Riforma contestata

Autonomia differenziata, quello che Calderoli non dice: per non penalizzare il Sud servono 100 miliardi

È la cifra che secondo il Parlamento occorrerebbe per uniformare con le regioni del Nord i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Biondo (Uil): «La soluzione è far funzionare il fondo perequativo previsto dalla legge»

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di Massimo Clausi
11 febbraio 2023
06:30
Roberto Calderoli, ministro per gli affari regionali e le autonomie
Roberto Calderoli, ministro per gli affari regionali e le autonomie

Il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, giovedì sera è stato ospite della trasmissione “Piazza Pulita” de La7. Durante la puntata si è partiti dalla disastrosa situazione della sanità calabrese per arrivare a discutere di autonomia differenziata. La premessa era che proprio sulla sanità le regioni godono del massimo dell’autonomia. Di più. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha spiegato come la sanità sia laboratorio delle autonomie dove si sono, ad esempio, sperimentati i Lea laddove oggi si parla di Lep (livelli essenziali delle prestazioni).

Roberto Occhiuto ha detto, come ripete da un po’, di non essere pregiudizialmente contrario all’autonomia anzi come presidente di una regione del Sud si è detto pronto a raccogliere questa sfida e non da posizioni di retrovia. Però, ha ribadito, la Costituzione pone in capo allo Stato una serie di diritti, ma anche una serie di obblighi. In particolare quelli previsti dall’articolo 119 “La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante”.


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Quindi per Occhiuto l’autonomia si può fare, a patto di garantire i Lep in tutta Italia. Il problema è dove trovare le risorse per garantire a tutte le città italiane, ad esempio, un congruo numero di asili nido, un sistema di trasporti efficiente, una infrastrutturazione decente. Secondo il deputato del Pd, Francesco Boccia, anche lui presente in trasmissione, per garantire al Paese condizioni uniformi su trasporti, scuola, sanità e welfare servirebbe un investimento fra gli 80 e i 100 miliardi. Almeno questo è il calcolo fatto dal Parlamento. Dove trovare questi soldi nel momento in cui lo Stato ha serie difficoltà a coprire alcune poste di bilancio?

Una bella domanda che però non trova risposta nella proposta di Calderoli. Nella legge si parla genericamente di risorse dello Stato, ma senza individuare quali e quante.

«A questa domanda dovrebbe rispondere Calderoli - dice Santo Biondo, segretario Uil Calabria - perché nella legge non ci sono riferimenti specifici. Anzi c’è una sorta di ritorno alle origini della Lega perché nell’ultimo articolo di questa legge si parla di economie da realizzare da parte delle regioni che devo spendere meglio eliminando gli sprechi. Insomma una sorta di revisione del vecchio “Roma ladrona” che parla evidentemente alla pancia del Carroccio».

Secondo Biondo invece la soluzione c’è ed è sancita in un’altra legge dello Stato, la 42 del 2009 la cosiddetta legge sul federalismo fiscale. La norma prevede l’istituzione di un fondo definito perequativo che è implementato attraverso il residuo fiscale. In buona sostanza il differenziale fra quanto una regione incassa e quanto spende per garantire i Lep va a finire in questo fondo per assicurare anche alle regioni più deboli di poter finanziare i servizi essenziali. Di tutto questo però non si fa menzione nella proposta di legge di Calderoli, adesso attesa all’iter in Parlamento.

«Non è necessariamente una norma a favore delle regioni del Sud - spiega Biondo - basti pensare che la Campania ha un gettito fiscale molto superiore a quello della Liguria. Bisogna però uscire dal dibattito attuale che è tutto ideologico e vede contrapposto un Nord efficiente e un Sud sprecone. Il problema è tecnico, non politico. Va quindi affrontato in quest’ottica a meno che non si voglia fare della semplice propaganda. Il tema, invece, in un Paese che già corre a due velocità è  come si possa realizzare il disegno di una nazione solidale. Per questo la materia del residuo fiscale deve entrare nella discussione, perché è questo lo strumento che dovrà contribuire a finanziare, attraverso altre risorse dello Stato, il fondo perequativo».

La materia certamente è complessa perché finisce per riguardare diversi aspetti tecnici che vanno dal diritto costituzionale alla finanza pubblica. Argomenti non sempre popolari. Nello stesso tempo però è materia che impatta direttamente sulla qualità della vita dei cittadini. Per questo vale la pena affrontare questa discussione possibilmente senza filtri ideologici.

Giornalista
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