Dopo Lamezia, Vibo e Cosenza, anche Catanzaro lascia al palo il PD

Il dato numerico inchioda il Pd alle sue responsabilità: evidentemente sia la scelta del candidato a sindaco, che i criteri adottati per la composizione delle liste non sono stati adeguati al peso e all’importanza della competizione elettorale
di Riccardo Tripepi
12 giugno 2017
16:35

Continua a non funzionare la macchina elettorale del Pd calabrese. Dopo la vittoria alle regionali del 2014, preceduta qualche mese prima dal successo di Giuseppe Falcomatà a Reggio, è stata praticamente un’ecatombe. Almeno per quel che riguarda le grandi città della Regione. Quelle che poi saranno determinanti per le prossime regionali che cominciano ad intravedersi all’orizzonte.
Lamezia, Vibo e anche la “rossa” Cosenza hanno premiato il centrodestra nel corso degli ultimi anni. E adesso anche a Catanzaro il Pd, rappresentato dall’ex vicepresidente della giunta regionale Enzo Ciconte rischia grosso. E il tonfo, ad urne appena chiuse, sembrava ancora più grave del previsto quanto i primi exit poll davano al ballottaggio con il sindaco uscente Abramo, Nicola Fiorita e non lo stesso Ciconte.


Non è bastato, evidentemente, l’esercito delle 11 liste schierato contro le 6 liste al fianco di Sergio Abramo e le sole 3 che hanno condiviso la battaglia di Fiorita.



Il dato numerico inchioda il Pd alle sue responsabilità: evidentemente sia la scelta del candidato a sindaco, che i criteri adottati per la composizione delle liste non sono stati adeguati al peso e all’importanza della competizione elettorale.


Ad evidenziarlo è il dato del voto disgiunto che, di fatto, ha provocato il divario di quasi dieci punti percentuali accumulato da Ciconte nei confronti di Abramo.


Ma in totale il peso del voto disgiunto è pari al 13%, evidentemente perché un buon numero di elettori del centrosinistra pur avendo votato per le liste, hanno poi preferito Fiorita.


In sostanza quello che viene fuori è il basso gradimento della candidatura Ciconte che non è riuscito a scalfire lo zoccolo duro del centrodestra, raccogliendo nel complesso un 31,19%, assai deludente per chi accarezzava sogni di vittoria al primo turno.
Se si esamina poi il risultato delle liste si nota che il numero delle stesse non è stato proporzionale al successo elettorale. Le sei liste di Abramo vanno al 39%, le tre liste di Fiorita producono il 13% circa, mentre le undici liste a sostegno di Ciconte si fermano al 44%. In questo quadro risulta praticamente ininfluente la performance della candidata grillina Bianca Laura Granato che deve accontentarsi di un misero 6%. Risultato in linea con la brutta performance dei pentastellati a livello nazionale e che conferma il trend calabresi. I grillini alle elezioni amministrative nella nostra Regione, almeno fino ad oggi, non sono riusciti mai ad ottenere buoni risultati anche per il mancato radicamento sui territori.


Negli altri Comuni sopra i 15mila abitanti (Acri, Paola e Palmi) migliora la situazione per il centrosinistra che è in vantaggio ad Acri e Paola, mentre è fuori concorso a Palmi dove Ranuccio, candidatura contro i democrat, si è aggiudicato il primo turno.
Si dovrà, insomma, aspettare l’esito del turno di ballottaggio per fare i conti in maniera compiuta. Ma è chiaro che tantissimo dipenderà dal risultato del capoluogo di Regione.


E la sfida Abramo-Ciconte si presenta con un pronostico assai favorevole al primo. Per l’uscente potrebbe bastare mantenere il trend del primo turno per aggiudicarsi la partita.


Mentre per Ciconte la sfida si presenta come una vera e propria impresa. Dieci punti da recuperare e una difficoltà assai pesante nel poter pensare di potersi apparentare con il gruppo di Nicola Fiorita che è stato “scacciato” dal Pd durante la fase preparatoria delle elezioni. Anche la rottura con Arturo Bova non lascia presagire nulla di positivo e conferma le difficoltà di mediazione che Ciconte ha scontato in questa prima fase. Anche se gli sherpa Pd proveranno ad attivare la complicata mediazione già dalle prossime ore.

 

Riccardo Tripepi

Giornalista
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