Il “solito” Magorno fa saltare l'assemblea del Pd

Troppa alta la tensione per affrontare la discussione. Gli danno una mano le contingenze: domenica c'è la direzione nazionale, Minniti sarebbe stato assente e proprio per lunedì è stato fissato un Consiglio regionale su trasporti e rifiuti
di Riccardo Tripepi
15 dicembre 2016
21:51

Alla fine Ernesto Magorno ci è riuscito anche stavolta. Ed in realtà erano in pochi ad avere veramente creduto che lunedì 19 dicembre il Pd calabrese avrebbe celebrato l’assemblea regionale, così come da comunicato ufficiale del suo segretario. Comunicato inviato dopo la chiusura delle urne del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre che hanno regalato una sonora sconfitta ai sostenitori del sì e, dunque, alla corrente renzista ormai totalitaria in Calabria, almeno sulla carta.

Ci avevano creduto in pochi perché Magorno, il temporeggiatore, da quando è segretario regionale del Pd ha rinviato almeno tre volte ogni riunione indetta, rispetto alla prima convocazione. Ormai è una prassi. E poi con l’aria che si è respirata alla direzione nazionale dopo le dimissioni di Renzi, si è capito che sui territori non pare il caso di fare mosse azzardate. Specie su quei territori dove il risultato è stato assai sfavorevole al sì, come in Calabria.


 

Nonostante l’impegno formale di tutta la maggioranza di Oliverio a sostegno del sì, le percentuali raggiunte sono praticamente la metà rispetto ai consensi rimediati alle ultime regionali. Ed allora o la maggioranza è evaporata o qualcuno ha fatto il furbo. Ed i timori di una riorganizzazione del partito da fare con il “lanciafiamme”, così come Renzi aveva promesso qualche tempo addietro, non sono del tutto evaporati.

Tutti argomenti su cui è meglio rimandare la discussione, avrà pensato saggiamente Magorno. Anche perché c’è un Carlo Guccione caricato a pallettoni che non avrebbe certo risparmiato le bordate e chiesto verosimilmente un cambio nella guida del partito, così come ha già anticipato più volte sulla stampa.

A dare una mano al rinvio dell’incontro, ci sono poi messe anche le contingenze. Intanto domenica c’è la direzione nazionale del partito dalla quale si dovrebbe capire quali saranno le reali intenzioni del premier sia rispetto al congresso, che alla sua stessa permanenza in carica. E lunedì è troppo presto per poter pensare di arrivare ad un’analisi locale, senza aver ancora chiare le intenzioni dei vertici.
In secondo luogo non ci sarebbe stato Marco Minniti, in un primo momento chiamato da Magorno a chiudere la discussione del parlamentino democrat. La nomina a ministro dell’Interno, evidentemente, ha reso più complicata la sua presenza.

In terzo luogo lunedì 19 dicembre, in barba alle intenzione del segretario regionale, è stato convocato un Consiglio regionale abbastanza importante. In Aula arriveranno due provvedimenti assai rilevanti come il Piano Rifiuti e il Piano Trasporti. Mentre per mercoledì 21 il Consiglio dovrebbe essere convocato per l’approvazione della manovra finanziaria per il 2017.

Ed allora meglio rinviare tutto e aspettare che il quadro si delinei meglio. Anche perché dopo la direzione nazionale e i fondamentali appuntamenti di Palazzo Campanella, Oliverio presenterà alla stampa il report sui suoi primi due anni di governo. Quello che dovrebbe essere l’ultimo atto prima di mettere mano alla giunta per un rimpasto che mette altra carne sul fuoco delle tensioni in casa Pd. E dunque un rinvio senza data di successiva convocazione è stato il modo migliore per evitare lacerazioni ulteriori e continuare a tenere la testa sotto la sabbia.

Riccardo Tripepi

Giornalista
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