Lunghi coltelli

Io, soreta e tu (o del fuoco amico)

Vuoi vedere che, mentre tutti chiedevano alla Meloni di rimuovere la fiamma dal simbolo, Salvini e Berlusconi suggerivano a Giorgia l’aggiunta di una foto del Duce all’Agro Pontino? Si chiama “fuoco amico”. Proprio così. E arde alla grande

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di Antonella Grippo
16 agosto 2022
09:15
Salvini, Meloni e Berlusconi
Salvini, Meloni e Berlusconi

L'idea dell'unità di intenti del centrodestra è plausibile quanto la possibilità di acquisto della Fontana di Trevi dal canto dei malcapitati avventori della bancarella di Totò. Ci credono solo i "polli delle Libertà" e fingono di crederci Giorgio Mastrota, Marco Columbro e Susanna Messaggio, che, se acchiappano una Bic, ci riavvolgono il walkman degli anni '90. La coalizione, accreditata dai sondaggi come vincente, in realtà appare pervasa da crepacci. Matteo, Giorgia e Silvio si amano più o meno come Brenda e Kelly di Beverly Hills nella vita reale.

Il Cavaliere, metastorico e metafisico, al pari di Gloria Swanson nel ciak finale di Viale del tramonto, se ne fotte dei soci di cordata: non concorda alcunché, procede per Categorie dello Spirito (miracoli italiani e prodigi fuorisacco). Identico a se stesso e inamovibile, si rifiuta di negoziare la sua antica aura azzurra a vantaggio di questo o quel compagno di viaggio. Il suo partito è un trip, un fascio di elettroni mistici irradiati da Antenna 3, ancor prima che da Mediaset e dalla fattucchiera Iva Zanicchi. Berlusconi, alla stregua del Padreterno, è l'unico Essere che, per regnare, non ha bisogno di esistere (Baudelaire). Ci aveva provato pure Tony Binarelli, senza successo alcuno. E comunque, a dispetto della sua indole taumaturgica, Silvio ama spesso confondersi tra gli umani di Retequattro, per propugnare pensioni più pingui e tasse meno corpose. In ogni caso, rappresenta il più estremo dei paradossi: l'Incorporeo popolare. La surrealtà che si fa "cummenda" di Brianza.


Matteo, al contrario di Dio, è terribilmente carnale. L'unica consuetudine ultraterrena che intrattiene, da tempo immemorabile, è quella con la Madonna di Pompei. Ad un certo punto, però, Draghi gli ha hackerato pulsioni e palpiti leghisti. Del resto, è notorio, il Supremo Contabile, al contrario del Capitano, non ama l'olezzo di sudore dei trattoristi valbrembranici. Salvini, pur di apparire all'altezza asfittica e terrea delle consortorie finanziarie europee, ha tirato fuori il vestito plumbeo della festa, con lo stesso impaccio di Renato Pozzetto ne Il ragazzo di campagna. Dopo di che, una volta liberatosi dell'idolatria Mariana, è tornato alle origini. L'impresa, allo stato, si rivela tutt'altro che agevole, stanti i sondaggi non propriamente favorevoli al Carroccio. Ci vuole un colpo d'ali. Non è che puoi ambire al target degli AC/DC, se solo ieri, ogni due e tre, reclamavi ininterrottamente la benevola attenzione del Drago ripetendogli, con la gioia crescente di un bambino senza braccioli in riva al mare di Cesenatico, «Guarda come dondolo!».

Tutto da rifare. Da Grezzago lombardo a Cotronei. Ed è improbabile che si possano reiterare i numeri del 2018, anche laddove Matteo decidesse di ostentare lo scalpo di Giorgetti a Chieti. E poi, c'è sempre da fare i conti con i periti agrari del NordEst, in combutta da sempre con certo Luca Zaia da Conegliano. Il Friuli Venezia Giulia, invece, ha un non so che di Fedriga(fo). Meglio non fidarsi. Dopo di che, occorrerebbe spiegare un altro triplo salto mortale carpiato: la difficilissima "convivenza", nella dottrina salvinica, tra il nazionalismo di Alain de Benoist ed il suo contrario. E cioè, quell'Alvin Rabushka, inventore della flat tax e discepolo dell'ultraliberista Milton Friedman.

Tutto ciò mentre devi prestare attenzione alla ferocissima Giorgia, già in pole position. Lei è donna di fuochi e fiamme, che difficilmente prenderà congedo dalla simbologia del suo background. Le chiedono di abiurare la scintilla che promana (secondo le malelingue) dalla tomba trapezio del Duce. Come dire, perché non ti decurti l'elettorato, ripiegando sullo stesso numero di voti del cespuglietto di Toti? Meloni, d'altra parte, ha già condannato le leggi razziali del ventennio, ritenendole infami. Una roba alla Catalano, insomma, della serie: Candy Candy è meglio di Hannibal Lecter. Non pretenderete mica che la ragazza della Garbatella ora dica che il Vittoriale è l'unica erezione riuscita di D'Annunzio o che rinunci a considerare Badoglio uno sfigato per il solo fatto di essersi arreso ad Eisenhower! Certo, potrebbe rivelare, ad esempio, che le Camicie nere di Marinetti non erano poi 'sti figaccioni dal tratto ariano ma, più verosimilmente, precursori della non fulgida bellezza di Pippo Franco, Piero Focaccia, dei fratelli Santonastaso e di Giovanni Donzelli. All'immagine di Giorgia gioverebbe di sicuro il più ardito dei revisionismi: Almirante in realtà nacque in una Bottega Oscura da un relazione tra il nonno di Che-Guevara, Rosa Luxemburg, Anna Kuliscioff ed il prozio di Saragat. In nome di cotanta parentela, catturò Mussolini a Dongo, in concorso con Pedro e Bill. Se Giorgia lo dichiarasse, saremmo tutti liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento. Sennonché, pare che Salvini e Berlusconi preferiscano la versione fascia, cazzuta e cameragna della socia. Per impedirne l'avvento a Palazzo Chigi. Sublime perfidia del fuoco amico. Costi quel che costi. Altro che "io, soreta e tu".

Giornalista
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