Il concorso di Rende: “Tanto va Infantino al lardo che ci lascia lo zampino”

Il bando revocato dal super dirigente e braccio destro del sindaco Marcello Manna è stato impugnato da cinque concorrenti che avevano partecipato alla selezione oggetto delle attenzioni del potente deus ex machina del comune cosentino

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di Pablo .
5 novembre 2018
12:48
Antonio Infantino, dirigente del Comune di Rende
Antonio Infantino, dirigente del Comune di Rende

Qualche mese fa vi avevamo raccontato delle alchimie del super dirigente del Comune di Rende, Antonio Infantino, in relazione alla revoca di un concorso già espletato. In quel provvedimento di cui vi abbiamo dato conto nel pezzo, “A Rende con le alchimie di Infantino la sera fai un concorso che revocano al mattino”. Avevamo raccontato in quel pezzo che potevano essere stati lesi i diritti di coloro che avevano partecipato alla selezione pubblica bandita dal Comune di Rende ben sei anni fa. Eravamo stati facili profeti. E infatti sono cinque i concorrenti che si sono opposti alla paradossale procedura messa in atto da Infantino proponendo ricorso al Tar. Si potrebbe mutuare il detto “tanto va Infantino al lardo che ci lascia lo zampino”.
È il ricorso, infatti, ha impugnato il provvedimento di revoca dei concorsi a due posti da dirigente tecnico e due posti da dirigente amministrativo-contabile, indetti dal Comune di Rende nel 2013 e ad oggi non portati a termine. La notifica dei ricorsi è avvenuta venerdì 2 novembre.


I ricorrenti sono assistiti dall’avvocato Giovanni Spataro, amministrativista del foro cosentino. Il provvedimento impugnato riguarda la revoca della “revoca” adottata dal super dirigente Antonio Infantino, il quale, con propria determina dirigenziale n.82 del 30/07/18, senza avallo della Giunta comunale, aveva deciso di revocare le procedure già avviate del concorso, sulla base di presunte e generiche ipotesi di illegittimità riscontrate negli atti prodotti, tra l’altro, dalla gestione del Commissario straordinario di Maurizio Valiante, di cui lo stesso Infantino era uno stretto collaboratore.


 

Sulla vicenda, i consiglieri comunali di minoranza avevano prodotto una serie di interrogazioni allo stesso sindaco Manna, il quale, non ha ritenuto di dare nessuna risposta. Sostanzialmente un tacito consenso al suo braccio destro Infantino. I consiglieri comunali di minoranza avevano anche richiesto l’accesso agli atti sulla procedura concorsuale, al fine di verificare le illegittimità addotte dal dirigente rendese nel revocare i concorsi, illegittimità del quale, paradossalmente, si è accorto dopo ben sei anni, un'anomalia che, secondo autorevoli indiscrezioni, sarebbe scaturita dal fatto che, proprio su quel concorso avrebbe messo gli occhi lo stesso Infantino, ai fini di rendere definitivo il suo incarico al Municipio di Rende, considerato che, il suo incarico a tempo determinato decretato dal sindaco Manna stia per concludersi con l’approssimarsi della fine della legislatura.
Supposizioni, malelingue? Possibile. Tuttavia, il dirigente non si fa trovare agli appuntamenti per le attività di accesso agli atti, ostacolando di fatto, l’esercizio della funzione di controllo dei consiglieri comunali prevista per legge.

 

La procedura di revoca del concorso attivata da Infantino, sostanzialmente poggia le sue motivazioni partendo da una considerazione di carattere amministrativo: le procedure concorsuali attivate 6 anni fa non sarebbero più rispondenti all’attuale interesse pubblico e/o incompatibili con l’attuale situazione di fatto. Una motivazione a ben vedere illogica e forse poco lecita. Una anomalia che viene ben evidenziata nella giurisprudenza del ricorso al Tar. Al super dirigente, infatti, dovrà essere sfuggita la circostanza che esiste il D.L. n. 90/2014 (convertito in L. 114/2014), in base al quale, le assunzioni dei dirigenti per il 2019 con nuovi concorsi possono effettuarsi in base alle percentuali del 100% dei cessati nel 2018, più i resti del triennio 2015/2017, ovviamente, nelle percentuali definite per legge. Purtroppo per Infantino, tuttavia, “cessati” nel 2018 non ve ne sono, dal momento che, a Rende, dirigenti a tempo indeterminato non se ne vedono più dal 2011. Alla luce di ciò, ne consegue che, se il Comune di Rende non darà corso ai concorsi revocati, rimarrà senza le risorse disponibili per assumere personale con qualifica dirigenziale.


E’ chiaro dunque, che esiste la sussistenza di un interesse pubblico esattamente contrario rispetto all’annullamento delle procedure concorsuali messe in atto da Infantino, proprio perché la regolare copertura dei posti dirigenziali potrà aversi solo consentendo la conclusione delle procedure avviate nel 2013.
Il Comune di Rende, in altri termini, non ha le risorse economiche per assumere dirigenti con nuovi concorsi, ciò è un dato di fatto, che le alchimie di Infantino e la sua amministrazione creativa non potranno mutare.
Paradosso dei paradossi poi, sembra che il provvedimento abbia ricevuto anche il parere di regolarità contabile sugli atti relativi al fabbisogno di personale 2019 -2021 e al piano delle assunzioni 2019 adottati con delibera di giunta. A firmare il parere: Antonio Infantino in qualità di Vice Segretario Generale. Insomma, Infantino se la canta, Infantino se la suona. I concorrenti che hanno impugnato il provvedimento di Infantino, tuttavia, ci tengono a precisare che loro hanno chiesto la revoca per la sola parte relativa all’ assunzione dei dirigenti. La precisazione è utile, per smentire, quello che, invece, sembra che hanno fatto circolare gli ambienti legati all’amministrazione comunale e allo stesso Infantino, e cioè che, oggetto del ricorso al Tar fossero anche i provvedimenti con i quali, una parte del personale comunale, ha già ottenuto nel corso dell’anno il passaggio dal part time al full time e quello in attesa del completamento orario. Una notizia che, aveva creato nel personale un certo scompiglio.
Dopo l’ennesima performance amministrativa di Antonio Infantino, oggi messa in discussione da un solido e corposo ricorso al Tar, sorgono spontanei alcuni interrogativi, ai quali dovrebbe rispondere soprattutto il segretario generale del Comune.

Da cronisti ci chiediamo come mai il segretario generale Lizzano, non abbia ritenuto, ad oggi, di prendere alcun provvedimento anche sotto forma di chiarimento? E ancora. Non dovrebbe essere il segretario generale a tutelare l’ente mettendo in guardia gli organismi amministrativi dall’assumere atti che potrebbero essere viziati? In attesa delle determinazione del Tar, magari, sarebbe gradita una qualche presa di posizione del dottor. Lizzano


Pablo

 

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