I riti del Venerdì santo e della Pasqua rivivono nel Vibonese

Suggestive rappresentazioni in occasione della Settimana Santa a Serra San Bruno. Tra le più attese la “Schiovazziuni”, la deposizione del corpo di Gesù, la “Chiamata alla Madonna” e l’Affruntata. Tradizioni portate avanti con orgoglio dalle confraternite
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30 marzo 2018
10:58

La Settimana Santa in Calabria è da sempre caratterizzata da riti religiosi di origine spagnola che si perpetuano da secoli. Nel Vibonese si registrano varie processioni allestite dalle confraternite all’insegna della tradizione locale. Da Serra San Bruno, dove Venerdì Santo viene commemorata la deposizione del corpo di Cristo dalla croce (Schiovazziuni), a Pizzo Calabro, Vibo Valentia e ovviamente in tutti i piccoli centri della provincia di Vibo Valentia: suggestiva è  la cosiddetta “Chiamata da Madonna” a cui viene consegnato il Cristo morto. Riti che raggiungono l’apogeo domenica di Pasqua, quando viene rappresentato l’incontro  tra la Vergine Santissima e il Figlio risorto. Ogni comunità  - analizza il Centro studi Theotokos religiosità popolare -  chiama questa particolare manifestazione a modo proprio (foto Vieniviadiqui).

 


La si sente chiamare Cumprunta, Ncrinata, Affruntata, Svelata. In tutta la Calabria, la manifestazione religiosa, è una prerogativa della domenica di Pasqua. A tal proposito è bene ricordare che i Domenicani fin dal loro arrivo a Soriano Calabro(1510), tramite Padre Vincenzo da Catanzaro,  svolsero la loro opera di evangelizzazione tra le valli del Mesima e del Poro, alimentando l’humus su cui sono nate le Confraternite del Santissimo Rosario.

 La traslazione dell'icona di San Domenico

All’alba del 15 settembre del 1530, vent’anni dopo la fondazione del convento domenicano, l’eco del nome di Soriano risuonò in Italia, in Europa e persino in America latina, grazie all’evento relativo alla traslazione della Celeste Icona di San Domenico di Guzmán. Tale evento conferì autorità al santuario sorianese, che stabilì rapporti privilegiati con gli ambienti religiosi spagnoli devoti di quella Santa Immagine, dispensatrice di miracoli e grazie. Proprio l’opera di catechizzazione venne avviata dai frati Predicatori e dalla Confraternita del Rosario da loro fondata, dando inizio a in loco a questa specie di ‹‹teatro paraliturgico›› rivolto al volgo bisognoso di lumi, già in difficoltà nel cercare di seguire le celebrazioni liturgiche in lingua latina. Basti pensare  ai cosiddetti “concetti predicabili” di cui scrive Benedetto Croce: Padre Antonino Barilaro O.P. riporta che tali considerazioni furono stampate proprio a Soriano per volere dei domenicani.

Le rappresentazioni avviate intorno al 1645

In base a questi documenti,  Soriano ha una storia antecedente rispetto a tanti altri paesi della Calabria riguardo le sacre rappresentazioni della domenica di Pasqua. Probabilmente, i domenicani e la Confraternita di Gesù e Maria del SS.mo Rosario cominciarono ad allestire questa rappresentazione intorno al 1645; centro di questi eventi religiosi era un lungo viottolo, su cui dopo il sisma del 1659 è stato tracciato il profilo della piazza di fronte al Santuario, sull’attuale corso di via Roma. L’incontro tra Gesù risorto e la Madonna, detto dai sorianesi Cumprunta, sanciva una specie di unificazione tra i due borghi di Soriano distanti tra loro. Dopo il sisma del 1783 questo evento diventa un rito di rifondazione territoriale. Il profilo barocco della piazza trapezoidale, offre spunti di osservazione sensazionali come ben rileva l’architetto sorianese Nazzareno Davolos. Le Magnifiche rovine sono le quinte della sacra drammatizzazione e testimoniano l’apogeo  del Santuario che ancora oggi è centro di spiritualità e di preghiera.

 

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