndr) non potrà comunque essere inferiore a 8 metri quadrati per posto bambino». Per quelli collocati nei centri storici il limite scende a 5 metri quadrati. Per i micro nidi d’infanzia, invece, i limiti sono rispettivamente di 5 e 4 metri quadrati. Ebbene, stando a quanto riportato dalla Sif nell’esposto, anche la struttura comunale del Cedir non sarebbe a norma con riferimento agli spazi esterni: il numero di bambini frequentanti alla data di presentazione dello stesso era di 25, contro un cortile esterno di 70 metri quadrati.

L’evoluzione della vicenda

Allo stato, dunque, tutto il materiale raccolto dalla Guardia di Finanza è in fase di analisi e approfondimento. Toccherà alle Fiamme Gialle compendiare il tutto all’interno di un’informativa che sarà poi vagliata dal pubblico ministero competente che deciderà se esercitare l’azione penale ed in che misura. Di sicuro c’è che occorre avere presto una verità almeno sull’aspetto più importante: le strutture che ospitano i nostri bimbi sono sicure e testate dal punto di vista sismico? Ed ancora: le anomalie riscontrate riguardano soltanto le strutture presenti nella città di Reggio Calabria, o approfondimenti investigativi potrebbero portare a galla situazioni simili nel resto della provincia? E con quali esiti? Ecco, questo è un passaggio essenziale sul quale non sono consentiti ritardi. Il motivo non c’è neppure bisogno di spiegarlo.

Consolato Minniti

Giornalista
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