Scalea, la storia di Pietro che sogna un po' di cibo e di calore umano

FOTO-VIDEO | L'uomo vive in un rifugio di lamiere e cartoni alle spalle della stazione ferroviaria. Rimane al freddo per molti mesi circondato da sporcizia e degrado ma spera nel futuro

di Francesca  Lagatta
10 gennaio 2019
13:18

Pietro Pace è un uomo di 59 anni, da 14 vive in una baracca costruita sotto un albero alle spalle della stazione ferroviaria di Scalea, mangia quando può e ammazza il tempo dormendo. Non vede i suoi figli da tempo, è finito in strada dopo aver divorziato dalla moglie, che lo avrebbe tradito con il suo amico mentre lui si trovava ricoverato per un incidente stradale. A un certo punto ha dovuto scegliere tra l'avere un tetto sulla testa o pagare alimenti per moglie e figli, ma la vita incerta e nemmeno un bagno dove farsi una doccia calda gli hanno fatto perdere pure il suo vecchio lavoro di marmista. Così è rimasto solo, circondato soltanto da miseria e angoscia, ha preso cartoni, pezzi di finestre e lamiere e si è costruito il suo rifugio, al freddo e al gelo, tra sporcizia, animali e pericoli. Più di una volta è successo che altri senzatetto siano andati di notte a rubare quello che era riuscito a procurarsi a fatica di giorno. Tra cui anche un fornellino per cucinare, che adesso non ha più.

 


«Sogno una vita normale»

Tutto questo dolore non è però riuscito a portargli via l'amore per la vita e i sogni. «Vorrei una casa, anche piccolissima, vorrei un lavoro con cui pagarmi da mangiare e dei vestiti nuovi. Vorrei anche un bagno con l'acqua calda». Perché adesso Pietro veste panni sporchi e consumati e si lava con l'acqua gelida di un piccolo torrente che scorre vicino alla sua "casa". Lavora saltuariamente, facendo pulizie dei giardini e altri piccoli lavoretti, ma guadagna abbastanza solo per comprarsi qualche scatoletta di carne e del pane, o delle medicine per curare la sua salute cagionevole. La sua ultima speranza è il reddito di cittadinanza varato dal governo giallo-verde. Lo hanno informato che da marzo potrebbe aver diritto a 780 euro al mese e quel giorno per lui è stata una festa, tanto che fa già i conti. «Troverò una casetta in fitto a 200 euro, comprerò tanto cibo, mangerò anche la carne, con il resto proverò a comprare un mezzo per spostarmi, avevo una bicicletta ma mi hanno rubato anche quella».

 

«Le persone sono buone con me»

Pietro non conosce odio, il dolore l'ha forse reso anche una persona migliore. Gli chiediamo se la gente è indifferente, se lo guarda con disprezzo, se ha subito atti di bullismo: «No, no - risponde deciso -, è grazie alle persone che mi conoscono se io sono ancora qui. A volte mi portano del cibo, a volte dei vestiti, qualcuno mi dà anche qualche spicciolo per comprarmi quello che mi piace. La gente mi saluta, mi sorride, nessuno mi fa sentire "diverso". Sono io che vorrei cambiare vita, vorrei trovare la forza per vincere il destino».

 

«Voglio bene a Roberta, l'assessore»

Prima a Scalea c'era un dormitorio pubblico e persino una mensa, ma poi il sindaco li ha chiusi perché non poteva pagare la corrente o di elargire fondi per l'acquisto del cibo. «Non vado più a votare - confessa Pietro -, ho perso la fiducia nelle istituzioni. Non credo che non si trovino mai soldi per aiutare me o quelli come me, ce ne sono tanti anche qui vicino, e poi vedi che il Comune prende a lavorare sempre le stesse persone, magari anche chi non ne avrebbe bisogno». Il Comune però gli aveva proposto una casetta, ma in località Petrosa, troppo lontano dal centro per lui che non ha mezzi per spostarsi. «Se vado lì muoio di fame, come faccio ad andare a lavorare quando mi chiamano? Però voglio bene a Roberta (Orrico, assessore ai servizi sociali, ndr), perché anche lei ne vuole a me e quando può mi aiuta».

 

I problemi di salute

È cardiopatico, ha il diabete, ha problemi di circolazione che gli hanno procurato delle piaghe alle gambe, ha dolori dappertutto a causa del freddo e dell'umidità, ha problemi allo stomaco e nelle scorse settimane ha visto sangue uscire dalla bocca: «Ma poi ho preso delle pillole e non l'ho visto più». Pietro non sta bene, è sofferente, ma non sa neppure come curarsi e ogni tanto per mettere a tacere i fantasmi che gli affollano la mente manda giù intere bottiglie di vino. «Non è un vizio, ma a volte cedo, mi sento mancare le forze, preferisco non pensare».

 

L'appello

Pietro comunque non si dà per vinto e chiede di poter lanciare un appello: «Sono stato un uomo sfortunato, ho avuto tanti problemi, ma sono una persona onesta, non vi chiedo soldi ma un lavoro, qualunque lavoro, sono disposto a tutto. Aiutatemi a riavere una vita normale».

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