Mario Oliverio, un uomo solo al comando

Il governatore e i suoi sette assessori-professori sembrano prevaricare in ogni modo ruolo e funzioni del Consiglio regionale
di Riccardo Tripepi
22 novembre 2016
22:46

Un uomo solo al comando. O meglio otto uomini soli. Mario Oliverio e i suoi sette professori scelti all’indomani di Rimborsopoli per tirare fuori dalle secche la Calabria sembrano vivere in una torre d’avorio. E amministrano la Regione prevaricando in ogni modo ruolo e funzioni del Consiglio regionale, ridotto al ruolo di semplice passacarte dell’esecutivo.

 


E’ questa la sintesi che può farsi dopo la lettura del report sulla legislazione regionale relativo all’anno 2015, pubblicato sul sito del Consiglio. Il primo della gestione Oliverio e quello segnato dall’avvicendamento in corsa tra Antonio Scalzo e Nicola Irto alla guida dell’Assemblea.

 

Nessuna conferenza stampa di presentazione e nessuna cerimonia, così come era tradizione sotto le amministrazioni precedenti. Il report è stato inserito on-line, quasi alla chetichella, lo scorso 16 novembre.  E del resto nessun entusiasmo poteva essere manifestato per un rapporto che cristallizza la marginalizzazione del Consiglio regionale nell’amministrazione della Calabria.

 

L’unico dato che potrebbe essere presentato con orgoglio è quello relativo alla riduzione del contenzioso con il governo nazionale. Si è drasticamente ridotto in questo anno il numero delle leggi regionali impugnate perché incostituzionali. Delle 28 leggi approvate durante l’anno 2014 il Governo ha provveduto ad impugnarne 5 (pari al 17,80% del totale), nell’anno 2015, invece, delle complessive 40 leggi approvate solo una è stata impugnata, per un valore percentuale pari al 2,5% del totale.

 

Altra nota positiva l’introduzione della diretta streaming per la trasmissione delle sedute di Consiglio, voluta dal presidente Irto.

 

Per il resto il report sembra la ricostruzione dettagliata di come la Giunta sia diventata l’unico organismo a gestire la Calabria, in barba alla democrazia e alla tradizione che vedeva nel Consiglio il Parlamento della Regione.

 

Il report racconta delle difficoltà intervenute per la drastica riduzione del numero dei consiglieri, passati da 50 a 30 in ossequio ai principi introdotti dalla spending-review, e alla necessità di rivedere i Regolamenti interni per consentire il corretto funzionamento delle Commissioni.

 

Poi inizia la serie di numeri che imporranno una seria riflessione. Il maggior numero di leggi approvate – si legge nel report - si deve all’iniziativa della Giunta: infatti, su 40 leggi complessive, 23 risultano adottate proprio su proposta dell’organo esecutivo, con una percentuale pari al 57,5% del totale. All’iniziativa del Consiglio regionale, invece, vanno ricondotte 17 delle leggi adottate nel corso dell’anno di riferimento, con una percentuale che si ferma al 42,5%. Non si registrano, invece, provvedimenti legislativi appartenenti all’iniziativa mista.

 

E poi l’amara constatazione:  «Si tratta di risultati che si presentano in netta controtendenza rispetto a quelli registrati negli anni precedenti, quando la maggioranza delle leggi prodotte dalla Regione è stata frutto dell’iniziativa del Consiglio regionale, in quanto organo titolare della potestà legislativa. Basti pensare che solo nel 2014 al Consiglio era riconducibile il 68% delle leggi emanate, percentuale che era ancora più elevata nel 2013 (77%) e nel 2012 (70%)».

 

A ciò va aggiunto, inoltre, che le leggi di iniziativa del Consiglio sono di minore estensione di quelle di iniziativa della giunta, constando quasi sempre di pochi articoli. Non solo. Secondo il report anche i tempi di approvazione sarebbero assai diversi con un canale privilegiato dedicato proprio all’iniziativa della giunta.

 

Ce ne sarebbe già abbastanza per parlare di uno sbilanciamento dei poteri a favore dell’esecutivo e di un Consiglio regionale ridotto a semplice comprimario della Giunta. Ma se ai dati si aggiunge che la Giunta, attualmente, è composta soltanto da tecnici e neanche da un eletto, dopo la decisione assunta da Oliverio per fronteggiare l’esplodere di “Rimborsopoli”, si capisce come il malumore dei partiti politici e dei gruppi consiliari sia ai livelli massimi.

 

E c’è da giurare che le tensioni “congelate” dalla campagna per il referendum esploderanno tutte insieme dopo il 4 dicembre. Ed il governatore, se non vuol davvero consumare uno strappo insanabile con la sua maggioranza sarà costretto, quantomeno, a mettere mano alla Giunta restituendo spazi di gestione alla politica e agli eletti dal popolo.

 Riccardo Tripepi

 

Giornalista
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