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La Calabria ha un cuore di bergamotto: ecco l’oro di Reggio

La Calabria ha un cuore di bergamotto: ecco l’oro di Reggio
di Elisa Barresi, Anna Foti, Gabriella Lax
Coordinamento editoriale: Altomonte, De Girolamo, Rende, Serra
Video editing: Vallone

Un agrume talmente prezioso e unico da sconfinare nella leggenda. Nel '700 la sua fragranza stregò la corte del re di Francia a Versailles. Gli olii essenziali estratti dalla sua buccia usati per i profumi più lussuosi e per molti prodotti cosmetici. Ma anche gli chef stellati ne vanno pazzi per i loro piatti. E poi birre speziate, spritz e bevande dal gusto originale. Il nostro viaggio tra storia e modernità

Dai giardini delle famiglie aristocratiche di Reggio Calabria fino alla corte di Luigi XIV a Versailles. La fragranza del bergamotto della città dello Stretto ha una storia antica che inizia nel 1700. Il frutto, coltivato qui come in nessun’altra parte nel mondo, rappresenta un autentico oro verde ancora in attesa di esprimere tutta la sua ricchezza. Fin dal Settecento, con l’impiego nell’antica acqua di colonia, la sua flagranza inebria il mondo (immagini del video in copertina del Consorzio di tutela del bergamotto di Reggio Calabria).

Da Reggio Calabria proviene, infatti, il 95% di olio essenziale estratto ed esportato in tutto il mondo. I 2/3 dell’industria profumiera e cosmetica oggi impiega l’olio essenziale del bergamotto coltivato a Reggio Calabria.
«Il cameriere si sollevò sulla punta dei piedi per infilargli la redingote di panno marrone; gli porse il fazzoletto con le tre gocce di bergamotto» -

Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Il bergamotto (Citrus bergamia) è un agrume ibrido, nato da una impollinazione incrociata che le condizioni climatiche nel reggino hanno reso possibile, dando vita a un frutto unico ed esclusivo, con le cultivar femminello, castagnaro e fantastico.

Dalla forma tondeggiante, quasi sferica, ha una scorza bulbosa e spessa, un colore giallo-verde che vira al giallo con la maturazione. La stagione della primavera è l’inizio della sua fluorescenza. I frutti vengono raccolti da novembre a febbraio.
La buccia resta preziosa per l’olio essenziale che se ne estrae ma, dopo oltre tre secoli di coltivazione, il bergamotto di Reggio Calabria si rivela sempre di più un prodotto della terra che ha molto da dire e da dare anche in altri ambiti, in primis quello enogastronomico.

Prospettive interessanti esistono anche per il frutto, per il succo, la polpa e le fibre. Esso potrebbe aspirare a popolare molto di più i banconi della frutta fresca e le abitudini alimentari della popolazione. 

Il consorzio di Tutela del Bergamotto, costituito nel 2007 al solo scopo di promuovere il frutto e i suoi derivati e di preservare il prodotto dalle alterazioni, si sta già impegnando per chiedere che la Denominazione di origine Protetta, dal 2001 riservata al solo olio essenziale, sia estesa anche al frutto.

Un salto di qualità per il frutto che matura nel Reggino come in nessun altro luogo del mondo. Esistono dei frutti analoghi, ma non hanno le stesse qualità organolettiche chimico-fisiche di quello reggino. Ciò perché sono coltivati in altre zone del mondo, con differenti condizioni climatiche, come per esempio la Grecia, la Tunisia e soprattutto la Costa d’Avorio.

«Il marchio Dop è un traguardo che certamente questo frutto meriterebbe dopo le altalenanti fasi e le vicissitudini che ne hanno scandito la storia fin dalla costituzione del consorzio del bergamotto negli anni Trenta. Il consorzio commercializzava solo l’essenza certificata dalla Stazione Sperimentale per l'industria delle essenze e dei derivati agrumari di Reggio Calabria. Operava in un regime di monopolio, negli anni Settanta è stato dichiarato illegittimo». A parlare è Ezio Pizzi, presidente del consorzio di Tutela del Bergamotto, ma anche del consorzio del Bergamotto uscito dal commissariamento nel 2011 e di UnionBerg, l’organizzazione di 486 produttori costituita nel 2002 
«Duemila ettari di coltivazioni di Bergamotto colorano di giallo la fascia ionica di Reggio Calabria. Da Villa San Giovanni a Monasterace si estende l’area che il disciplinare di Bruxelles riconosce come vocata alla sua coltivazione, come zona di elezione. Un tratto di costa lunga 120 chilometri. Tuttavia oggi l’ultima coltivazione si trova tra Roccella e Gioiosa Ionica».
Tra i momenti più critici, oltre ai commissariamenti del consorzio susseguitisi e protrattisi fino al 2011, anche la fase compresa tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta in cui l’olio essenziale fu ritenuto cancerogeno. Studi e analisi dimostrarono poi, invece, innumerevoli qualità dell’olio essenziale, da utilizzare comunque con cautela, e anche la sua funzione antibatterica e antivirale.

Bergamotto da re: lusso che un tempo era solo per sovrani e nobili

«Elementi di svolta furono la costituzione del Consorzio di Tutela del Bergamotto - spiega ancora Ezio Pizzi - che dal 2007 vigila per contrastare le adulterazioni del prodotto immesso sul mercato e gli impulsi dati per la valorizzazione delle qualità salutistiche di questo agrume. Nessuna prerogativa in ambito commerciale, di cui invece era titolare il consorzio degli anni Trenta. Da qui la necessità di creare un’organizzazione ad hoc che si occupasse dell’aspetto commerciale.

Per questo nel 2002 nasce UnionBerg, che oggi raccoglie 486 aziende agricole che coltivano e trasformano ed esportano il bergamotto. UnionBerg vende il frutto alle aziende impegnate nella trasformazione, ossia nell’estrazione di olio essenziale, e nell’esportazione.

Dunque UnionBerg non commercializza direttamente l’olio essenziale ma solo il frutto. Oggi, tuttavia, la fase intermedia della trasformazione attraversa un periodo non facile. Le aziende che esportano, si sono dotate di propri impianti per l’estrazione, e le aziende dedite alla sola trasformazione sono diminuite. Ha subito, invece, un incremento la coltivazione. Solo cinque anni fa gli ettari coltivati a bergamotto erano 1300. Oggi raggiungiamo i 2000 ettari. L’agrume è, infatti, particolarmente remunerativo».
«Il professore Pasquale Amato riferisce, come fatto storicamente accertabile, l’arrivo dell’acqua del bergamotto a Versailles, presso la corte di re Luigi XIV, ad opera del cuoco Francesco Procopio dei Coltelli. Proveniente da Palermo, nel suo viaggio verso la Francia aveva fatto tappa a Reggio Calabria e aveva portato con sé il prezioso e profumato liquido.
In tutta Versailles si era sparsa, dopo il suo arrivo, una fragranza molto gradevole e duratura. Un gesto e un dono molto graditi. A Francesco Procopio dei Coltelli fu concessa l’apertura di un caffè nel centro di Parigi, La Procope. Oggi quel caffè ancora esiste e serve il sorbetto di bergamotto», racconta Ezio Pizzi.

Già nel Settecento il Bergamotto era presente nei giardini delle famiglie nobili di Reggio Calabria. La prima piantagione sorgeva nella rada Giunchi, oggi la zona del lido comunale. Le piantagioni sulla costa ionica furono innestate nel secolo successivo. Il primo metodo di estrazione a mano era denominato “a spugna”: si tagliavano i frutti a metà, si cavava la polpa con un rastrello per poi comprimere la scorza contro una spugna naturale e far sprizzare dagli otricoli l’essenza. Poi, nel 1844, con l’invenzione della storica “macchina calabrese” del reggino Nicola Barillà si ridussero i tempi di estrazione della preziosa essenza già all’epoca nota in Europa, e le coltivazioni aumentarono.

«Credo che la prima piantagione sulla costa ionica - sottolinea Pizzi - fino ad allora popolata da gelsi per alimentare i bachi da seta e le filande, fu proprio nella zona di Condofuri Marina. Impiantato nel 1862 per volere del mio bisnonno Giovanni Pizzi e di Vincenzina Guarna di Reggio Calabria, quella piantagione, mantenuta e cresciuta nei secoli e di cui mi occupo dal 2002, oggi conta oltre cinquanta ettari di coltivazione di bergamotto».

Bergamotto del Reggino, il "sogno" del marchio Dop

«Un’unica Dop per regolamentare due sostanze dello stesso prodotto, l’olio essenziale e anche il frutto - aggiunge Pizzi -. Questo è il sogno in cui crediamo e per realizzare il quale stiamo lavorando. Stiamo interloquendo con la Regione, dopo avere già condiviso la nostra linea con il Ministero. L’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, ha manifestato interesse. Siamo ottimisti».

Il consorzio di tutela del Bergamotto che presiede con la Camera di Commercio di Reggio Calabria, alle quattro organizzazioni del comparto agricolo – Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Copagri – e all’università Mediterranea, sta promuovendo la proposta di estensione della denominazione di origine protetta (Dop) al frutto, la cui coltivazione nel reggino costituisce un unicum nel mondo.

«L’attività di commercializzazione del bergamotto - spiega ancora Ezio Pizzi - come frutto con le sue notevoli proprietà salutistiche, oggi segna il 20% in Italia e in Europa. Una percentuale che può e deve aumentare. L’estensione della Dop certamente darebbe un contributo decisivo al perseguimento di questo obiettivo. Puntiamo sulla Dop, la massima qualificazione alla quale un prodotto possa aspirare, piuttosto che sull’Igp, indicazione di origine protetta che alcuni hanno proposto. La Dop, infatti, garantisce che tutte le attività connesse siano da porre in essere nella zona interessata dal prodotto, secondo il disciplinare di Bruxelles, ossia da Villa San Giovanni a Monasterace».

«Oggi di bergamotto vivono sei, sette mila addetti. Numero che va preservato e che potrebbe aumentare generando ulteriori occupazione e ricchezza. Per garantire questa prospettiva sarà necessario incentivare anche il consumo del frutto. Potremmo pensare di sostenere, così, la produzione anche negli anni futuri».

Capua 1880, cinque generazioni che profumano di bergamotto

In quel profumo ancora così intenso vibra una storia familiare lunga cinque generazioni. Si respira entrando nella sede di Campo Calabro (il sito di produzione è invece a San Gregorio), che ospita il centro amministrativo, di ricerca e sviluppo, stoccaggio, controllo qualità, tecnologie di separazione molecolare della società Capua 1880.

Lì, all’ingresso ci sono antichi macchinari, segno di un’attività avviata oltre 150 anni fa che, pur guardando al futuro, custodisce ancora la memoria. C’è una fragranza molto forte che racconta una storia di impegno e passione per la lavorazione degli agrumi. Un prezioso e inatteso museo in cui a parlare sono anche i volti degli antenati: Domenico e Caterina, Vincenzo, Domenico e Pina. Oggi Gianfranco Capua, e i figli Rocco e Giandomenico, sono alla guida dell’azienda, leader nella trasformazione di agrumi coltivati in Calabria e Sicilia e nell’esportazione nel mondo di olii essenziali, compreso quello del bergamotto.
«L’azienda è stata fondata dal mio bisnonno Domenico - spiega Gianfranco Capua, presidente del board Capua 1880 - e oggi, dopo cinque generazioni, con i miei figli Giandomenico e Rocco, essa guarda al futuro. Abbiamo esteso la nostra attività di lavorazione dal bergamotto anche al limone, all’arancio e al mandarino. Siamo impegnati nell’area dei succhi e degli olii essenziali. Il bergamotto, dal quale abbiamo sempre estratto l’essenza, resta per noi un elemento distintivo ma, essendo l’azienda molto cresciuta, esso non è più l’unico agrume in lavorazione. Oggi abbiamo due filiali estere, a Singapore e nel New Jersey, e siamo un riferimento per i nostri clienti. Tra i nostri punti di forza la garanzia di tracciabilità della nostra filiera agricola e l’impiego di tecnologie produttive e separative sofisticate e moderne, necessarie per assicurare la conformità Europea dei succhi e degli olii essenziali che commerciano ed esportiamo».

«L’innovazione è un aspetto indispensabile - sottolinea Capua - ferme restando la passione e la cultura del lavoro che continueranno a caratterizzare la nostra azienda come da migliore tradizione. Una tradizione che rivive anche attraverso il mantenimento dell’antica tecnica a spugna che alcuni clienti ci richiedono per preservare la storia di un certo prodotto e una certa identità olfattiva. Una richiesta che siamo felici di assecondare. Tradizione e innovazione, dunque, animano costantemente il management della società Capua 1880».

Azienda Bova: «Per noi il bergamotto è amore»

Da generazioni trasforma il bergamotto estraendo l’essenza. È l’azienda Bova srl con sede a Bova Marina nel reggino. Qui Fabio, figlio di Antonino, ci racconta le fasi della loro lavorazione e la passione necessaria per lavorare un agrume che ha riservato nel tempo tante soddisfazioni ma anche tante criticità.
«Ogni mattina mio padre Antonino viene in questa struttura industriale per seguire attentamente tutto il processo - spiega Fabio Bova -. Io ho imparato questo lavoro da lui, seguendolo passo dopo passo. Necessaria l’attenzione ai tempi e alle temperature affinché il bergamotto possa essere lavorato al meglio. Dal lavaggio nella vasca fino alle pelatrici, poi la separazione per estrarre l’essenza e la tagliatrice e il torchio per estrarre il succo, che poi vendiamo alle aziende anche siciliane che lo impiegano per prodotti alimentari».

«Molto più di un frutto per noi - conclude Bova -. È un autentico amore al quale non rinunciamo nonostante le difficoltà e le fasi altalenanti. È proprio una questione affettiva. In questo capannone industriale, messo su nel 1972, sono cresciuto imparando il mestiere. Oggi ho 43 anni e tanta voglia di continuare. Abbiamo anche messo su una linea cosmetica con l’olio essenziale e così commercializziamo anche all’estero, soprattutto in Germania, acqua colonia, crema corpo, crema mani, crema viso, bagnoschiuma, saponette, abbronzante e dopobarba. Spero che la nostra tenacia sia ripagata e che questo frutto, così prezioso possa essere sempre più tutelato in modo da preservare anche il nostro lavoro e il nostro territorio».

Il museo del bergamotto secondo per visitatori soltanto ai Bronzi

È il secondo sito più visitato a Reggio dopo il museo nazionale che ospita i bronzi di Riace. Nei locali del mercato coperto di via Filippini c'è il Museo nazionale del Bergamotto, creato grazie alla buona volontà dei soci dell'Accademia internazionale del bergamotto, presieduta da Vittorio Caminiti.

Un'associazione nata per promuovere e valorizzare il bergamotto che, per farlo, si avvale della collaborazione volontaria fornita dagli associati, ai quali si uniscono scienziati, ricercatori, personaggi dello spettacolo, del giornalismo, della cultura, dell'enogastronomia, della nutrizione, dello sport che con la loro collaborazione attiva contribuiscono a diffondere fama e proprietà del principe degli agrumi.
«Creai l'associazione trent'anni fa – afferma Caminiti - pensando di andare a portare il bergamotto in giro per il mondo e farlo conoscere in Germania, Inghilterra, Francia, perché io stesso non lo conoscevo. Pensavo di trovare un terreno fertile, interessato e invece tornai amareggiato perchè il resto del mondo conosceva il bergamotto perfettamente, lo utilizzava in modo perfetto e guadagnava in modo perfetto, riuscendo persino a inventarsi un bergamotto che non esiste».
E ancora: «Scoprii che il primo babà al mondo nasce in Polonia con acqua di bergamotto, che il biscotto più utilizzato nelle sale da tè sono le Madeleines al bergamotto, la caramella più famosa, costosa al mondo al bergamotto, nata 300 anni fa a Reggio Calabria dove non ha trovato risconto dalla cittadinanza, e l'ideatore regalò la ricetta a un francese. Infatti, i francesi hanno il bergamotto di Nancy, un prodotto astratto che, tuttavia, ha due Dop e un Igp. Il nostro bergamotto di Reggio Calabria, un prodotto materiale della natura non ha nessuna tutela. La caramella è patrimonio dell'Unesco dal 1901. La scatola vuota delle caramelle è stata battuta all'asta per 12mila euro».

Caminiti decide dunque di fare il processo inverso. «Siamo l'unica associazione al mondo che invece di promuovere un prodotto fuori dai confini locali, regionali, nazionali, lo promuove all'interno, perché abbiamo capito che qui a Reggio nessuno intendeva sposare la causa del bergamotto. Annoveriamo accademici e ambasciatori che non sono stati inseriti nel sistema associativo per promuovere il bergamotto fuori ma per testimoniare a Reggio il valore del bergamotto. Ci dobbiamo svegliare perché abbiamo l'oro nelle mani e non lo sappiamo sfruttare».
«Una volta il bergamotto era un bene comune perché lavoravano i produttori, i contadini e le maestranze, con tutto il sistema dell'indotto: le ceste per la raccolta, i contenitori di rame che hanno reso famosa Reggio nel mondo. C'era una storia produttiva del tessuto provinciale che permetteva a tutti di vivere grazie al bergamotto».

La raccolta degli strumenti e dei macchinari che sono il cuore metallico pulsante del museo è iniziata quando Caminiti vide una macchina per lavorare il bergamotto nel giardino di un amico, utilizzata come ornamento. «Ho visto macchine del bergamotto distrutte dalla caduta di tegole in posti fatiscenti. Ma ho pensato che non poteva andare perduto il nostro patrimonio industriale, da Villa a Monasterace, c'era un distretto dedicato all'industria del bergamotto, ne abbiamo foto e testimonianza. Quando mi resi conto che tutto questo si stava perdendo e decisi di cominciare a raccogliere questi pezzi, non per fare un museo, ma per salvaguardarli. Ho fatto in tempo a raccogliere un bel po' di materiale. Scrissi ai sindaci per pregarli di avviare un progetto per realizzare un museo, non per me, ma per la città: non rispose mai nessuno».

Il museo nazionale del bergamotto era in Via Veneto, accanto al museo della Magna Grecia, poi il sindaco Giuseppe Falcomatà, in un incontro a palazzo Piacentini, in cui era in corso una iniziativa col polo del bergamotto «ci propose di utilizzare questi spazi di via Filippini, destinati dal 2014, a centro per la promozione del bergamotto e delle tipicità, ma il primo cittadino spiegò che dal 2014 al 2018 non erano riusciti a trovare nessuno che venisse a spendere soldi per farsi carico della struttura e a pagare un affitto. Ne parlai con tutti gli attori interessati al bergamotto, parlai con altre associazioni interessate per creare un gruppo “Polo del bergamotto”, che nacque in quel periodo, per sposare la struttura e trasformarla in quello che era il progetto dell'amministrazione Falcomatà ossia creare un centro per la valorizzazione e la promozione del bergamotto e della tipicità reggine. Non ho trovato persone interessate e, insieme alla mia famiglia e agli associati, ci siamo imbarcati in questa avventura. L'Amministrazione fece un bando a cui partecipammo con non pochi sacrifici».

Nel museo del bergamotto ci sono 300 anni di storia: dalla prima “concolina” che serviva a raccogliere l'olio essenziale, dalle spugne naturali per estrarre dal frutto l'olio, fino agli scavatori e le attrezzature, e ancora contenitori in terracotta, in rame e alluminio. E poi ancora i macchinari, frutto dell'ingegno degli artigiani reggini. Come chiarisce il presidente: «A Reggio Calabria nasce la prima macchina al mondo per l'estrazione degli olii essenziali dagli agrumi, col metodo “calabrese”. Questo tipo di estrazione ci ha resi famosi nel mondo. Negli anni Sessanta il bergamotto era più famoso della Coca Cola oggi, veniva distribuito in tutto il mondo».

Dallo spritz alle birre al bergamotto: la nuova frontiera

Un agrume unico che si presta a svariati utilizzi che in cucina ha ispirato chef stellati. Dall’antipasto al dessert il Bergamotto è in cucina è un vero asso nella manica.
Con il Bergamotto vengono aromatizzati alcolici, bevande gassate, caramelle, succhi di frutta e le foglie di tè Earl Grey. Raramente lo si mangia come agrume tale e quale, mentre come bevanda esiste il succo di Bergamotto e anche il liquore al Bergamotto. Esiste anche la marmellata di Bergamotto.
In cucina però è possibile utilizzare il bergamotto in differenti modi; il sapore del frutto fresco è difficile da apprezzare senza un accostamento adeguato, ecco perché è meglio impiegarlo per centrifughe o marmellate. Poche gocce di olio essenziale - proprio così, è commestibile – basteranno per aromatizzare dolcetti e torte. Sfatiamo quindi un mito: non è un limone. Il suo aroma particolarmente amaro richiede dosi e gestione differenti. Come utilizzarlo? Ad esempio, per marinare il pesce crudo o per dare personalità a delle centrifughe molto dolci, preparate con la mela o altri frutti zuccherini.

Per aromatizzare le pietanze bastano pochissime gocce dell’olio essenziale, la “nduja” aromatizzata diventa più leggera, i cibi con note amarognole diventano più interessanti, i crostacei come scampi e aragoste saranno più pungenti e la selvaggina apparirà più delicata.

Un tocco in più lo da alla crema pasticcera o la marmellata, ecco perché farcire anche i dolci tradizionali ha tutto un altro stile con il bergamotto. E la scorza è perfetta a questo scopo, basti pensare ai canditi.
I due chef stellati calabresi spiegano come il bergamotto sia diventato un «ponte che collega la Calabria al mondo». Lo ha spiegato lo chef stellato reggino Nino Rossi che ha fatto del Bergamotto un marchio di qualità che identifica il territorio in tutto il mondo. E sono svariate le ricette che lo chef propone. Antipasti, risotti, marinature e non possono mancare i dolci. Anche lo chef vibonese Luca Abruzzino ha esaltato le potenzialità del bergamotto: «Un agrume che ci indentifica e che ci invidiano. Abbiamo una grande fortuna in Calabria perché abbiamo una scarsa tradizione culinaria ma prodotti eccezionali». Tanto nelle preparazioni dolci quanto in quelle salate, dunque, il bergamotto diventa un ottimo esaltatore di sapori e odori.
E non è meno importante la produzione di bevande alcoliche e non. Succhi e concentrati, ottimi per preparare cocktail e spritz ma anche il liquore al bergamotto che, a fine pasto ruba la scena ai noti amari.
Ma uno degli elementi che in pochissimo tempo ha rubato la scena nel panorama delle produzioni al Bergamotto è la birra. Solo negli ultimi 10 anni in Calabria è nata una vera e propria passione che ha visto diversi birrai interessarsi all’agrume e alle note che riesce a sprigionare rendendo uniche le birre del territorio.
«Quella di speziare le birre è una pratica antica che affonda le sue radici nella tradizione birraria belga. I galli furono i primi a utilizzare il termine “gruyt”, termine che indicava una miscela di erbe e spezie con la quale i birrai andavano ad aromatizzare e migliorare la birra». Ci ha spiegato Francesco Donato che, passando da un tracciato storico, ha mostrato come il bergamotto sia diventato una nota di particolarità oggi molto apprezzato.

«Il “gruyt” poteva essere considerato un vero e proprio antenato del luppolo, tanto che il suo utilizzo non si fermò esclusivamente alle popolazioni barbariche ma contaminò ben presto anche altri paesi come la Germania e il mondo brassicolo monastico belga. I birrai belgi ad oggi sono considerati i veri e propri maestri nell’arte della speziatura, tanto che innumerevoli sono gli stili di questo piccolo paese che prevedono da tradizione l’utilizzo di specifiche spezie. Tra essi menzione merita sicuramente lo stile blanche, stile che viene riportato in auge dal birraio Pierre Celis nei primi anni ’80. Celis ridisegna le coordinate dello stile abbracciando la vecchia tradizione e brassando la sua blanche con varie spezie tra le quali la scorza d’arancia.
Quello dell’utilizzo della scorza d’agrume (vengono utilizzate spesso anche scorze di limone) diviene un caposaldo dello stile che si estende in Belgio anche a svariati stili come le Saison, le Birre di Natale, le Blond Ale, le Tripel e a tutto il calderone delle Belgian Strong Ale.
Dagli anni 2000 in Italia si assiste alla nascita del movimento artigianale birrario, movimento che non avendo una tradizione secolare come altri paesi europei, si affaccia a tutti gli stili proposti dalle scuole brassicole belga, tedesca e anglosassone cercando di distinguersi per originalità e sperimentazione.

E proprio questa forma di ricerca che porta alcuni birrifici a sostituire la classica scorza d’arancia utilizzata nelle Blanche con l’innovativa scorza di bergamotto reggino.
L’esempio nazionale che fa scuola in tal senso è la Seta Special del birrificio Rurale di Desio, probabilmente la prima birra in Italia ad aver utilizzato l’agrume reggino.

Da allora la scorza del bergamotto è diventato un ingrediente base per molte birre, e nel 2013 grazie ai ragazzi di Lievito/Malto Gradimento viene prodotta nel birrificio Brewfist di Codogno, la Beergamot, prima birra con scorza di bergamotto prodotta da un marchio calabrese.

Con la crescita esponenziale dei birrifici calabresi negli ultimi anni l’utilizzo del bergamotto a iniziato a prendere piede anche nel territorio reggino.
Vista la grande richiesta, molte aziende coltivatrici della zona si sono adoperate per il riutilizzo della scorza utile in campo birrario.
Il bergamotto viene raccolto a dicembre e sottoposto a pelatura, la scorza viene quindi essiccata e venduta ai birrifici.

Durante la produzione la scorza viene inserita nel mosto a pochi minuti dalla fine della bollitura, rilasciando le caratteristiche note aromatiche.
Tra le birre calabresi più famose per l’utilizzo della scorza di bergamotto si segnala la Prsdè del birrificio reggino Funky Drop, birra che al recente BeerCalabria, il concorso che premia le migliori birre calabresi, ha ottenuto il primo posto nella categoria birra con utilizzo di spezie».

Bergamotto, usi cosmetici e farmaceutici

Il bergamotto, buono e profumato in cucina, diventa un alleato di bellezza. Un vero e proprio elisir per la cura della pelle e non solo.
Diversi sono gli usi che il settore della cosmetica ha fatto del frutto reale di Calabria.
Il bergamotto, infatti, è un concentrato di vitamine, antiossidanti e minerali, che, se utilizzato come prodotto erboristico, è capace di sostituire la maggior parte dei prodotti di uso cosmetico in commercio.

Una vera “pozione magica” dalle proprietà straordinarie e che fornisce diversi benefici grazie alle sue proprietà aromaterapiche. Bastano poche gocce di olio essenziale in un diffusore o nella vaschetta dell’acqua dei termosifoni per ottenere un calmante naturale. Un metodo spesso utilizzato anche per gestire ansia e stress. Infatti, è un olio che concilia il sonno. Ma per le sue proprietà è naturalmente anche un ottimo deodorante naturale e profumatore per ambiente.

Il bergamotto, inoltre, ha proprietà cicatrizzanti. Diversi sono i prodotti in commercio, creme o sieri che sfruttano le sue proprietà per curare gli inestetismi della pelle. In più il Bergamotto ha proprietà tonificanti. Le sue capacità riscaldanti rendono l’olio essenziale ottimo per effettuare massaggi poiché stimola la microcircolazione eliminando inestetismi cutanei come la cellulite o gli accumuli adiposi.
Nella cura della pelle, è stimolante, antisettico e disintossicante e promuove la guarigione delle ferite.
Ha il potere di neutralizzare gli odori, ha un effetto emolliente, rinfrescante e tonificante sulla pelle.

Oltre alle sue caratteristiche estetiche, l'olio di bergamotto è efficace contro gli insetti.
E viene spesso utilizzato nell’aromaterapia perché il bergamotto allevia depressione, cambi d'umore e riduce lo stress. La sua fragranza dà gioia e aiuta i piccoli problemi di sonno.
E, grazie alle proprietà antimicotiche è molto utile nei casi di micosi con maniluvi, pediluvi o lavande con qualche goccia di olio essenziale.

L'olio ha un fine profumo fruttato e agrumato e questo lo ha reso appetibile anche ai grandi marchi che hanno deciso di sperimentare nuove fragranze. Ha conquistato, infatti, le case di moda Dior ed Armani.
Le due maisonssono state attratte nel territorio reggino mentre erano alla «ricerca dell’essenza perfetta».
Nel reportage “La quête d’essences”, Dior spiega che nel Bergamotto sono racchiuse l’esclusività e la rarità: elementi chiave che contraddistinguono la loro nuova fragranza.

Tuttavia, nonostante siano tantissimi i prodotti già pronti in commercio è possibile anche una produzione casalinga. Infatti, per ottenere l’olio essenziale basterà mettere a macerare la buccia di un bergamotto (privata della parte bianca) in 250 ml di olio evo in un barattolo chiuso ermeticamente e al riparo dalla luce. Dovrai lasciarla in infusione per circa un mese, dopodiché dovrai filtrare l’olio e conservarlo in un barattolo ben chiuso in frigorifero.

Un alleato anche per la salute considerando che ha proprietà balsamiche utili contro il raffreddore e le infiammazioni delle vie respiratorie.

Sul bergamotto sono anche stati condotti diversi studi per indagarne le potenziali capacità di ridurre i livelli di colesterolo troppo elevati. Infatti, pare proprio che questa pianta sia in grado di diminuire in maniera significativa i livelli ematici di lipidi (in particolar modo, trigliceridi e colesterolo LDL), riducendo così anche il rischio d'insorgenza di eventi cardiovascolari.
Nonostante i risultati incoraggianti ottenuti, ulteriori studi clinici sono necessari prima che l'uso del succo di bergamotto e dei suoi componenti possa essere approvato ufficialmente per le suddette applicazioni in campo medico.