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Meloni leader o capobranco? Radiografia del potere nella prima puntata del 2023 di Perfidia

VIDEO | Trasmissione d'esordio del nuovo anno per Antonella Grippo che ha ospitato Luciano Canfora, Ginevra Bompiani, Luigi Pandolfi, Maria Tripodi (Fi) e Pietro Molinaro (Lega)

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di C. L.
14 gennaio 2023
10:53

È la nozione di “leadership” il primo argomento del 2023 che Antonella Grippo porta nello studio di Perfidia. Decisionismo, forza, ruvidezza e determinazioni sono le sue accezioni muscolari, ma se non riesce ad esercitare una «seduzione persuasiva» nei diversi segmenti della società – argomenta la conduttrice - perde quell’accezione e non è più una leadership. Da qui il titolo della puntata “Leadership e leadercippe”.

Ospiti di Antonella Grippo, Luciano Canfora (classicista e storico), la scrittrice Ginevra Bompiani, Maria Tripodi (Forza Italia),  sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale del governo Meloni, il giornalista de Il Manifesto Luigi Pandolfi, e il neo consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro. Ad imperversare in studio con la sua satira, l’orami immancabile Enzo Filia.


Meloni: leader o no?

Ginevra Bompiani definisce Giorgia Meloni «capobranco» che condivide con il leader il desiderio, l’amore e l’esercizio preminente del potere. «Si tira dietro la gente, i lupi, volenti o nolenti, con le sue armi che sono la paura e la forza. Il capobranco – prosegue la scrittrice - usa il potere e non il sogno, mentre un vero leader deve avere il potere e il sogno. Un leader cerca sempre il consenso, un capobranco non ne ha bisogno, però ha anche una qualità positiva. La Meloni non mi è antipatica, come invece tutta la sua compagine. Lei ha una certa spontaneità, una simpatia popolana che termina quando la sento parlare e fare, perché le cose che lei ama mi sembra siano due: l’obbedienza e la punizione, che sono gli attributi del mero potere».

Maria Tripodi non è naturalmente d’accordo perché, dice, non ha mai affidato il suo giudizio politico ad un pregiudizio di natura personale. «credo che bisognerebbe dare tempo all’azione politica di Giorgia Meloni per esprimere giudizi». La sottosegretaria agli Affari esteri esclude comunque che Berlusconi non soffra questa leadership tanto da contribuire all’azione di governo.

Per Pietro Molinaro ci sono più leader nel centrodestra, «identità forti» che contribuiscono al programma di centrodestra.

Luigi Pandolfi li chiama «capipartito» sostenendo che quella della Meloni sia una «leadership populistico demagogica, che nasce da una lunga transizione che non è la repubblica dei partiti, ma dei social». Pandolfi parla di «promesse usa e getta» riferendosi anche al caso delle accise sui carburanti: «Qui è questione non di visione di lungo periodo, ma di brevissimo periodo e penso che sulla Manovra si possa parlare di “Caporetto” del Governo Meloni».

Bompiani si dice stupita dal fatto che Giorgia Meloni «non abbia idee», e che quelle che propina le ha prese dalla Chiesa o dalla Lega o ispirate da Berlusconi. «L’idea della Meloni è l’ubbidienza alla legge che però è un’ovvietà e non è mai stata una virtù contrariamente a quanto pensa il centrodestra. È piuttosto una comodità del potere». Ma per Tripodi è solo «rispetto delle regole, disciplinate dalla legge».

Per Pandolfi questa destra è qualcosa di già visto: «Spesso si presenta come destra sociale quando sta all’opposizione, ma poi quando diventa destra di governo è la destra dei poteri forti, delle classi dominanti e ne è prova tangibile il rapporto che la Meloni sta tentando di instaurare con l’establishment europeo». Il riferimento è alla Manovra finanziaria, definita ossequiosa dell’austerity Ue.

Ponte, Molinaro e Tripodi: «Occasione di sviluppo»

Stuzzicato da Antonella Grippo rispetto ai proclami sul Ponte sullo Stretto, Pietro Molinaro è convinto che la mega opera rappresenta «il riscatto del Sud, che non graverà solo sulle casse dello Stato, che invece ha dato risposte per la Ss106».

Per Maria Tripodi un cambio di marcia evidente in campo infrastrutturale. «Reso cantierabile nel 2006, ci sono voluti cinque anni per costruire e cinque minuti per distruggere tutto. Oggi abbiamo una grande opportunità, e c’è una cosa fondamentale, la volontà politica».

Caustico Pandolfi: «Se la Calabria nei prossimi anni dovrà accontentarsi del Ponte e dell’Autonomia differenziata, mani nei capelli per questa Regione perché occasioni di sviluppo non se ne vedono nei prossimi anni».

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