Politiche 2022

Pecoraro (Pd): «I sondaggi non sono voti, distacco sarà minimo». E difende Stumpo: «Non è un paracadutato»

INTERVISTA | Il segretario provinciale dem di Cosenza è candidato nell’uninominale. Sul reddito di cittadinanza: «Da modificare, non da abolire». Sui 5 stelle: «Loro la colpa della rottura. Ma costruire un campo progressista resta un’esigenza» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Massimo Clausi
12 settembre 2022
20:58
Vittorio Pecoraro
Vittorio Pecoraro

29 anni compiuti oggi, Vittorio Pecoraro è forse uno dei più giovani candidati nei collegi uninominali in Italia. Il suo “campo di battaglia” è Cosenza, ma mica solo per queste elezioni. Pecoraro, infatti, dopo anni di commissariamento del partito è il segretario della Federazione scossa al suo interno dai soliti dissidi fra correnti.

Pecoraro, partiamo dalla sua candidatura. Come sta andando? Ha paura dei sondaggi?
«Guardi è una campagna elettorale difficile. Tutte le compagini sono molto aggressive nei confronti del Pd. Ciò dimostra la centralità del partito nello scenario italiano».


I sondaggi sembrano non pensarla così...
«I sondaggi non sono voti. Oggi non si possono più pubblicare, ma i giochi sono aperti, penso che alla fine il distacco fra vincitori e vinti sarà minimo».

Anche le differenze programmatiche sembrano minime; cosa, ad esempio, vi differenzia dal centrodestra sui temi del caro energia?
«Noi siamo per una risposta europea alla crisi energetica. È illusorio pensare che uno Stato da solo possa risolvere il problema nel breve periodo. Se non sarà possibile, interverremo con un tetto alle bollette del gas come avvenuto in Francia o Spagna. Il centrodestra ha sempre puntato su fonti fossili e sul rilancio del nucleare. Il nostro approccio è differente e si è visto anche con il governo Draghi che ha molto sviluppato la partnership con il Nord Africa. Noi siamo per energie rinnovabili, soprattutto quelle di nuova generazione e ad impatto zero. Penso, ad esempio, alla possibilità di produrre energia dalle onde del mare».

Sui temi energetici in Calabria cosa si può fare?
«Vorrei che la nostra regione diventasse un hub energetico. Non possiamo pensare nel 2022 alle energie sostenibili come venti anni fa, bisogna guardare al futuro. La possibilità c’è, non solo con il Pnrr, ma anche con il Next Generation Eu e la nuova programmazione comunitaria che nei primi capitoli pone proprio il tema di una transizione sostenibile ed equa».

A proposito di rincari, in Italia c’è il problema dei salari, fermi da tempo immemore mentre oggi l’inflazione rischia di arrivare in doppia cifra...
«Noi siamo per il salario minimo che pure va inquadrato in questo grande patrimonio italiano che è la contrattazione collettiva. Ho poi avanzato alcune proposte come l’abolizione delle tasse universitarie per frenare la fuga dei cervelli ed incentivare lo studio visto che in Calabria abbiamo la percentuale più bassa d’Europa di laureati nella fascia 25/35 anni».

E sul reddito di cittadinanza?
«Il Pd aveva iniziato a ragionare di Rei prima dell’entrata in vigore del reddito. Forse ci siamo attardati troppo nell’affrontare il problema delle nuove povertà. Oggi penso che il RdC sia un patrimonio sociale acquisito che vada modificato nella sua struttura perchè è impensabile che se accetto un lavoro, magari stagionale, rischio di uscire dal circuito».

C’è il rischio che il centrosinistra non riesca ad esprimere un parlamentare cosentino, lo avverte?
«No, le liste sono competitive. Se questo rischio c’è, è a causa del taglio dei parlamentari e della legge elettorale. Ma abbiamo grande fiducia in Irto al Senato, mentre alla Camera siamo certi di esprimere rappresentanza. Ad esempio il lavoro della Bruno Bossio sul tema dei trasporti è stato giudicato all’unanimità dalla federazione come estremamente positivo. Guccione ha fatto un passo di grande responsabilità. Non imputiamo niente a nessuno per la composizione delle liste».

Ma non trova paradossale che capolista sia Stumpo, molto vicino ad un ministro della Sanità che in questi anni in Calabria non si è fatto mai vedere, mentre Guccione che ha condotto grandi battaglie sul tema sia in posizione non utile?
«Difendo la candidatura di Stumpo che è calabrese e non un paracadutato. Durante la campagna amministrativa per Franz Caruso, veniva a fare volantinaggio a Cosenza. Lo riconosco come parte integrante di un progetto e non come espressione di Speranza, ma di un partito: Articolo 1. Non dimentichiamo che è stato difficile fare le liste perché ci presentiamo con un simbolo che racchiude quattro forze che chiedevano il loro legittimo spazio come la Nesci a Vibo o Papasso nella jonica. Tirando le somme però la Federazione ha avuto un grande riconoscimento voglio ricordare anche la candidatura della Dorato oltre quelle citate prima. Di più non penso si potesse fare».

A proposito di coalizione con Azione e ItaliaViva non era proprio possibile un accordo?
«Azione e Italia Viva sono soggetti che si rifanno a Renew in Europa, che hanno programmi incompatibili con alcuni obiettivi che abbiamo. Calenda sembra palesare il fatto di non essere né di destra che di sinistra. Io sono per un campo progressista netto».

Il campo largo è andato come è andato...
«Ho guardato con simpatia al M5S, lavorato con loro per l’ambiente e la giustizia sociale. Della rottura, dolorosa, devono assumersi loro la responsabilità. Ma rimane la necessità di costruire grande campo progressista».

Torniamo ad Azione e alla polemica con Aieta...
«Conosco poco Aieta, riconosco nella sua critica dignità. Ma la scelta del Pd è una scelta di campo, non si può pensare di starci dentro avendo dialoghi con altre formazioni politiche».

Però altri che erano andati via, come Lo Polito o Giudiceandrea, li avete ripresi...
«Si perchè è stato un percorso inverso e trasparente. Chiunque decida di impegnarsi con il Pd, senza se e senza ma, sarà sempre il benvenuto».

E com’è lo stato di salute del partito a Cosenza?
«Abbiamo trovato un partito lacerato, dopo anni di commissariamento. Siamo riusciti a far celebrare quasi ovunque i congressi. Tenga presente però che sono stato eletto a metà maggio, gli organismi si sono insediati a metà luglio e poi c’è stata la caduta del Governo. Lei stesso prima parlava di questi riavvicinamenti, penso che ce ne saranno altri a breve».

Solo a San Giovanni in Fiore non è riuscito...
«Anche lì io ero per la celebrazione del congresso che in effetti si è tenuto. Poi ci sono state una serie di contestazioni sull’anagrafe degli iscritti con almeno due pronunce della commissione nazionale di garanzia. Da Roma hanno deciso per il commissariamento, nominando me. È vero in questa fase la sede è stata trascurata e non abbiamo pagato la bolletta di agosto, ma da qui a dire che si è spenta la luce sul partito a San Giovanni ce ne corre».

Qualcuno ha contestato il silenzio del Pd sull’operazione della Dda a Rende e Cosenza...
«Il Pd è totalmente estraneo a questa faccenda. È quasi superfluo ricordare che siamo contro ogni forma di criminalità organizzata: ho fatto una proposta sulla legalizzazione della cannabis. Unico modo per contrastare il narcotraffico è la regolamentazione del mercato. Anche del numero delle armi in Italia non ne parla nessuno: 8 milioni più che in Iraq e Nigeria. L’Italia nel 2017 è stata seconda per morti di civili da arma da fuoco nel mondo, dopo gli Usa. Noi proponiamo controlli maggiori e stretta sulle licenzia».

Va bene, ma Rende e Cosenza?
«Siamo in fase di indagine e aspettiamo il Tribunale della Libertà, riponendo come sempre massima fiducia nella magistratura. Conoscevo De Cicco per la sua attività e dalla stampa. Ciò che gli viene contestato sono fatti privati non amministrativi, connessi a una dimensione temporale non attuale. In termini generali è difficile in Calabria, perché c’è una dimensione penetrante della criminalità nella società. Il sindaco Caruso ha già detto tutto, aggiungo che abbiamo tutti gli anticorpi per superare la vicenda».

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