La fiducia

Manovra, dalla Camera via libera al testo: alla Calabria 440 milioni di euro per il dissesto idrogeologico

Il testo passa con 221 sì, 152 no e 4 astenuti dopo giorni di polemiche. Il ministro dell'Economia Giorgetti: «È come gli aerei, quando c'è un po' di turbolenza, l'importante è atterrare». La finanziaria adesso approderà al Senato per un iter blindato il 27 dicembre. 

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di Redazione
24 dicembre 2022
07:57
La Camera dei deputati
La Camera dei deputati

Ok della Camera dei deputati alla fiducia al governo sulla manovra: 221 sì, 152 no e 4 astenuti. La finanziaria adesso approderà al Senato per un iter blindato il 27 dicembre. La Calabria incassa 400 milioni per il dissesto idrogeologico.

Intorno alle 23:30 l'Aula della Camera ha ultimato l'esame degli articoli della manovra. Sono stati approvati gli emendamenti presentati dal governo alle tabelle. L'Assemblea è quindi passata all'esame dei circa 240 ordini del giorno.


«È come gli aerei, quando c'è un po' di turbolenza, l'importante è atterrare». Le parole del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti raccontano il volo della legge di bilancio, tormentato da imprevisti anche prima di toccare terra.

Alla Calabria vanno 440 milioni di euro, spalmati su quattro anni, per prevenire e mitigare il rischio idrogeologico e idraulico, nonché per le finalità di sostegno all'occupazione previste da un decreto del 1993 in cui c'era anche il finanziamento per i forestali. Sono stanziati «in favore della regione Calabria» 50 milioni per il 2023, 100 per il 2024, 170 per il 2025 e 120 per il 2026, "a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2021-2027". L'assegnazione, «è ricompresa nel Piano sviluppo e coesione della regione Calabria».

L'emendamento per inserire la Carta cultura giovani nei giorni scorsi aveva di fatto escluso i fondi per l'acquisto di Villa Verdi da parte dello Stato, per la cui salvezza un mese fa si era impegnato il ministro Gennaro Sangiuliano. Un errore, una svista, un ripensamento, non è chiaro. Fatto sta che il governo, a ridosso della maratona notturna in Aula, ha inserito la residenza che fu del compositore fra le esigenze indifferibili: così sono stati spostati 20 milioni di euro dal fondo del ministero dell'Economia a quello della Cultura, modificando una delle tabelle allegate al provvedimento da 35 miliardi di euro complessivi.

«Una forzatura», protestano le opposizioni, anche perché su Villa Verdi «era già stato discusso un emendamento in commissione».

È l'ultima di varie retromarce e correzioni in corsa. Come per il refuso che eliminava il tetto al contante assieme alla norma sul Pos. O l'emendamento da quasi mezzo miliardo per i Comuni, senza copertura, che dopo i rilievi della Ragioneria di Stato ha costretto a un passaggio supplementare in commissione Bilancio per lo stralcio.

«Nelle due notti in commissione non c'era nessuno dei funzionari del Mef e della Ragioneria - la versione del deputato di FdI, Federico Mollicone -: dovevamo mandare delle mail con risposte che arrivavano la mattina dopo. C'è stato un caos amministrativo e non politico". Accuse respinte al mittente. I tecnici, taglia corto Giorgetti, "hanno lavorato tanto, sono tutti stanchi».

L'ultimo pomeriggio lo hanno trascorso sulle ultime due modifiche prima di andare in Aula. Oltre a quella per Villa Verdi, anche una che stanzia 400mila euro (sempre risorse dell'esecutivo) per contrastare la peste suina in Piemonte, su cui in commissione non si era trovato l'accordo politico per usare il fondo parlamentare. La svolta, raccontano le opposizioni, è arrivata per il pressing di Lega e FdI, ed è stata tradotta in due emendamenti del governo alle tabelle, da approvare in Aula dopo la votazione sulla fiducia, che invece si mette solo sul testo della legge.

Il dibattito finale è stato solo la sintesi di una settimana di tensioni fra maggioranza e opposizioni. Non solo sulle misure, dalla stretta al Reddito di cittadinanza (da cui non scompare l'offerta congrua, perché l'emendamento ad hoc non è stato ben calibrato) alla norma sulla caccia in città, che Avs vuole impugnare in Europa. Ma anche sui metodi: il Pd ha occupato la presidenza della commissione alla prima seduta disertata dalla maggioranza, il Terzo polo ha abbandonato i lavori nella fase finale, e il M5s ha protestato ieri con un presidio in Aula a fine lavori.

Giorgia Meloni ritiene ampiamente superato il primo esame. «È una manovra in un momento difficile, non fa miracoli ma aiuta tante persone», nota il vicepremier Matteo Salvini.

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