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Il cedro di Calabria nell’olimpo dei prodotti Dop: sacro, buono e unico

Il cedro di Calabria nell’olimpo dei prodotti Dop: sacro, buono e unico
di Francesca Lagatta
Coordinamento editoriale: De Girolamo, Rende, Serra
Video editing: Vallone
Rabbini da tutte le parti del mondo giungono a Santa Maria del Cedro per scegliere i frutti da utilizzare nella festa del Sukkoth. È solo una delle straordinarie peculiarità di un agrume che fa ormai parte dell’identità calabrese e che finalmente ha conseguito la Denominazione di origine protetta. Ci sono voluti 30 anni per tagliare questo traguardo. Il passato, il presente e il futuro di una produzione d’eccellenza
Il primo febbraio 2023 per la comunità di Santa Maria del Cedro, poco più di 5mila anime dislocate tra cielo e mare nel nord della Calabria, è stato un giorno importante. Dopo oltre 30 anni di speranze, lavoro, impegno e dedizione, il cedro coltivato in queste terre ha ottenuto il marchio D.o.p. Si tratta di un riconoscimento di pregio, conferito dall’Unione Europea a quegli alimenti i cui standard qualitativi sono strettamente correlati al territorio in cui sono prodotti. Per il cedro di Santa Maria del Cedro, un tempo chiamata Cipollina, non poteva che essere così. La particolare posizione geografica di questo piccolo paesino del versante tirrenico cosentino favorisce un clima ideale per la coltivazione dei cedri, che qui, tra le altre cose, crescono con proprietà uniche al mondo.

"Il frutto dell'albero più bello...", il legame con il mondo ebraico

Tanto per fare un esempio, la varietà “liscio Diamante”, non si trova da nessun’altra parte del globo terrestre. Viene prodotta e coltivata solo qui, dove gli inverni sono miti e le estati caldissime, dove la brezza del mare inebria orti e terre e si confonde con l’odore del frutto «che profuma anche l’ascia che l’abbatte». La qualità pregiata del cedro ha rappresentato, nel tempo, anche il punto di unione tra diverse culture. Ogni anno, infatti, da giugno a settembre, migliaia di ebrei arrivano in paese per scegliere gli agrumi migliori e utilizzarli per la festa sacra del Sukkot, tra le importanti del calendario ebraico (video in apertura dell'articolo e foto in basso di Luigi Salsini)
Molti coltivatori del posto destinano una parte del raccolto unicamente a questa tradizione millenaria e dedicano particolare cura a tutto il processo di produzione, che dura mesi. I cedri devono essere perfetti, lisci e senza striature. Puri, come il cuore di Dio.
Roque Pugliese, rabbino della comunità ebraica di Napoli, delegato per la Calabria

E cedro Dop fu! Traguardo di un sogno

A Santa Maria del Cedro, e in tutto il comprensorio altotirrenico, il cedro rappresenta un vero e proprio volano dell’economia. Le cedriere, che sono decine, danno lavoro a tantissime persone e consentono la nascita di molte imprese locali, spesso a conduzione famigliare. I sacri agrumi vengono raccolti rigorosamente a mano, uno per uno, proprio per preservarne qualità e proprietà. Poi vengono lavorati e rivenduti, e successivamente finiscono sul mercato sottoforma di bevande, dolciumi, alimenti e profumi. Il marchio D.o.p. è quindi un riconoscimento che si traduce in ulteriore garanzia di qualità e favorisce un business ormai consolidato e destinato ad aumentare i propri orizzonti (foto in basso di Luigi Salsini).
Per annunciare il prestigioso traguardo del marchio D.O.P., il consorzio del Cedro, guidato dal presidente Angelo Adduci, ha scelto i locali del museo, ospitati nell'ex carcere dell'Impresa. In quella occasione, era il febbraio scorso, è arrivato anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, accompagnato dall'assessore regionale alle Politiche Agricole e Sviluppo Agroalimentare, Gianluca Gallo. Quest’ultimo, ha seguito attentamente l’iter di registrazione, dando il suo decisivo contributo all’impresa. Nel corso della conferenza stampa, anche il sindaco Ugo Vetere ha espresso grande soddisfazione per l’obiettivo raggiunto. Le sue parole hanno fatto eco a quelle di Roque Pugliese, referente per la Calabria della comunità ebraica di Napoli e presenza fissa sul territorio.
Dopo gli applausi scroscianti del pubblico, accorso numeroso, si è poi passati al taglio della torta, rigorosamente al cedro. Il filosofo, saggista e ambasciatore del cedro nel mondo Franco Galiano, ha commentato così la notizia: «Per il cedro oggi finisce la preistoria e comincia la storia»

Cedro Dop, un cammino lungo 30 anni tra delusioni e trionfo

L’iscrizione del marchio D.o.p. nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, che certifica la registrazione vera e propria, è avvenuta tre mesi più tardi. Nel darne notizia, il presidente del Consorzio del Cedro ed ex amministratore politico Angelo Adduci, ha ripercorso la storia, assai tortuosa e piena di insidie, che ha portato al risultato odierno.
«La prima volta che ho affrontato la questione della Dop – rivela - è stato nel lontano 1993, allora ricoprivo la carica di vicesindaco del Comune di Santa Maria del Cedro, mentre l’Assessore all’agricoltura della Regione Calabria era Geppino Camo. Chiesi all’Assessore di convocare un tavolo di confronto al quale presero parte, per conto della Cooperativa Tuvcat, Michele Pignataro, e gli allora commercianti di cedro di Santa Maria. Furono quest’ultimi che già in quell’occasione fecero saltare il tavolo non capendo il valore e la visione che c’era attorno al cedro». Ma Adduci non si scompose e insieme ad altri pochi collaboratori andò dritto per la sua strada (foto in basso di Luigi Salsini). 
Così nel 1999 viene istituito il Consorzio del Cedro di Calabria. «Aveva tra gli obiettivi primari – dice ancora - quello della rottura del cartello operato dai commercianti speculatori, la diversificazione dei prodotti trasformati, il raggiungimento della produzione annua di almeno 40.000 quintali di Cedro, l’inversione del trend negativo, che voleva che il 95% dei frutti venisse trasformato fuori dalla regione Calabria, e la promozione dell’universalità del Cedro di Santa Maria del Cedro, sia sul versante ebraico che su quello della trasformazione».
Ma le cose, inizialmente, non andarono come previsto e gli inizi degli anni 2000 somigliarono a una catastrofe. In quel periodo, in Europa nessuno mangiava più cedri e in questo lembo di terra gli affari andavano malissimo. Ma nemmeno in quella occasione Adduci e i suoi rinunciano al sogno. Nel 2005 furono istituiti il Museo del cedro e il Laboratorio del Gusto, che rappresentarono un nuovo punto di partenza.

Cedro di Calabria, il cartello degli speculatori sconfitto dal Consorzio

«Nel 2006 – spiega ancora il presidente Adduci - iniziammo a lavorare alla diversificazione e standardizzazione dei prodotti trasformati (linea “naturalmente Cedro”) e da lì nacque la Via del Cedro di Calabria, che mette in rete e supporta tutte le piccole aziende di trasformazione». Il cedro cominciò ad essere lavorato quasi interamente in Calabria. «Nel 2007 arriva la svolta storica che segna la ripresa della cedricoltura, la rottura del cartello dei commercianti speculatori. Il Consorzio del Cedro di Calabria entrò a gamba tesa contro di loro, a sostegno di tutti i cedricoltori, grandi e soprattutto i piccoli». Il cedro diventò il vero protagonista e per la prima volta tutti remarono nella stessa direzione. Ma nel 2017 un imprevisto sembrava aver cancellato tutti i progressi. «La cedricoltura subì la disastrosa calamità della gelata. Quando vidi i cedricoltori capitozzare le piante, invece di estirparle, piantandone di nuove, capii che il lavoro che stavo svolgendo andava nella giusta direzione. Da allora con rinnovato spirito propositivo il Consorzio ha messo in campo una straordinaria attività, incassando tra gli altri un risultato positivo nel riconoscimento del contributo ai cedricoltori grazie anche alla sensibilità e competenza del direttore Giacomo Giovinazzo».
Da allora le attività e la crescita del comparto cedricolo è cresciuta a dismisura ed oggi il cedro è una realtà internazionale.

Angelo Adduci
A tre anni dalla drammatica vicenda, i cedricoltori avevano già ripianato i danni ed erano già proiettati nel futuro. Ma, come per ogni buon investimento, servivano fondi, soprattutto dopo l’arrivo della pandemia. A raccogliere il loro grido di aiuto, nel luglio del 2020, è stato Nino Spirlì, all’epoca vicepresidente della Regione Calabria dell’esecutivo Santelli, che accompagnato dall’allora presidente della Commissione regionale all’Agricoltura, Pietro Molinaro, arrivò nell’alto Tirreno cosentino per visitare le cedriere, una per una. In quella occasione chiese espressamente maggiore attenzione per quel business fiorente e promettente legato al cedro (foto in basso di Luigi Salsini).

Cedro di Calabria, mille usi e una vocazione: la pasticceria 

Il cedro è un agrume dal gusto versatile, fine, delicato, ma a tratti aspro e pungente. Il suo utilizzo in gastronomia è variegato e ben si adatta alle sperimentazioni. Le sue diverse lavorazioni consentono di trasformarlo in canditi, marmellate o in aroma per creme, bevande, liquori o digestivi, oppure per preparare delle freschissime granite. I due prodotti di punta sono l’olio extra vergine d’oliva aromatizzato al cedro e i panicelli, dolci tipici che nascono dall’unione dell’uva passa e dalle foglie al cedro legate con il filo di ginestra e cotti rigorosamente in forno a legna. 

Franco Galiano, ambasciatore del cedro di Calabria nel mondo

Franco Galiano è considerato un ponte tra il cedro e il resto del mondo, tra la Calabria e il mondo ebraico, tra la cultura del sapere e quella del fare. Ex insegnante, saggista, filosofo, poeta e drammaturgo, Galiano è tra i fondatori dell’Accademia Internazionale del Cedro e ambasciatore indiscusso del sacro agrume. Ha all’attivo una ventina di opere letterarie, alcune delle quali destinatarie del Premio Internazionale Speciale "Sna - Lo Schiavo" e del Premio Calabria nella sezione Cultura. Il presidente Angelo Adduci lo ha ringraziato più volte negli ultimi tempi, affermando a chiare lettere che il successo del cedro degli ultimi tempi, come anche il riconoscimento del marchio D.o.p., lo si deve anche a lui, che attraverso un’incessante opera di divulgazione lo ha fatto conoscere in ogni angolo del mondo, esaltandone le speciali proprietà e tessendone le lodi.
L'ambasciatore del cedro di Calabria nel mondo

Cedro di Calabria a ritmo di tarantella

Non è un caso che Franco Galiano sia anche il volto e il narratore del cortometraggio Cedro & Tarantella, un piccolo, grande capolavoro del regista statunitense Tim Immordino, nelle cui vene scorre sangue italiano. Cedro & Tarantella, girato nel 2017, è un viaggio tra cultura e tradizioni che suggella una volta per tutte la fratellanza tra due popoli apparentemente lontani, quello di Santa Maria del Cedro e quello del mondo ebraico. La pellicola, impreziosita dalle colonne sonore del duo Susan DiBona&Salvatore Sangiovanni, è stata interamente girata nel borgo santamarioto e ripercorre storie e tradizioni locali. Originario del Connecticut, Immordino vive e la lavora a Los Angeles. Tra i suoi progetti più importanti, la realizzazione dello spot della Coca Cola. I suoi lavori sono apparsi sull’emittente Mtv e sui giornali Forbes e News York Times. Al Festival di Cannes ha partecipato più volte come finalista in diverse categorie. Ha girato il mondo ma quando è arrivato per la prima volta nella Riviera dei Cedri ne è rimasto folgorato.

Delle passerelle della moda ai filari dei cedri: la storia di Angela

Negli ultimi anni le percentuali di produzione e vendita del cedro sono cresciute in modo esponenziale. Tra coloro che hanno creduto in questo business c’è Angela Mandato, una giovane del posto che, dopo molti anni vissuti nella Capitale, ha scelto di tornare in Calabria e produrre il cedro nell’azienda di famiglia. La sua è una storia davvero particolare. La scelta di diventare imprenditrice agricola, infatti, è arrivata nel bel mezzo di una carriera avviata e costellata di successi nel mondo dello spettacolo. Angela ha lavorato per anni come modella, ha all’attivo numerose partecipazioni a fiction e programmi tv e a soli 15 anni era tra le finaliste di Miss Italia. Ma un giorno ha deciso di mettersi alle spalle la vecchia vita e ha scelto definitivamente le cedriere, accantonando per sempre le passerelle di moda. Con il tempo si era accorta di vivere in un mondo che non le appartiene.
«Non fa per me, amo troppo le cose semplici e la mia terra». Di qui la decisione di tornare a casa e sporcarsi le mani, rinunciando persino a un posto dietro la scrivania che le aveva proposto il padre. Insieme al cugino e al fratello, co-fondatori dell'azienda agricola, decide di trasformare i prodotti e farne un marchio di fabbrica che porti alto il nome di Santa Maria del Cedro e della Calabria in tutta Europa. Tre anni fa il loro lavoro viene premiato, il loro Cedramaro e i Dolci Panicelli di uva passa finiscono nel Paniere d’Italia, lo strumento promozionale che propone le eccellenze agroalimentari, segnalate da appassionati, buongustai ed esperti di cibo e prelibatezze di casa nostra.

Le serre fotovoltaiche: dal sole energia e crescita dei cedri

Angela Mandato e soci non sono gli unici giovani del posto ad aver creduto nel business del cedro. A una manciata di chilometri più a nord di Santa Maria del Cedro, sulla linea di confine con Scalea, c’è Antonio Lancelotta, amministratore del gruppo le Greenhouse, ma soprattutto un vero e proprio innovatore del mondo dell’agricoltura e della cedricoltura. Lancellotta, infatti, ha ideato e realizzato un modello di indipendenza energetica premiato nel corso della quattordicesima edizione dell’Oscar Green, prestigioso premio elargito da Codiretti Giovani Impresa. 
Nelle serre fotovoltaiche sorte nell’azienda di famiglia, i cedri, insieme ad arance e limoni, sono coltivati in modo da azzerare l’impatto ambientale, producendo contemporaneamente energia pulita e risparmiando fino al 70% di acqua. Il principale partner industriale è EF Solare Italia, primo operatore italiano nel settore del fotovoltaico e tra i più importanti in Europa. «Noi stiamo portando avanti altri progetti e speriamo che ci sia sempre di più la consapevolezza che questo tipo di tecnologia applicata all'agricoltura e all'agrofotovoltaico – aveva detto Lancellotta un anno fa - possa essere replicato ovunque, possa essere un esempio perseguibile da altre imprese».

Il cedro di Calabria nell’arte di Antonino Perrotta

A Santa Maria del Cedro il sacro agrume lo si può trovare davvero dappertutto. Nei bar, nei supermercati, nei negozi di dolciumi e persino sui muri. Il cedro, infatti è il protagonista di Osa Laos Street Art, il progetto dello street artistAttorrep, al secolo Antonino Perrotta, 31 anni e già una lunga carriera alle spalle. Soltanto nell’ultimo anno, il giovane diamantese ha portato la sua arte negli Stati Uniti e nello Yemen. Nel periodo più buio per l'economia e gli esseri umani, quello della pandemia da coronavirus, Attorrep ha accettato di dipingere le vie del centro storico di Santa Maria del Cedro, narrando i secoli di storia attraverso le immagini e i colori. «L’idea è quella di far rivivere il borgo attraverso le opere di street art, che rappresentano l’identità culturale di questo posto», ha affermato l’artista, founder e art director del festival Osa - Operazione Street Art. I dipinti sono di grandi dimensioni e si collocano all’interno di un percorso d'arte molto vasto.

Il cedro di Calabria raddolcisce persino Vittorio Sgarbi

Lo scorso 15 aprile per Santa Maria del Cedro è stata un’altra giornata memorabile. Il sottosegretario di Stato e critico d’arte Vittorio Sgarbi ha inaugurato la mostra di pittura Protagonisti del tempo d'arte, curata dall'artista e presidente dell'associazione Art Global Angiolina Marchese. La manifestazione si è tenuta ovviamente nelle stanze del museo del Cedro ed è stata quindi l’occasione per celebrare una volta di più il cedro, tra assaggi, risate e piacevoli scoperte. «Questo è un posto meraviglioso - ha detto il sottosegretario, riferendosi al paesaggio che circonda l'ex Carcere delle Imprese -, vedere i cedri nella loro smagliante fioritura mi è sembrato particolarmente propizio». Poi nel suo discorso alla folla, Sgarbi ha detto di essere molto legato alla Calabria e di voler tornare presto. Franco Galiano, tra gli ospiti della serata e visibilmente emozionato, nel suo breve ma intenso intervento ha rivelato, innanzi a Sgarbi, di avere ancora un sogno nel cassetto: «Imbarcare – simbolicamente - il nostro cedro sull'Amerigo Vespucci e fargli girare un po' tutto il mondo». I presupposti, adesso, ci sono tutti.