Precari Lsu-Lpu, Puccio: ‘Inaccettabili i ritardi nei decreti per la stabilizzazione’

Il dirigente del Pd Giovanni Puccio chiede al governo di rispettare le promesse fatte pochi giorni fa ai precari calabresi, a cui è stata promessa la stabilizzazione
di redazione
1 dicembre 2014
19:59

Catanzaro - “La stabilizzazione di circa 5 mila lavoratori Lsu-Lpu calabresi è un’occasione che non deve andare persa – ha dichiarato Puccio - La recente pubblicazione dell’apposito decreto interministeriale, emanato il 12 novembre scorso, consente ai Comuni ed a tutti gli enti calabresi interessati di aderire al bando e provvedere alla contrattualizzazione dei precari. Tuttavia si sono verificati ritardi nella pubblicazione di alcuni decreti attuativi per cui l’imminente scadenza dei termini prevista per il prossimo 2 dicembre rischia di vanificare in parte il grande risultato raggiunto”.


“Il decreto governativo, frutto anche della cabina di regia istituita a Roma sulle emergenze della Calabria – aggiunge – ha finalmente recepito le istanze del Partito democratico calabrese e delle forze sindacali che hanno condotto una vera battaglia di civiltà per ridare dignità e sicurezza economica a molte migliaia di lavoratori precari della nostra terra. È’ davvero un risultato molto importante conseguito grazie alla sensibilità ed alla correttezza istituzionale del Governo nazionale che permette ai Comuni e agli enti interessati di stabilizzare i lavoratori precari senza dover sostenere alcun costo. Il mio invito è che non si perda tempo è che tutti gli Enti calabresi provvedano a concretizzare gli adempimenti di loro competenza. Mi rendo, altresì, conto che i tempi sono davvero risicati e per questa ragione sento di rivolgere ai parlamentari calabresi l’invito ad attivarsi presso il Governo affinché si tenga conto dell’imminente scadenza e lo stesso valuti l’opportunità di riaprire eventualmente i termini di adesione al bando”.



“Questa occasione storica per chiudere la piaga del precariato – conclude Puccio – non deve tramutarsi, per colpe attribuibili ad altri, in una nuova e più’ bruciante discriminazione tra lavoratori”.

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