Il Consiglio Regionale, il PD e i 5 voti del cucù Sebi

La cronaca retroscenica dell’elezione dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale della Calabria. Il PD calabrese perpetua la nota citazione di Flaiano: “La situazione è grave ma non seria”
di Pablo .
15 settembre 2017
07:05

Prologo
Per descrivere meglio quello che è avvenuto nel retrobottega PD, prima e durante l’elezione dell’ufficio di Presidenza del consiglio regionale bisognava aspettare la chiusura dei giochi, il dopo, infatti, offre sempre spunti interessanti per comprendere e trovare conferme alle indiscrezioni della vigilia. Anche perché, prima e durante le “grandi manovre”, le indiscrezioni, i retroscena, le soffiate, camminano sempre sul filo dei veleni delle lotte interne, sull’alito del sussurro dei doppiogiochisti e sul crinale degli opportunismi di corrente. E dunque bisogna maneggiarli con cura altrimenti si rischiano interpretazioni azzardate. Intendiamoci per descrivere le dinamiche all’interno del PD calabrese basterebbe parafrasare la nota citazione di Ennio Flaiano: “ la situazione è grave ma non seria”. Ma questo è un altro discorso. Quello che traspare leggendo le note, le dichiarazioni ufficiali o le esternazioni sui profili social degli esponenti democrat targati Oliverio, divisi per ordine e grado, è che, il grande capolavoro di strategia politica messo in atto con l’elezione dell’ufficio di presidenza, ha un cunducator : Sebi Romeo, capogruppo Pd al consiglio regionale.

Epilogo

Ma partiamo dalla fine, a consiglio finito. Quando ormai il dado è tratto, quando Oliverio è già lontano e, casco da metalmeccanico in testa, viaggia verso cantiere Calabria allestito ad Arcavacata, quando il volto scuro di Wanda Ferro si distingue tra gli scranni del Consiglio, quando l’eco del sarcasmo di Tallini raggiunge la Cittadella e quando appare la raggiante soddisfazione di Pino Gentile, primo degli eletti in consiglio, profumato di buona colonia che se la ride saporitamente.


Primo atto: il capo comico

I ben informati raccontano di un Sebi Romeo camminare a passo veloce nei corridoi dell’astronave per raggiungere il suo ufficio e sfuggire ad Alessandro Nicolò, capogruppo di Forza Italia in consiglio. L’esponente forzista pare volesse chiarimenti su che fine avessero fatto i cinque voti che Romeo gli aveva promesso per garantire l’elezione democratica di Ferro e Tallini. Vero o falso? Difficile dirlo, certo, un botta e risposta tra Giudiceandrea e Nicolò sembra confermare tra le righe questa ipotesi. D’altronde, da giorni si vociferava di questi famosi 5 voti in tasca al capogruppo Pd. Pare, infatti, che con questi 5 voti in tasca, il buon Sebi se ne andasse in giro tranquillizzando tutti, dai forzisti di Nicolò, alle ansie di Enzo Ciconte fresco fresco della disfatta catanzarese, fino allo stesso Oliverio, assalito da numerosissime inquietudini sul rischio del deragliamento della sua maggioranza sull’altare del rinnovo dell’ufficio di Presidenza, ma soprattutto, sui rischi di un rafforzamento eccessivo di Pino Gentile.

Secondo atto: le inquietudini

Tranquilli, “Tutto a posto”, si affannano a ripetere i democrat uno dopo l’altro, tutto sotto controllo, ribadisce Romeo. Le inquietudini di Oliverio, alla fine sono state sedate a metà, la maggioranza, per ora, pur sbandando fragorosamente ha retto sul voto del Presidente del Consiglio, purtroppo per Oliverio, Pino Gentile, invece, non solo si è rafforzato, è andato oltre, diventando l’uomo forte del consiglio. E non è finita qui. Maldipancia, dissensi, malumori provenienti da tutte le aree dei gruppi di maggioranza raccontano un’altra storia. Molto diversa da come la raccontano i dirigenti democrat del “tutto va bene Madama la Marchesa”, che trovano in Magorno il maggior testimonial. E, soprattutto, molto diversa da come la racconta la controinformazione targata Cosenza che poi tradotta significa: “correre ai ripari” subito dopo gli esiti della strategia dei Tafazi più che di Machiavelli andata in scena a palazzo Campanella.

Terzo atto: contro informazione compagni

Una contro informazione, quella raccontata nelle ore successive dai sostenitori democrat del decimo piano che si potrebbe descrivere con un’affermazione di Albert Einstein, “se verrà dimostrato che la mia teoria della relatività è valida, la Germania dirà che sono tedesco e la Francia che sono cittadino del mondo. Se la mia teoria dovesse essere sbagliata, la Francia dirà che sono un tedesco e la Germania che sono un ebreo”. Insomma, per dirla secondo un anonimo pensatore di Twitter potremmo dire di essere “sospesi tra la spontaneità di chi dice sempre ciò che pensa e l’opportunismo di chi pensa solo a ciò che è meglio dire”.

Quarto atto: il dramma

E vabbene così. Anzi no, non va bene affatto. Fonti autorevoli, infatti, si sono incaricati di farci sapere che neanche la riunione del gruppo Pd, è filata liscia. Anzi, si racconta di tensioni drammatiche che l’hanno attraversata. Nella riunione, infatti, proprio Sebi Romeo, secondo quanto ci viene riferito, pare che abbia fatto il primo scivolone, proponendo di sostituire D’Agostino per le note vicende giudiziarie che lo hanno sfiorato. La riunione degenera subito. Qualcuno fa notare che si rischia il ridicolo: Ciconte, Guccione e per ultima la Barbalace non erano forse stati rimossi a causa di vicende giudiziarie che li riguardano? Si? No? Meglio no. Come si può affermare di sostituire qualcuno, perdinci, con un altro indagato? Risulterebbe, assai curioso, oltre che rischioso, infatti, soprattutto sul fronte mediatico. E dunque? Reset. Bisogna cambiare versione. Allora qualcuno s’inventa la formula dell’avvicendamento concordato con D’Agostino. Qualcun altro però, a quel punto, s’incarica di contattare D’Agostino, e, sorpresa: lo trova tutt’altro che disponibile, anzi, si racconta che il Re dello Stocco fosse arrabbiatissimo verso il PD, verso Romeo e verso lo stesso Oliverio. Insomma pasticcio su pasticcio.

Quinto atto: il voto e il dubbio

Alla fine si va al voto. Il Pd dispone di 16 voti, Ciconte ne prende 12, 4 in meno rispetto al gruppo e 9 in meno rispetto alla maggioranza. Pino Gentile, dispone di solo 3 voti, ne intercetta 13, 10 in più del suo gruppo. E i 5 voti di Romeo? Cucù i 5 voti non ci sono più!
E dove sono finiti? Boh! E chi lo sa. Sono andati a Ciconte? Sono andati a Gentile? Mistero.
"L'autunno è arrivato senza i voti del cucù". Un dubbio ci assale: e se Gentile, intercettasse pure i 5 voti di Romeo e arriva a controllare 18 voti, potrebbe diventare capogruppo di maggioranza?



Pablo

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