Fuga all’estero

Dal Cosentino al Giappone, Giovanni e i suoi 10 anni lontano dalla Calabria: «Qui non avevo futuro»

VIDEO | Dopo l'ennesimo inconveniente al lavoro, a 25 anni decise di prendere il primo volo e andarsene in Australia. Lì ha incontrato la sua futura moglie e l'ha seguita fino all'estremo oriente, dove si è costruito un futuro ricominciando da zero per la seconda volta (ASCOLTA L'AUDIO)

di Francesca  Lagatta
19 febbraio 2022
08:44

Andare all'altro capo del mondo pur di lasciarsi alle spalle la Calabria e i suoi mille soprusi, le incertezze e un futuro che non c'è. È quello che è successo a un giovane di Tortora, Giovanni Rattacaso, 36 anni ancora da compiere, che ha da poco tagliato il traguardo dei dieci anni all'estero, prima in Australia, poi in Giappone. Mentre lo racconta ha il sorriso stampato in faccia di chi alla sua età ha realizzato metà dei suoi sogni e ha già comprato una casa di proprietà, una villetta indipendente da 140 mq.

Lo dice cosciente del fatto che se quel giorno di fine estate del 2011 non avesse avuto la brillante idea di prendere il primo aereo e scappare via dalla sua terra, oggi probabilmente sarebbe al massimo il proprietario di una bicicletta, che userebbe per andare in un posto di lavoro di quelli sempre in bilico, precari, sottopagati, in cui si calpestano diritti e dignità. Giovanni è tornato in Calabria nel dicembre scorso per motivi famigliari ed ha approfittato per rivisitare quei luoghi che lo hanno visto crescere: «Oggi come allora - dice a LaC News24 - non riesco a vedere un futuro qui in Calabria, davvero, non so che cosa avrei fatto se fossi rimasto qui». Il ritorno a casa, quella di Sendai, nel nord est del Paese nipponico, è previsto tra pochi giorni.


Quel giorno in cui cambiò tutto

L'avventura all'estero di Giovanni comincia a settembre del 2011. Come tanti suoi coetanei, in quel periodo passa l'estate a sgobbare in una struttura ricettiva della Riviera dei Cedri per dieci ore al giorno, senza pause, senza giorni di riposo, senza pietà, e alla fine litiga con il suo datore di lavoro per il ritardo dei pagamenti. Giovanni da tempo sta maturando l'idea di andare via dalla Calabria, di andare in un posto dove esista la meritocrazia, dove la parola data sia sacra e soprattutto dove i diritti non siano scambiati per favori e non ci sia bisogno di implorarli. Quell'ennesima litigata con il suo capo è la goccia che fa traboccare il vaso della sopportazione. Giovanni sale sul primo aereo, direzione Australia, senza troppi soldi in tasca e nemmeno la più vaga idea di un posto dove dormire. «L'ultimo stipendio è andato a ritirarlo mio padre quando io ero già dall'altra parte del mondo», dice Giovanni, che nel frattempo aveva già trovato un nuovo impiego. «Nel nuovo continente sono bastati appena venti giorni».

Incredibile ma vero. «Certo, è stato difficile andare via. Sono figlio unico e un po' mi è dispiaciuto lasciare la mia famiglia, anche perché non sapevo quando sarei tornato». E a dire il vero, all'inizio, Giovanni voleva solo far sbollire la rabbia e fare una nuova esperienza. «Solo che quando ti allontani dall'Italia cominci a innamorarti di quello che funziona e poi tornare diventa sempre più difficile». Così, Giovanni non torna.

L'incontro con la donna della sua vita

Il giovane tortorese è in Australia da un po' di tempo e comincia a prendere lezioni di inglese. Nel tragitto si imbatte in ragazza e rimane folgorato dalla sua bellezza. I due si frequentano, si piacciono, iniziano una relazione. Ma per lei, che è giapponese, l'esperienza australiana volge al termine e deve tornare nel suo Paese. «Se l'ho fatto tre anni fa - pensa -, posso farlo anche adesso». Giovanni è pronto a mollare tutto e a ricominciare da zero. Pochi giorni più tardi vola in Giappone per seguire la sua amata, anche se non sa dire una parola in lingua nipponica. Poco male, anche stavolta trovare lavoro è un gioco da ragazzi. Giovanni viene assunto in una multinazionale e con un contratto in regola, e a tempo indeterminato, può subito cominciare a sognare il futuro.

La giovane coppia si sposa, poi si presenta in un istituto di credito e chiede di accendere un mutuo. Bastano le buste paghe di entrambi e pochi giorni perché la casa dei loro sogni, indipendente e con un grande giardino, si materializzi davanti ai loro occhi. «La banca - ha detto Giovanni - ha finanziato il 100% dell'acquisto». In Italia è fantascienza. A coronare il loro sogno d'amore arriva anche una bimba, che oggi ha 14 mesi. In Giappone avere dei figli non è solo roba da ricchi.

Il blog di successo

Le difficoltà nella sua terra natìa, però, non hanno reciso il legame con le sue origini, tanto che Giovanni anni fa ha aperto un blog di successo che si chiama proprio "Calabrese in Oriente". Attraverso i canali social, il 35enne racconta la sua vita in Asia e in particolare le differenze con l'Italia. Certo, nemmeno in Giappone è tutto rose e fiori, come in ogni altro posto del mondo, ma per chi ha voglia di fare non c'è paragone con i coetanei rimasti nel Belpaese. In Giappone, la meritocrazia esiste ancora e la corruzione in politica, che pure c'è, è motivo di dimissioni e non valore aggiunto per candidature e posti di rilievo. Ma soprattutto gli stranieri trovano accoglienza e possibilità illimitate («i giapponesi amano l'Italia in modo impressionante»), permettendo a tutti di costruirsi un futuro senza per forza fare ricorso a raccomandazioni e spintarelle. Unica pecca, ci sono troppe ore di volo a dividerlo da famiglia e amici. Anche le rose hanno le spine.

Ma in questi anni non c'è mai stato un ripensamento, un tentennamento: «Non mi sono mai pentito di aver fatto questa scelta, semmai dovevo andarmene prima». Perché sì, di coraggio ne ha avuto ad andarsene, Giovanni, ma forse gliene sarebbe servito di più per rimanere e guardare da vicino la sua terra senza avere la speranza di poterla cambiare.

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