Elezioni comunali

Cutro, il Tar rigetta il ricorso delle due liste non ammesse: in corsa resta solo Antonio Ceraso

La decisione del Tribunale amministrativo regionale entro tre giorni può essere appellabile di fronte al Consiglio di Stato. Alla base dell'esclusione la presentazione oltre i termini e la validità di alcune firme

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di Procolo Guida
5 novembre 2022
09:37
Il municipio di Cutro
Il municipio di Cutro

Il Tar ha deciso rigettando il ricorso delle due liste ricusate dalla Commissione elettorale circondariale. Rimane dunque in corsa solo la lista che candida a sindaco Antonio Ceraso. Ieri si è conclusa nel tardo pomeriggio l’udienza del Tribunale amministrativo regionale che, entro tre giorni può essere appellabile solo di fronte al Consiglio di Stato.

Ed il ricorso, presentato tre giorni fa al Tar Calabria, non ha visto riconosciute le ragioni dei legali di Francesco Sulla ed Antonio Della Rovere e delle due liste da loro presentate e composte da 16 candidati a consigliere comunale. A “Cutro è il nostro partito”, la lista che appoggia l’ex consigliere ed assessore regionale Sulla, ed a “Insieme solleviamo Cutro”, che esprime candidatura del Pd provinciale sono stati contestati orario della presentazione della documentazione.


La Commissione elettorale circondariale, sabato scorso, aveva ricusato le due liste perché, nel verbale di trasmissione degli atti, il segretario generale del Comune aveva scritto che erano state presentate oltre il tempo massimo fissato delle ore 12, diversamente da quanto sostengono i rappresentanti delle due liste. Non è stato dunque considerato il verbale firmato da due funzionari del Comune, che avrebbe dovuto spiegare le ragioni del ritardo. C’è da specificare che alla lista che proponeva Della Rovere è stata contestata anche la questione delle firme raccolte per la presentazione che sembrerebbe fossero su fogli disgiunti.

Se anche il Consiglio di Stato dovesse rigettare o, non essere proprio adito, per Antonio Ceraso ci sarebbe comunque l’obbiettivo quorum che, anche questo, darebbe la possibilità di due diverse interpretazioni: perché la legge richiede la partecipazione al voto di una percentuale di popolazione residente in Italia (il 50%). Ma una normativa approvata nel periodo di massima diffusione del Covid-19, che non si capisce se in vigore o meno, ha ridotto dal 50,01 al 40,01% la percentuale minima per la validità dell’elezione di un unico candidato. Altrimenti il rischio è che possa rimanere la commissione prefettizia che, due anni fa, arrivò a Cutro per inquinamento mafioso.

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