Superbonus

In Calabria cantieri per quasi 2 miliardi, ma le imprese annaspano per il blocco della cessione dei crediti

L’intenzione del Governo è quella di una rimodulazione della misura e la cosa interessa molto la nostra regione che ha nell’edilizia uno dei suoi settori primari. Abi e Ance chiedono «una misura tempestiva e di carattere straordinario» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Massimo Clausi
15 novembre 2022
06:30
Foto Ansa
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Non solo gli sbarchi o il reddito di cittadinanza. L’altro dossier scottante sul tavolo del Governo è quello del SuperBonus. «La copertura al 110% ha deresponsabilizzato chi la usava: se uno non era chiamato a contribuire non si chiedeva se prezzo era congruo - ha detto la Meloni, denunciando un buco nelle casse dello Stato di 38 miliardi - Questo ha portato distorsione sul mercato a beneficio prevalentemente dei redditi medio alti. Abbiamo scelto di intervenire e si passa al 90%, salvo per chi ha già deliberato a oggi l’intervento e presenta entro il 25 novembre la nota di inizio lavori. Ma con i risparmi abbiamo deciso di riaprire alle unifamiliari, a patto che si tratti di prima casa e redditi medio bassi. Abbiamo introdotto un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma c’è un primo accenno di quoziente familiare».

Insomma l’intenzione del Governo è quella di una rimodulazione della misura e la cosa interessa molto la Calabria che ha nell’edilizia uno dei suoi settori primari. 1 miliardo e 950 milioni di euro. A tanto ammonta l’impatto del Superbonus in Calabria al 31 ottobre 2022 (i dati sono forniti dall’Enea). 1 miliardo e 350 milioni di euro riguardano poi i lavori portati a termine (69,6%).


Rispetto alla fotografia dello scorso 30 settembre, complessivamente si osserva un ulteriore aumento del 5,3% in termini numerici (589 nuovi cantieri) e del 5,2% in termini di importo (+96 milioni di euro). Questi dati confermano il trend di crescita fatto registrare negli ultimi mesi, anche se con un tasso decisamente minore rispetto ai mesi precedenti (prima superava tranquillamente il 10% sia in termini di numero di interventi sia in termini di importo) specialmente sul lato condomini, penalizzati dalla stasi degli acquisti dei crediti fiscali.

Inoltre, in questo ultimo periodo, vi è la corsa per completare la realizzazione dei lavori sulle villette e le unità indipendenti al 31 dicembre 2022, a meno di proroghe, per questa tipologia di interventi, al 31 marzo 2023 (ma è necessario reperire 600- 700 milioni di euro che al momento non trovano copertura nei saldi del nuovo decreto aiuti). In ogni caso le proiezioni di crescita spingono ancora ad ipotizzare che la spesa complessiva in regione, a fine 2022, relativamente all’anno in corso supererà significativamente il miliardo e mezzo di euro (siamo già ad oltre 1 miliardo e 300 milioni ammessi).

Tale maggior ammontare prodotto nelle costruzioni, in virtù delle molteplici e importanti connessioni del settore con tutta la sua lunga filiera, potrà generare un effetto totale sull’economia calabrese di 4,5 miliardi di euro circa, che si tradurrà in importanti ricadute sull’occupazione, con un incremento considerevole dei posti di lavoro nelle costruzioni nel 2022 e nei settori ad esso collegati.

È il paradosso del Superbonus che mentre il mercato delle cessioni arranca, quello dei lavori di superbonus continua a dare segni di estrema vitalità è paradossalmente preoccupante. Questi lavori, infatti, si trasformeranno in crediti di imposta che avranno grosse difficoltà a trovare un acquirente. Abi e Ance, in una lettera congiunta al governo sul Superbonus, chiedono «una misura tempestiva e di carattere straordinario» che consenta agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari. Questa soluzione, scrivono i presidenti di Abi e Ance, permetterebbe agli intermediari di ampliare la loro capacità di acquisto di crediti certi e verificati dagli intermediari stessi, al momento non utilizzabili.

Si perché secondo le associazioni di categoria non c’è solo il rischio che la crisi di liquidità mandi in crisi aziende e fornitori, ma sul mercato si sta anche registrando una forte speculazione sui crediti. 

«Il sistema Ance sta chiedendo da tempo lo sblocco di Cassa Depositi e Prestiti e Poste e di tutte le partecipate pubbliche, per dare un segnale di fiducia e per rimettere in moto il mercato - dice il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante - Chi ancora acquista lo sta facendo a percentuali bassissime, sfruttando la «disperazione delle imprese».

Se prima il credito al 110% veniva acquistato in media al 102%, ora si arriva anche all’85 per cento. Chi compra specula. Serve un segnale, senza si fanno saltare migliaia di imprese. Prima di parlare di percentuali e di revisione dell’attuale scansione del superbonus, insomma, bisogna risolvere in maniera strutturale la crisi del mercato delle cessioni, consentendo alle imprese di liquidare i crediti che hanno fermi in pancia da mesi».

«Per il futuro Ance è consapevole che il Superbonus al 110% e gli altri bonus dovranno essere riformati - continua Piercacciante -  Ma non possiamo aspettare ogni 31 dicembre per sapere cosa succederà. Le imprese hanno bisogno di programmare gli investimenti, per cui bisogna ragionare su un orizzonte temporale al 2030».

«Vista la vetustà di tanti edifici residenziali, nati per l’80% prima di qualsiasi legge antisismica o energetica - conclude Piercacciante -  non è possibile pensare di raggiungere gli obiettivi europei senza un aiuto da parte del pubblico. Si stima che servano interventi su 200 mila edifici l’anno per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che l’Italia si è data: impensabile pensare di raggiungere questi obiettivi senza un adeguato incentivo stabile. È chiaro che su coperture e percentuali ci sarà da discutere. Ma un punto fermo c’è: le regole ci sono! È necessario mantenere l’assetto normativo vigente, prevedendo solo una modifica riguardante l’incentivo ai lavori sulle unità immobiliari unifamiliari (villette), che deve essere previsto unicamente per gli immobili adibiti ad abitazione principale del beneficiario. La misura, per il resto, è sostenibile per i conti dello Stato, in quanto si stima che servano 15 miliardi di euro l’anno per 60 mila interventi . L’importante è che la rimodulazione della misura avvenga con gradualità, prevedendo che le modifiche entrino in vigore dal 1 gennaio 2024, in modo da salvaguardare le iniziative avviate ed i diritti acquisiti e da evitare caos e contenziosi».

Giornalista
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