Nuova realtà

Le ruspe che abbattono le ultime edicole di Vibo spazzano via anche un pezzo di città: viaggio tra chi resiste

VIDEO | L’ultima a sparire è stata quella di piazza Municipio, demolita su ordine del Comune. Chi ancora vende giornali lotta tra mille difficoltà: «Il cartaceo non lo compra più nessuno e la tassa sul suolo pubblico è aumentata. Quando non ce la faremo più chiuderemo anche noi»

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di Cristina Iannuzzi
2 febbraio 2023
19:15

Le edicole in Calabria scompaiono una dopo l’altra, spazzate via dall’informazione online. A Vibo Valentia l’ultima a sparire è stata quella di piazza Municipio. Oggi al suo posto c’è solo una striscia di cemento transennata dopo che le ruspe, su ordine del Comune di Vibo, l’hanno demolita. Stessa sorte è toccata ad altre edicole della città. In un’altra il cartello “Vendesi” suona come un ultimo disperato tentativo prima che scompaia per sempre.

Tra le edicole che resistono c’è quella di Michele Panzitta, che fa questo lavoro da 25 anni. Ma per far quadrare i conti ha dovuto cominciare a vendere soprattutto gadget e giocattoli.


Anche un'altra storica edicola è destinata a chiudere dopo 30 anni di sacrifici: «Fino a un decennio fa quando nei dintorni succedeva qualcosa di importante non c’era giornale che bastava, adesso qualunque cosa accada nessuno li compra più. Solo gli anziani continuano ad acquistarli, i ragazzi vanno sui social». È il prezzo del progresso. Dell’era digitale, dove tutto è racchiuso in uno smartphone. «Le vendite sono calate», conferma un altro edicolante che di chiudere l’attività non ci pensa proprio: «Dopo tutti questi anni trascorsi qui – dice Michele – mi dispiacerebbe chiudere. Dovrei cambiare lavoro e certamente anche città. Ecco perché voglio resistere».

Eppure una soluzione per frenare la crisi del settore ci sarebbe: «Abolire la tassa sul suolo pubblico – prosegue Michele –, anche perché in altri comuni è stato fatto, non a Vibo». Stesso appello lanciato da Domenico che dice: «Fino a 5 anni fa pagavo 311 euro di suolo pubblico, adesso ne pago 811. Senza contare le altre spese, dal commercialista, alle bollette fino alle tasse. Alla fine cosa ci resta? Poco, pochissimo. Quando non ce la faremo più chiuderemo anche noi», conclude amareggiato.

Giornalista
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