Sognando la Calabria: quando vivi in Umbria e non ne puoi più della campagna di Don Matteo

La calabrese fuori sede la riconosci subito perché al primo caldo estivo smania di ritornare sulla spiaggia dell’infanzia lasciandosi alle spalle lavoro e party, panorami agresti e festival jazz

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7 agosto 2018
16:21
Don Matteo fa ormai parte del paesaggio umbro
Don Matteo fa ormai parte del paesaggio umbro

La riconosci subito, la calabrese fuori sede. Quella che nasce al mare e vive “oltreconfine”, di prima o seconda generazione. Non dall’accento. Non dalle abitudini alimentari (fuori sede si mangia pochissimo, che in estate la prova costume “al paese” è un’ordalia!). Non dalle caratteristiche fisiche. La calabrese fuori sede è quella che soffre d’ansia migratoria. In pratica, un’anatra marzaiola su due gambe.
Commercialiste, maestre, baby sitter, donne delle pulizie, notai, avvocatesse, baronesse Mazzanti-vien-dal-mare... Tutte irrequiete come la marzaiola in primavera. Tutte con una smania di prendere il largo, che un uccello di passo in confronto è stanziale. Tutte con lo stesso sensore magnetico allineato con la A2, che indica una sola direzione: Reggio Calabria!

 


Rotta verso Sud

Il gps calabro si attiva con le feste pasquali, ed in ogni caso impazzisce con:
• l’ora legale
• l’innalzarsi delle temperature
• le vetrine primavera estate
• le prime foto di piedi su Facebook
• I primi hashtag #summer #mare #marenostro su Instagram

 

Social Drama Queen

Per la calabrese fuori sede la diffusione dei social è stata le-ta-le. Una tempesta di fuoco da far tremare le vene dei polsi. E visto che prevenire è meglio che curare, la portatrice di ansia migratoria bonifica Facebook. Blocca in aprile i profili con foto troppo feroci. La pagina del lido. La spiaggia dell’infanzia. I parenti. La fotografa. Il lounge bar. Il diving. Gli amici in barca. A famigghia.
Vade Retro Satana.
Andate via.
Vi odio tutti.
Lasciatemi al buio e in silenzio.
Sparite qui e ora.
Vogghiu dormu. Vogghiu moru.

 

La bellezza inutile

Se poi - tragedia! - il lavoro la inchioda in città ALTRE, è condannata. Vittima della malasorte. Il borgo medioevale? L’inutile abbellimento di troppo Appennino. La campagna più ammirata? Stacci tu. Il festival jazz? Portatemi via! ED SHEERAN che compra casa nel posto dove tu non vivresti neanche morta? GEORGE LUCAS che compra casa nel posto dove tu non vivresti neanche morta? I SAVOIA che comprano casa nel posto dove tu non vivresti neanche morta? GWINETH PALTROW in vacanza dove tu non andresti neanche morta?

 

Calabria Uber Alles

La calabrian-expatriate è una insopportabile rottura per quelli che la circondano. Monotematica. Insoddisfatta. Piagnucolosa. Modalità perenne: prigioniera ad Alcatraz. Soffre di dispercezioni visive. Vive di faziosità. I due anni di asilo al Cottolengo di Tropea contano più della laurea in filologia moderna. Ragionare sul bello delle regioni gentili e civili, puro artificio retorico...
La risposta è dentro di lei. Ma è sbagliata.

 

Gli altri

Siparietto. Tramonto tra gli alberi. Campagna lussuosa. Chaise longue sul prato. La bolla stappata per te dagli amici del cuore. E te, la versione odiosa di te, che te ne sta lì, da privilegiata annoiata che Paris Hilton scansate proprio, pensando con le lacrime agli occhi alla “cannistra dei rustici di zia Ottavia al lido La Pineta quando eri bambina”. Roba che se solo ti leggessero nel pensiero si incazzerebbero anche. E a ragione.

Ma tant’è. Non è colpa sua se l’Umbria è tutta campagna. Non se le merita, quelle migliaia di ettari di terra. Che c’azzeccano con lei? Mica è Don Matteo…


Monica La Torre

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