Quel canile di Vibo nel degrado, l'Ada getta la spugna

VIDEO | Cani sofferenti, costretti a vivere in gabbie nei loro escrementi. La denuncia è dell’associazione che lo gestisce che chiede aiuto alle istituzioni e si appresta a consegnare le chiavi in Prefettura

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di Redazione
20 luglio 2018
13:35

L’associazione Ada, che lo gestisce, chiede aiuto: ci apre le porte e denuncia l’evidenza. Alza quasi le mani in segno di resa. Davanti a noi un canile al collasso. Vibo Valentia, area industriale di località Aeroporto. Un lager nel quale gli animali vivono nei loro escrementi, che da giorni non vengono rimossi. Cani in cattività, sofferenti. Ostaggi di gabbie degradate, di un ambiente malsano. Strutturalmente inadeguato e privati delle cure di cui necessitano. Le immagini dicono tanto, ma non tutto. Non raccontano il tanfo insopportabile di un luogo in cui se ci cammini rischi di dover gettare un paio di scarpe.

«Abbiamo ereditato questo canile che ha, come si evince, una serie di carenze strutturali - afferma Antonio Zoccali, legale dell’associazione Ada -, sia da un punto di vista normativo che della vivibilità degli animali, sia l’aspetto logistico delle pulizie, impossibile da gestire». L’Ada prova a spiegare. E nella spiegazione c’è implicita, un’autodenuncia, ed esplicita una denuncia: «Con 7.500 euro al mese, la somma che il canile l’associazione non è in grado di far fronte alla potenzialità delle spese che giorno dopo giorno si stanno accumulando. Queste difficoltà si stanno aggiungendo da un po’ di tempo, stranamente, una serie di coincidenze finalizzate, secondo noi, a fare in modo che questa gestione venga messa in cattiva luce».


L’Ada chiede di aiuto, mentre si appresta a consegnare le chiavi in Prefettura. C’è qualcosa che non quadra in questa storia: qualcosa su cui approfondire. Il degrado non è solo dentro. Ma anche fuori. Come in una via laterale al canile. Quintali di rifiuti sparsi. Uno scenario desolante: ci sono anche i rifiuti del canile. «La manodopera che abbiamo ereditato dalla vecchia gestione Enpa - continua Zoccali - talvolta rischia anche di creare condizioni di disagio, perché si assenta dal lavoro o, come oggi, addirittura annuncia, senza le formalità, di rito che non si sarebbe presentata al lavoro».


C’è speranza? Forse sì. E’ negli occhi e nello spirito di una giovane volontaria. E’ qui per portare via un cucciolo a cui ha trovato una nuova famiglia. Lei conosce questo luogo. Oggi è così, ma così era anche ieri. Di chi è figlia questa situazione? Prova a darci una risposta, prima di correre dal suo cucciolo. «Ci sono state una serie di gestioni che non hanno facilitato il vivere dei cani all’interno del canile, né le adozioni. Non entro nel merito delle gestioni ma servirebbe tanta collaborazione. Con gli enti pubblici, il Comune, i volontari stessi».

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