Pippo Civati a Cosenza a sostegno di Formisani - INTERVISTA

Il fondatore e segretario del movimento politico ‘Possibile’: ‘Formisani è un ottimo candidato e chiedo ai cittadini di Cosenza di votarlo’
31 maggio 2016
18:48

COSENZA - Pippo Civati, fondatore e segretario del movimento politico "Possibile", è stato nel pomeriggio a Cosenza per testimoniare la vicinanza a Valerio Formisani, candidato a sindaco a capo di una lista, denominata “Cosenza in Comune” che raccoglie le diverse anime della sinistra alternativa al Pd e che si richiamano alle posizioni di Sel, Rifondazione e di quell'ala che si è staccata dal Partito Democratico.

 


Civati ha focalizzato l'attenzione non soltanto sui temi nazionali ma soprattutto sulle amministrative di Palazzo dei Bruzi. In merito alle divisioni rispetto a Paolini, con cui si era in passato condiviso parzialmente un percorso, dice: «Potevamo stare nella stessa coalizione. Ci voleva però una scelta chiara sulle alleanze: sappiamo che il sistema politico cosentino è stato attraversato da grandi tensioni, si sono ribaltate amministrazioni, era il momento di fare una proposta di centrosinistra limpida, autonoma e libera senza essere condizionati da famiglie e personalità provenienti dall'altro campo. Questo è stato il motivo per il quale abbiamo imboccato strade differenti. Formisani è un ottimo candidato e chiedo ai cittadini di Cosenza di votarlo. Anche se un ragionamento politico più rigoroso avrebbe prodotto benefici per la città».

 

A Cosenza l'aria è pesante, soprattutto in relazione ad alcune inchieste condotte dalla magistratura. Che idea si è fatto?

 

«Credo sia necessaria più attenzione e selezione prima della campagna elettorale che rappresenta l'ultimo atto di un complesso lavoro di costruzione delle liste. Forse bisogna avere il coraggio di rinunciare a qualche pacchetto di voti o a qualche amico di troppo. Bisogna anche provare a fare un po' di pulizia per allontanare coloro che si portano dietro qualche ombra, qualche opacità. Lo dico senza pensare a qualcuno in particolare. Mi sembra un problema di sistema. Poi non mi piacciono i trasformisti - aggiunge Civati - Cambiare idea è sempre possibile ma bisogna spiegare perché. Altrimenti si rischia di saltare da un carro all'altro sulla base delle convenienze. Vorrei un po' più di semplicità e trasparenza. Si eviterebbero commissioni che indagano e che, con le loro relazioni, provocano un dispiacere a tutta la politica. Anche a chi, come noi, si colloca ai margini di questi meccanismi».

 

C'è attenzione su Cosenza anche per la sperimentazione del Partito della Nazione. Qui Verdini appoggia in maniera convinta il candidato del Pd.

 

«Io un po' di imbarazzo lo avrei. Non accuso Verdini. Non voglio personalizzare però penso che uno che ha vissuto per tutta la vita con Berlusconi debba stare dall'altra parte. Io la penso così. Mi dispiace perché vorrei che dal sud arrivasse il riscatto, magari proprio dalle urne il 5 giugno. C'è un problema politico non di poco conto - sottolinea Civati - perché la gente vede Verdini che spiega la linea del Partito Democratico a cui non appartiene, nello stesso tempo c'è una tradizione di sinistra che perde colpi e credibilità e porta persone come me e Formisani a pensare che il centrosinistra vero sia da un'altra parte rispetto al Partito Democratico».

 

Alla luce delle tante tensioni che attraversano il Paese e della precarietà diffusa che genera incertezza tra i lavoratori, si avverte in Italia la nostalgia di un movimento politico capace di affrontare e risolvere la grandi questioni sociali che attanagliano le famiglie?

 

«Secondo me sì. E' proprio questa la mia preoccupazione. Quando tu confondi i valori di partenza, confondi gli obiettivi, provochi sempre delle polemiche sul nulla, metti in campo interventi tampone come bonus e decontribuzioni che non possono diventare strutturali ed essere protratti nel tempo per mancanza di risorse, secondo me generi solo guasti e confondi le persone che magari continuano a votare Pd senza rendersi conto che questo partito si è trasformato irreversibilmente. Guardando sempre di più al centro e a destra. Anche a Cosenza, si è perso quell'aspetto culturale e di riflessione nella dialettica politica che invece era importante. Magari non si vinceva sempre, ma il pensiero critico e la visione di una prospettiva vale di più dell'ossessione di arrivare primi a tutti i costi».

 

Salvatore Bruno

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