Il ricordo

La voce di Antonio Megalizzi non si ferma, la sorella Federica: «Vive nel sogno europeo di tanti giovani»

VIDEO | Nel 2018 il giovane giornalista radiofonico, nato a Trento ma di sangue calabrese, moriva in un attentato a Strasburgo. Il suo impegno per la diffusione di una coscienza Europea prosegue attraverso l’attività della Fondazione costituita dai familiari e intitolata alla sua memoria (ASCOLTA L'AUDIO)

 

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di Anna Foti
17 dicembre 2021
07:00

Gioioso e ironico, curioso e intraprendente, impegnato e appassionato. Antonio Megalizzi, che fin da bambino adolescente non rinunciava nonostante la sua timidezza a parlare con la gente, a fare domande e a cercare risposte, è diventato l’eterno ragazzo Europeo che oggi ha ancora molto da dire e raccontare. Grazie all’impegno della Fondazione costituta dai familiari, la sua voce non si è spenta nel dicembre del 2018 a Strasburgo, nel cuore di quell’Europa che lo aveva conquistato e al racconto della quale aveva con successo dedicato la sua viscerale passione radiofonica, la sua intensa attività di reporter, il suo vivo interesse per la comunicazione e la scrittura, la sua insaziabile sete di conoscenza.

11 dicembre 2018 a Strasburgo

Proprio in quel luogo pulsante, dal quale e del quale instancabilmente raccontava, rimase vittima del fuoco aperto nello storico mercatino natalizio, dal suo coetaneo Cherif Chekatt, ventinovenne francese di origini algerine, l’11 dicembre 2018. Un attentato terroristico in cui, con Antonio, persero la vita altre cinque persone, compreso il responsabile. Raggiunto da un proiettile alla testa, Antonio era parso subito in gravissime condizioni. Nulla poté essere fatto per salvarlo. Morì tre giorni dopo, il 14 dicembre 2018. Antonio aveva 29 anni e tanta voglia di vivere, di raccontare, di mettere la sua voce al servizio di una identità europea sempre più forte, sempre più consapevole, sempre più condivisa.


«Ma perché la gente non conosce l’Europa?», si chiedeva Antonio. In questa domanda, ancora oggi cruciale, e in questa urgenza ancora attuale si condensano la sua vita e il suo impegno.
Spirito intensamente cosmopolita, Antonio, nato e cresciuto a Trento, aveva un profondo legame affettivo con la Calabria e con Reggio, terra d’origine dei genitori AnnaMaria e Domenico. «Siamo nati a Trento ma sempre dicevamo di avere sangue calabrese», racconta la sorella Federica.

Il ricordo della sorella Federica

«Eravamo molto complici e la sua mancanza nella mia vita è immensa. L’attività della Fondazione aiuta ma ogni giorno sento la nostalgia di quella presenza, di quella voce che ogni mattina mi chiedeva un punto di vista su qualcosa che era successo, mi stimolava ad avere interesse per quanto accadeva intorno, pungolava la mia coscienza, sollecitava l’osservazione della realtà e la sua analisi critica. Era un costante e prezioso invito ad allargare lo sguardo. Poi c'erano le passioni in comune, la musica, il cinema e quella speciale intesa per la quale lui iniziava una battuta, io la completavo e viceversa», ricorda la sorella Federica Megalizzi. Aveva 24 anni quando ha perso Antonio, un fratello, un amico, un punto di riferimento saldo. Oggi è molto attiva nella Fondazione intitolata alla sua memoria. «Antonio continua a vivere in ogni passo in avanti che riusciamo a compiere per accorciare le distanze tra l’Europa e gli Europei, tra l’Unione e la sua cittadinanza», evidenzia ancora Federica Megalizzi.

Trentino di sangue calabrese, cittadino europeo

Dunque trentino e calabrese, Antonio soprattutto si sentiva ardentemente cittadino europeo e, pertanto, aveva scelto di porre la sua appassionante attività di racconto al servizio della corretta e accessibile informazione sulle istituzioni dell’Unione e della costruzione di una comune e forte coscienza europea che tenesse bene a mente l’importanza dei valori della Pace e dell’Integrazione.


Per queste ragioni la sua voce non deve essere fermata, va lasciata decantare e ascoltata. Grazie alla Fondazione che porta il suo nome, Antonio continua a parlarci, anche attraverso i tanti giovani che da allora ogni anno partecipano alla maratona radiofonica in sua memoria e ai contest proposti dalla stessa Fondazione per sensibilizzare sulle tematiche europee e dare un contributo al proseguo del suo lavoro e al coinvolgimento delle giovani generazioni.

L'impegno e la passione di Antonio Megalizzi

Il suo percorso inizia come tecnico di regia e programmatore musicale all’emittente RTT la Radio. Qui si manifesta in tutta la sua grandezza la passione per la radio, “mezzo di unica bellezza e dal raro sapore intimista che accarezza il nostro udito ogni giorno”, si legge sul sito della fondazione Megalizzi.

Mentre si laurea in Scienze della Comunicazione a Verona, conseguendo anche un corso di alta formazione in Social Media Marketing, nel 2014 approda a Rai Trentino come autore e speaker del programma “Tesi di laurea – La Movida delle idee” in onda su Radio 2.
Ma è nel 2015 che la sua passione radiofonica si fonde con la nascente ispirazione Europea, quando frequentando la summer school a Bruxelles, immagina come e quanto grande sarebbe stata davvero l’Europa se la cittadinanza ne avesse potuto meglio conoscere le istituzioni, comprendere i meccanismi, condividere i valori; se davvero, cioè, la cittadinanza avesse sentito l’Unione Europea più vicina.

«Ha accanto la fidanzata Luana Moresco, quando scocca la scintilla e si innamora dell’Europa, dei suoi valori, cogliendone però anche i tratti critici relativi alla necessità di tessere un rapporto tra cittadinanza e istituzioni, di accorciare le distanze e combattere la disinformazione, dando voce e corpo alla grande scommessa e alla risposta storica straordinaria che l’Europa rappresentava. Questa era la sfida comunicativa che aveva abbracciato con passione e determinazione e che, come Fondazione, ci proponiamo di portare avanti», spiega ancora Federica Megalizzi.

Il ruolo di caporedattore della redazione italiana di Europhonica, il format radiofonico europeo sull’Unione europea, composta da 25 ragazzi provenienti da tutto lo Stivale, da Trento fino a Catania, dopo la partecipazione e il brillante superamento delle selezioni, è la strada apertasi per realizzare quell’ispirazione.

Oltre cento pezzi radiofonici sull’Ue in quattro anni, quaranta ragazzi ai quali ha trasferito passione e saperi, decine di trasferte al Parlamento europeo. Ecco cosa scandisce le sue intense giornate.

Non era solo la voce il suo strumento. Antonio amava scrivere, spaziando tra romanzi, racconti, saggi, articoli per blog e siti d’informazione, format radiofonici e televisivi. Nel 2015, scrive un saggio intitolato “Postpolitico. Tutti a casa. E nessuno in cabina elettorale” in cui offre la sua analisi dell’avvento dei social network nel mondo politico. Intenso è anche il suo racconto pacifista intitolato Cielo d’Acciaio.

Tutto questo mentre lavora come autore, speaker, direttore artistico e commerciale di Radio 80 Forever Young di Trento. Ma ancora c’è tanto da imparare e così si iscrive al corso di laurea magistrale in European and International Studies all’Università di Trento e matura il nuovo obiettivo dell’Erasmus in Lussemburgo. Avrebbe fatto ancora tanta strada e non si sarebbe stancato. La laurea è arrivata ad honorem lo scorso luglio alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e anche gli altri sogni di Antonio saranno realizzati dalla Fondazione.

Il sogno Europeo e la Fondazione Antonio Megalizzi

Antonio non ha avuto il tempo di fare tutte le cose che certamente avrebbe fatto con impegno e passione e niente potrà cambiare i fatti di quel giorno drammatico. É possibile però seguire le orme che ha tracciato e continuare la sua opera attraverso le sue parole, nella cui forza credeva, alle quali teneva e che reputava uno strumento di conoscenza e di incontro tra persone e coscienze. È possibile diffondere i suoi valori. Per questo nasce la fondazione Antonio Megalizzi per coltivare il sogno Europeo in cui Antonio credeva profondamente, attraverso iniziative volte allo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività, alla formazione e all’educazione e alla comunicazione e l’informazione al fine di rafforzare un’identità collettiva nazionale ed europea.

«Tra i progetti più rappresentativi, che anche ad Antonio sarebbe piaciuto, c’è quello degli Ambasciatori della fondazione Antonio Megalizzi inviati nelle scuole per sensibilizzare sul tema della cittadinanza europea. Lui sarebbe oggi certamente contento di vedere come il sentimento europeo si mantiene vivo e come tanti giovani, ispirati dal suo lavoro, si mettono in gioco», sottolinea la sorella Federica Megalizzi.

Un fresco vento che non smette di spirare, grazie alle idee che circolano e alle persone che si mobilitano, sostenendo la Fondazione, contribuendo e aderendo alle sue numerose iniziative.

«Europa perché lo dice la storia: le alternative sarebbero inimmaginabili ed essenzialmente tragiche», di questo era convinto Antonio. Dunque per lui l’Europa era ciò che la Storia ci aveva lasciato in eredità, senza la quale il progresso umano e sociale non avrebbe avuto un seguito compiuto. Un’eredità essenziale che muove energie positive lasciata da un’ispirazione autentica, perché tale era e rimarrà per Antonio l’Europa.

 

Giornalista
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