Regione: vuoto istituzionale da quasi due mesi

L'assemblea di Palazzo Campanella chiusa per ferie dal primo di agosto. Sarà l'effetto della rottura con la Giunta?
di Riccardo Tripepi
16 settembre 2016
12:05

Chiuso per ferie. Non riparte ancora l’attività legislativa a palazzo Campanella dopo una lunghissima pausa estiva che dura fin dal primo del mese di agosto. Alcuni problemi personali del presidente Nicola Irto hanno fatto slittare la seduta del Consiglio regionale inizialmente fissata per il 14 settembre e che ancora non è stata riconvocata.


Anche le Commissioni consiliari sono in stand by e dopo una lunga serie di rinvii dovrebbero riprendere le attività la prossima settima.
Non è la contingenza a preoccupare, però. Il vuoto istituzionale di quasi due mesi non fa altro che confermare le difficoltà che sta attraversando quella che dovrebbe essere la massima assemblea elettiva calabrese. Il parlamentino in cui si affrontano e risolvono i problemi della collettività.



La scelta di Mario Oliverio e del Pd di appoggiarsi ad una Giunta esclusivamente di tecnici ha provocato una frattura assai grave nei rapporti fra potere esecutivo e legislativo. La mancata creazioni di assessorati fondamentali come quello dell’Agricoltura e del Turismo e l’accentramento inaccettabile di poteri su una sola persona, con un’Aula diventata passacarte della giunta hanno fatto il resto: palazzo Campanella si ritrova privato di ruolo, dignità e funzioni.


Del resto non ci sono i soldi per finanziare eventuali leggi e tutto passa dalle delibere di giunta e dalle decisioni del governatore Oliverio e dei suoi “nominati”. Anche la sanità è etero diretta dai Commissari e gli eletti calabresi si ritrovano soltanto a svolgere funzioni di mera rappresentanza. Anzi sulla sanità non riesce ad incidere neanche il governatore che si ritrova travolto dalle polemiche e in aperto contrasto con l’Ufficio retto da Massimo Scura.


Ma la “pochezza” dell’attività svolta da Consiglio, complice anche l’assenza totale dell’opposizione di centrodestra ridotta a semplice simulacro, non ha precedenti nella storia del regionalismo calabrese.


E, non a caso, sono ritornate di attualità le voci in ordine ad un possibile trasferimento del Consiglio a Lamezia, per completare la sua trasformazione in orpello del potere esecutivo.


Ai cittadini non rimane altro che assumere il ruolo di spettatori inerti e paganti davanti ad un Consiglio che non si riunisce da circa due mesi. Come se la Regione non avesse nessun problema da affrontare e come se inchieste, violenze e recrudescenze criminali non avessero squassato la Calabria per tutta l’estate. Tanto da richiamare l’attenzione addirittura del governo nazionale. La “nostra” politica, invece, continua a sonnecchiare e si affida il suo pensiero debole a pigri uffici stampa o ai palchi dell’Unità, ridotte ormai a festicciole di Paese. Evitando come la peste le sedi proprie e alte per affrontare ogni qualsiasi confronto.


E’ evidente, dunque, che ci si trova davanti a un vulnus assai grave nel sistema regionale che se non sarà corretto in fretta condizionerà in maniera sempre più pesante il futuro di una legislatura che si complica ogni giorno di più.

Riccardo Tripepi

 

Giornalista
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