Pasqua in Calabria

Corigliano Rossano, i riti del Venerdì Santo nella città ionica: dalle “congreghe” ai flagellanti

VIDEO | Dopo lo stop imposto dal Covid, sono ritornati i due cortei religiosi dei rispettivi centri storici a cura delle Confraternite di Maria SS. Addolorata e di Maria SS. dei Sette Dolori

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di Matteo Lauria
15 aprile 2022
15:17

Dopo due anni di arresto forzato, quest’anno i riti del Triduo Pasquale sono tornati in presenza. Terminata la liturgia del Giovedì Santo e il giro dei Sepolcri, a Corigliano Rossano il Venerdì Santo si è avviato al buio intorno alle 4,30 nei rispettivi centri storici per due riti mattutini dal grande valore religioso e comunitario: la processione delle Congreghe di Rossano (della Confraternita Maria SS. Addolorata) e quella dei flagellanti a Corigliano (tenuta dalla congrega “Maria SS. dei Sette Dolori”).

L’origine della confraternita della SS. Addolorata di Rossano – che è guidata dal Priore Umberto Corrado e conta a oggi 42 confratelli iscritti – si fa risalire al 1588, a seguito della predicazione del gesuita Simone De Franco. La confraternita Maria SS. dei sette Dolori, guidata dal Priore Franco Oranges, fu fondata, invece, verso la fine nel 1700 ed è citata come la seconda per fondazione dopo quella di S. Giacomo Apostolo.


Le congreghe a Rossano

Le Congreghe sono partite dalle quattro parrocchie del centro storico rossanese (S. Domenico, Cattedrale con l’Arciconfraternita dell’Addolorata, S. Bartolomeo e S. Nilo) con un devoto a piedi nudi, incappucciato e con in testa una corona di spine, che porta sulle spalle la Croce. Hanno visitato gli altari della “Reposizione” chiamati “subburchi” (che ogni Chiesa parrocchiale ha preparato la sera del Giovedì Santo per l’Esposizione di Gesù Eucaristia), attraversando “i vinedd” illuminati appena dalla luce dei lampioni. Gli abitanti si sono divisi nei cortei delle rispettive congreghe perché si è o si è stati parrocchiani di quella chiesa, o perché la famiglia di appartenenza è stata legata per devozione a quella Congrega.

La processione è stata aperta dai ragazzi che si danno da fare con “a tòcchita” e “a grancascia”, i tipici strumenti di legno utilizzati per richiamare la popolazione, poiché le campane delle chiese, dalla sera del Giovedì Santo, sono in silenzio liturgico. Durante tutto il percorso, preghiere e canti popolari sulla Passione di Cristo si sono avvicendati per tutta la durata della Via Crucis, che è terminata davanti alla Cattedrale.

I flagellanti a Corigliano

A Corigliano i fedeli si sono ritrovati davanti alla Matrice di S. Maria Maggiore da dove è partita la processione dei Flagellanti. Il Cristo che porta la Croce, impersonato da un fedele e circondato dalle Confraternite, ha visitato le chiese dove era eretta la Reposizione. Presso il Calvario, sono state rievocate le tre cadute di Cristo.

La congrega “Maria SS. dei Sette Dolori”, uno degli elementi caratterizzanti del movimento corporativo medievale, quest’anno avvierà un momento importante della propria realtà corporativa: «A settembre di quest’anno con la presenza dell’Arcivescovo Aloise si darà inizio al Giubileo che terminerà nel 2027 quando la Congrega celebrerà il trecentesimo anniversario dalla data di rifondazione (poiché la data di fondazione non è certa)» ha annunciato con orgoglio il Priore Franco Oranges.

Il messaggio dell’Arcivescovo

Tutta la comunità di Corigliano Rossano nel nome della tradizione ha riconfermato la storica devozione con una presenza numerosa e pregante in un momento storico mondiale di sofferenza e di dolore. «È un momento della comunità molto importante» ha commentato l’Arcivescovo Mons. Maurizio Aloise. «La celebrazione del Venerdì Santo per tutto il Meridione è intrisa di una forte carica emotiva che quest’anno acquista un valore particolare nella logica del camminare insieme, considerati i due anni di isolamento.

Questo primo momento è un punto di partenza per ricostruire la comunità e di fare sinodo in una Pasqua di Resurrezione che porti un tempo nuovo e una pace che sia prima di tutto nei cuori» ha concluso l’Arcivescovo.

Giornalista
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